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Ma come fanno i trader?

Mi domando spesso come fanno quelli che il trading lo praticano con successo, quelli che proprio ci vivono. Il trading non è facile. E forse questo è il suo aspetto più intrigante…

di Marco Delugan 7 nov 2008 ore 10:18

Se ci pensiamo bene, la sfida non ha paragoni: attraverso il mercato che ci fa da specchio possiamo sfidare noi stessi.

E sfidare il proprio ego non è cosa per tutti.

Lo notiamo soprattutto nei primi trade della nostra umana esistenza, là dove le cose non vanno e dove il nostro io più interiore esce prepotente; spesso ci diciamo che, se le cose non sono andate, è stato solo perché o hanno sbagliato gli altri a dirci e a consigliarci, o perché quanto appena accaduto al mercato e che ha determinato la nostra perdita è stato solo un caso di disordine momentaneo, un evento straordinario.

Sbagliato!

Il mercato è una serie di eventi straordinari, uno messo in fila all’altro… Se così non fosse non sarebbe mercato.

Se così non fosse, spiegatemi voi perché mai un operaio con tre figli a carico, che vive a 70 chilometri dal luogo di lavoro dovrebbe alzarsi alle 4.30 del mattino tutti i santi giorni per andare a lavorare.

Partiamo allora dall’assunto per cui per avere successo - e non lo dico certo io per la prima volta - ci vuole sempre tanta voglia di imparare, quella sete di conoscenza mai paga, un desiderio forsennato di migliorarsi a 360 gradi che sia costante, e l’umiltà di riconoscere a se stessi quando si sbaglia.

Non è il mercato che deve cambiare e venirci incontro. Il mercato cambia tutti i santi giorni, e non lo farà mai procedendo dalla nostra parte. Siamo noi quelli che si devono adattare. 

Non sempre ci azzecchiamo e quando sbagliamo dobbiamo cercare di comprendere perché lo abbiamo fatto.

E quando cerchiamo di capire, ci stiamo mettendo davanti a uno specchio: la persona che vediamo riflessa siamo proprio noi. Guardarsi in situazioni disastrose fa un po’ male, lo so, ma è necessario.

Io per primo spesso mi rendo conto di aver capito le cose solo dopo averci sbattuto contro per un po’ di volte. E arrivare al punto in cui si sa di non sapere, che è diverso dal non sapere di non sapere, è un successo enorme… Un po’ contorto, lo so, ma rende l’idea.

Alla prossima…

Matteo Brunelli
mat.brun@alice.it

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