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Osservatorio Bond del 7 maggio 2004

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di La redazione di Soldionline 3 ago 2004 ore 16:31

Questa rubrica ha lo scopo di monitorare per voi tutte le notizie importanti che vengono pubblicate sulle società italiane che hanno emesso Corporate Bond in scadenza nel 2004. non abbiamo incluso i Gruppi più solidi, come Telecom Italia, ENI e ENEL, ma solo queste società:

Camuzzi Finance Sa
Finmek International Sa
La Veggia Finance Sa
Cartiere Burgo SpA
Gianni Versace International NV
Lucchini SpA
Cerruti Finance Sa
Giochi Preziosi Lussemburgo Sa
Merloni Ariston International Sa
Chiesi Finance Sa
Gruppo Frati Finance Sa
Sogerim Sa
Elettra Finance Sa
Impregilo SpA
Standa Lussemburgo Sa
Fantuzzi Finance Sa
Italtractor
Telepiù Funding Sa



Su richiesta dei lettori abbiamo aggiunto all'osservatorio le seguenti società, che hanno emesso bond che scadranno dopo il 2004

Aprilia
Arena
Astaldi
Barilla
Carraro
Costa Crociere
Dalmine/Tenaris
Edison
Ferrè
Finpart
Grandi Navi Veloci
I Viaggi del Ventaglio
Necchi
Reno de Medici
Risanamento (ex Bonaparte)
Stefanel
Tecnodiffusione
Tiscali
Alcatel
Safilo
Lottomatica
Finmatica


Precisiamo che questa rubrica non intende fornire analisi e valutazioni su queste società, o notizie specifiche sulle loro emissioni obbligazionarie. ma semplicemente effettuare il monitoraggio della stampa per consentirvi di reperire notizie che magari vi erano sfuggite. Chiaramente spesso da quelle notizie si possono trarre informazioni utili per valutare lo stato di salute della società, e quindi anche eventuali problemi sul rimborso delle emissioni.

Ecco le notizie presenti sulla stampa:

Aprilia

Il Sole 24 Ore ci dice che in mattinata ci sarà un comunicato ufficiale della società che illustrerà i termini dell'accordo raggiunto con le banche che hanno erogato il finanziamento ponte di 30 milioni di euro necessario far ripartire l'azienda, in grave crisi di liquidità.
Intanto sindacati e azienda stanno lavorando al piano di rientro al lavoro dalla cassa integrazione, che si pensa dovrebbe partire la prossima settimana.
Questo finanziamento e il ripristino delle linee di credito porta gli affidamenti del gruppo a 180 milioni di Euro, che danno fiato e operatività all'azienda.
Ora partirà anche il lavoro degli advisor per trovare nuovi soci.
MF specifica che BNP Paribas ha avuto l'ordine per il pagamento della cedola da 7,5 milioni di euro del bond da 100 milioni emesso nell'aprile 2002, in scadenza nel luglio 2005.
Agli obbligazionisti la cedola verrà comunque pagata con valuta 2 maggio. Se Aprilia non avesse ordinato il pagamento, sarebbe stato dichiarato il default.


