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Governo e ripresa economica, tra manovre e vincoli

La ripresa economica per l'Italia passa per due misure chieste con forza dal tessuto produttivo del nostro Paese: accesso al credito e pressione fiscale sul lavoro

di Mauro Introzzi 29 mag 2013 ore 14:47
Accesso al credito e pressione fiscale sul lavoro: la ripresa economica per l'Italia passa per due misure chieste con forza dal tessuto produttivo del nostro Paese. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi è stato chiaro con il governo Letta: tra le soluzioni contro la crisi, ha detto, è più importante ridurre le tasse sul lavoro piuttosto che quelle sulla casa. La proposta degli industriali è di neutralizzare il costo del lavoro dal calcolo dell'imponibile Irap, con una riduzione del 9% della tassazione. Ma non basta. Per ritrovare la crescita occorre che le banche eroghino prestiti alle imprese. Ma secondo il Centro Studi di viale dell'Astronomia prosegue la stretta al credito, con offerte ridotte, aumento dei tassi e richieste di maggiori garanzie. I finanziamenti sono calati in media dello 0,3% al mese da settembre 2011, per un totale di 50 miliardi di euro.

Dichiarazioni di Tito Boeri - Economista

In cinque anni l'Italia ha perso molto da quando è cominciata la crisi. 10 punti di Pil rispetto agli altri Paesi dell'area Euro, 15 rispetto agli Stati Uniti. E le stime di crescita continuano a essere riviste al ribasso per i mesi a venire, e la ripresa rimandata al secondo semestre 2014. Al nostro Paese servono condizioni permissive per fare impresa e tornare al ruolo di potenza industriale: capacità e risorse non mancano nonostante storture e problemi. Il nuovo esecutivo deve però fare i conti con la cessione delle prerogative di politica economica, finora appannaggio nazionale, al contesto europeo. Il regime di austerity imposto dal Fiscal compact e il sistema continentale di salvataggio di Stati e banche vincolano e non poco i margini di manovra. Rimangono gli interventi di riforma sul fronte interno, a partire dalla revisione della spesa avviata dal governo Monti.

Dichiarazioni di Tito Boeri - Economista
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