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Uragano Katrina: conseguenze per il mercato dei bond

di La redazione di Soldionline 8 set 2005 ore 08:56
mercoledì 7 agosto 2005

Le conseguenze dell'uragano Katrina sono state al centro dell'attenzione dei mercati finanziari delle ultime due settimane.
L'effetto più evidente è stato ovviamente l'impennata del prezzo del greggio, che ha superato i 70 USD al barile per poi rintracciare negli ultimi giorni. Un altro effetto meno evidente si è avuto sui mercati dei tassi; in particolare si sono modificate le aspettative di rialzo dei Fed Funds, sull'ipotesi che Greenspan interrompa o addirittura inverta il ciclo di rialzi per aiutare la ricostruzione delle aree devastate in Louisiana e negli stati colpiti.

Questa modifica delle aspettative è evidente nella tabella e relativo grafico che seguono, che mostrano il livello dei contratti Future sull'EuroDollaro e Euribor per le diverse scadenze. (Ricordiamo che questi contratti future indicano in pratica, per le rispettive scadenze, dove il mercato si attende che siano i tassi di interesse di un deposito a tre mesi).







Come possiamo quindi vedere, l'effetto sui mercati dei tassi è stato significativo, abbassando le aspettative di rialzo dei tassi di 0,50% in USA e 0,35% in Europa, ed ha avuto ripercussioni su tutte le scadenze portando i tassi ai minimi storici in Euro. Cerchiamo oggi di capire se questi movimenti sono da considerare temporanei o invece rappresentano l'inizio di una nuova tendenza dei mercati dei tassi.

Iniziamo col valutare le conseguenze economiche dell'uragano Katrina sull'economia USA: a seconda delle stime si pensa che l'impatto sulla crescita del PIL USA per il 2005 sarà da -0,2% a -0,5%, un valore decisamente significativo a livello nazionale. E' quindi plausibile che la FED interrompa il ciclo di rialzi dei tassi, visto che l'economia USA crescerà meno del previsto.
Guardando le cose da un altro punto di vista tuttavia, bisogna considerare che le aree coinvolte dall'uragano sono geograficamente limitate; la FED quindi, lasciando i tassi di riferimento invariati (o addirittura abbassandoli come suggerisce qualcuno), per aiutare le zone colpite rischierebbe di creare sbilanci in tutto il resto degli USA.
Inoltre, a meno che la struttura economica delle aree colpite sia irrimediabilmente compromessa (eventualità che ci sembra abbastanza improbabile), l'inferiore crescita del PIL di quest'anno dovrebbe tradursi in una maggiore crescita l'anno prossimo, quando lo sforzo di ricostruzione sarà presumibilmente al suo massimo.

Se nel breve periodo e abbastanza naturale che i mercati abbiano risotto le aspettative di aumento dei FED Funds, una volta riassorbito l'impatto emotivo riteniamo probabile che i mercati tornino a scontare uno scenario molto simile a quello precedente. Può darsi che Greenspan sospenda per uno, massimo due, mesi il ciclo di rialzi, ma è estremamente improbabile che vengano modificati gli obiettivi di medio termine dei FED Funds.
I forti rialzi dei contratti Future sia in Euro che in USD sulle scadenze successive a marzo 2006 ci sembrano quindi abbastanza poco giustificati, a meno che ovviamente non si verifichi un brusco rallentamento dell'economia USA e/o di quella cinese.

In conclusione, se le aspettative di crescita per il 2006 resteranno invariate (+3,2% in USA, +1,5% in Europa e +8,5% in Cina), il movimento sui tassi delle ultime due settimane dovrebbe avere carattere temporaneo, viceversa se le principali economie mondiali dovessero crescere a ritmi inferiori da quelli previsti i tassi potrebbero continuare a scendere, ma l'uragano Katrina non ne sarà comunque la causa principale.


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