Finmek

MF ci dice che ieri il ministero delle attività produttive avrebbe concesso la procedura straordinaria per le aziende in crisi alla Finmek.
Con la Marzano sarà possibile il pagamento il bond da 150 milioni in scadenza a fine anno grazie, citiamo testualmente MF, 'alle linee di credito che concederanno le banche in regime di prededuzione, cioè una priorità di rimborso'.
Il gruppo di elettronica presieduto da Roberto Tronchetti Provera avrebbe chiuso i conti 2003 con un rosso dell'ordine di 40 milioni di euro.
Senza questo salvagente della legge Marzano si sarebbe arrivati al default... ora invece le banche potranno organizzare un'operazione finanziaria per rimborsare i bond in relazione a un piano industriale credibile.
Il Gazzettino online ci racconta la vicenda più in dettaglio. Leggiamo:
'Precipita la Finmek , l'azienda di ingegneria elettronica con sede a Padova guidata da Giuseppe Biesuz, dopo che il manager ha assunto anche il ruolo di amministratore delegato precedentemente di Guido Sommella, uomo troppo vicino a Carlo Fulchir, il chiacchierato fondatore del gruppo.
Biesuz è impegnato in un severo piano di ristrutturazione che deve fare i conti con un rosso di 15 milioni ereditato dal bilancio 2003. Ma ci deve essere dell'altro se lo stesso Biesuz è volato al ministero delle Attività produttive per chiedere i benefici del decreto Marzano, quello "creato" per il crack Parmalat. In pratica il salvataggio di Finmek .
Questo i soci forti dicono addio: Generali che poche settimane fa ha ceduto il proprio 11%. Anche Mps ha lasciato il suo 4% ora gestito dalla Finvest Fiduciaria, con questo smentendo quanto indicato da alcune fonti su un ipotetico passaggio al Neip, il fondo di private equity di Finanziaria Internazionale di Conegliano (Tv).
Finmek , presieduta da Roberto Tronchetti Provera, nonostante l'opera di alleggerimento già iniziata con la vendita di alcune operation tra cui i due stabilimenti di Trieste (ex Telit, ora Dai Telecom controllata da un fondo chiuso israeliano) è ancora zavorrata da una serie di fardelli industriali come la Flextronik di Sulmona acquisita da Fulchir in cambio dell'apertura di una linea di credito da parte di Sviluppo Italia, l'Agenzia nazionale per lo sviluppo d'impresa controllata dal ministero dell'Economia. Il nodo è il bond da 150 milioni in scadenza il prossimo autunno che la "nuova" Finmek del dopo-Fulchir sta cercando di rinegoziare con le banche. Tentativo che pare già votato al fallimento soprattutto alla luce della richiesta di accesso al decreto Marzano.
Biesuz per gestire la difficile eredità di Fulchir (che mantiene in Finmek una quota sotto il 10%) si è rivolto anche a Livolsi & Partners, segnale che la dice lunga sulla reale situazione della società. E intanto Fulchir non molla e vorrebbe riciclarsi come investment banker pescando ovviamente nella Pmi. Per questo il fondatore di Finmek ha messo in piedi la F-invest, sede a Udine e uffici a Padova e Milano. Ma nell'ambiente finanziario del Nordest c'è già chi trattiene il fiato e avverte: perchè affidare le sorti di aziende in crescita a un personaggio molto discusso e che ha dimostrato di non essere in grado di amministrare neppure la propria?'


Italtractor

Il Sole 24 Ore e MF ci dicono che Consob dovrebbe finalmente dare il nulla osta alla proposta di allungamento del bond da 100 milioni scaduto a gennaio, facendo finalmente respirare i 3.450 risparmiatori che lo possiedono.
La proposta è così strutturata:
Ø bond posticipato al 2008,
Ø cedole incrementate di anno in anno partendo dal 9% e arrivando al 12%,
Ø a coloro i quali decideranno di votare a favore dell'allungamento, contributo una tantum immediato del 4,5%.
Gli obbligazionisti si erano già espressi a favore, ma ora dopo il prospetto sarà necessaria un'altra assemblea straordinaria.


Necchi

Brescia Oggi ci ricorda che Necchi, presieduta dal bresciano Giampiero Beccaria, ha comunicato che, a fine aprile 2004, la posizione finanziaria a livello di gruppo era negativa per 36,3 milioni.
Il primo maggio 2004 è stata posta in pagamento la quinta cedola del prestito 1999-2005.


