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Prelievo forzoso

Un'analisi di come sono andate le cose a Cipro per capire come funziona il prelievo forzoso sui conti correnti

di Mauro Introzzi 18 apr 2013 ore 10:32

E' Cipro il primo Stato ad aver rotto il tabù del prelievo forzoso sui conti correnti. Ammonta al 37,5% la tassa imposta sui patrimoni sopra i 100 mila euro depositati nelle banche dell'isola. Nicosia paga un sistema bancario che ha sempre concesso con facilitù  prestiti via via crescenti verso Paesi in difficoltà  come la Grecia, i quali però poi non sono stati in grado di onorarli. Per evitare un disastroso fallimento, lo Stato cipriota si è visto costretto a chiedere aiuto alla Troika (Unione Europea, Bce e Fmi) che ha staccato un assegno da 10 miliardi di euro chiedendo però in cambio un piano di salvataggio lacrime e sangue.

Quello che per gli osservatori rappresenta un clamoroso precedente per i Paesi dell'Europa del Sud in difficoltà per la crisi economica, in realtà sarebbe un caso isolato: nella zona Euro infatti nessuno Stato sembra disposto a far pagare ai propri contribuenti eccessive quantità di denaro per salvare un sistema bancario poco trasparente.

L'isola è stata finora una sorta di paradiso fiscale, con la metà dei conti che si stima essere di proprietà di stranieri, in buona parte russi. La memoria, comunque, va alla manovra Amato del 1992, quando per rimpinguare le casse delle Stato, sui conti correnti italiani venne imposto il prelievo forzoso e retroattivo del 6 per mille. La gabella sarebbe rimasta in vigore per vent'anni.
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