Stefanel

La Tribuna di Treviso ci racconta in dettaglio i termini del litigio in casa Stefanel:
'Mario Monicelli, regista di «Parenti serpenti», potrebbe farci un altro film. Ambientazione: Ponte di Piave. Protagonisti: Giuseppe e Giovanna Stefanel; attore non protagonista: un avvocato svizzero, tal Michael Eifler. La storia: il consiglio di amministrazione di Stefanel lo scorso 12 marzo approva all'unanimità e con la presenza del consigliere Giovanna Stefanel, il bilancio 2003; poco più di un mese dopo il 23 aprile, Giovanna Stefanel, tramite il legale svizzero, boccia il bilancio. Sorella contro fratello. Guerra in famiglia, un dispetto legato, a quanto sembra, al passaggio delle quote. Nell'ottobre 2003, infatti, Elisa Lorenzo madre di Giuseppe «Bepi» e Giovanna ha donato al figlio maschio il controllo dell'azienda quotata in Borsa.
«Un comportamento stravagante». Persone vicine a Giuseppe Stefanel si limitano a commentare così il comportamento di Giovanna ed il suo improvviso voltafaccia.
Ma evidentemente quel passaggio di maggioranza a favore del fratello non deve esserle piaciuto. Così quel sì è diventato un no.
Una semplice alzata di mano, un voto contrario manifestato per interposta persona. A tradimento. Senza preavviso. Nel rispetto del detto che «la vendetta è un piatto che va consumato freddo». E l'avvocato svizzero (entrato poi anche nel collegio dei sindaci) ora appare come l'esecutore di questa vendetta.
Spettatrice di questa guerra in famiglia è la signora Elisa Lorenzon, moglie di Carlo Stefanel scomparso 17 anni fa. Ma di questo scontro mamma Elisa potrebbe essere in qualche modo responsabile: tutto nascerebbe da quella donazione fatta nell'ottobre dello scorso anno in cui ha regalato a Giuseppe il 52% e a Giovanna il 48 per cento della holding Cogei cui fa capo il 29 per cento di Stefanel.
Giovanna Stefanel, classe 1953, una vita che corre sull'asse Italia-Germania, da una decina d'anni è uscita dai ruoli operativi dell'azienda.
Quando papà Carlo trasforma il «Maglificio Piave» nella Stefanel, lei e Giuseppe lavorano fianco a fianco. Ma è Giuseppe il propulsore di ogni nuovo passo avanti. Il grande salto avviene negli anni Settanta con Bepi Stefanel che appena ventenne intuisce la capacità di sviluppo dell'azienda secondo modelli innovativi sia sul marketing che nella distribuzione.
Sono gli anni della grande espansione caratterizzata dall'adozione di nuove formule di mercato, tecnologie moderne, compreso il franchising. Giovanna si occupa dell'area stile, Giuseppe sale fino ai vertici dell'azienda potenziando la presenza sul mercato interno dando grande impulso allo sviluppo internazionale attraverso attività industriali, distributive e finanziarie.
I cambiamenti si susseguono velocemente grazie al nuovo progetto di distribuzione: il primo negozio col marchio Stefanel apre a Siena poi è la volta di Parigi. Nel 1987 l'azienda è quotata alla Borsa di Milano.
Come nei suoi spot Stefanel entra «in scena da protagonista» senza dimenticare la storia di famiglia. Una storia in cui c'è anche la sorella Giovanna impegnata nell'area stile e nelle collezioni. Con lei ha rapporti quasi quotidiani, qualche volta anche divergenze ma Giuseppe non dà a questi screzi un peso particolare «perchè le divergenze sono costruttive e fanno anche bene».
Chissà se oggi, alla luce di quanto accaduto in assemblea, Giuseppe la pensa ancora così.
Quel voto, da un punto di vista pratico, non cambia nulla. Nessuno stravolgimento, nessun allarme per gli azionisti di una società che ha un giro d'affari annuo di oltre 260 milioni di euro e che ha una dimensione finanziaria internazionale e che conta su una forza lavoro composta da 1200 persone. Quello che resta, probabilmente, è una ferita in famiglia. Ferita non facile da cicatrizzare.
Ma resta anche un interrogativo. Perchè Giovanna che nel 1996 non ha partecipato nemmeno all'aumento di capitale il 23 aprile scorso si è messa di traverso lanciando un messaggio al fratello, alla famiglia, alla Stefanel. Dal suo «sì» al bilancio in consiglio di amministrazione, al suo «no» in assemblea espresso tramite avvocato, nulla era cambiato nei progetti dell'azienda. Stravaganze.
E poi quel voto contrario non è stato motivato. L'avvocato Michael Eifler ha consegnato all'assemblea solo un gesto, un'alzata di mano. Mezz'ora è durata quell'assemblea, proprio come tante altre. Giuseppe Stefanel che ammette di avere come peggior difetto il nervosismo non deve comunque averla presa bene. E nervosa, se ha fatto quel che ha fatto, lo è anche Giovanna Stefanel che potrebbe avanzare un'azione legale contro l'atto di donazione dello scorso ottobre.
Eppure, fanno sapere dal quartier generale della Stefanel, i rapporti tra i due fratelli negli ultimi tempi erano tranquilli, nessun segnale di quel che sarebbe accaduto. Resta il fatto che una vicenda di questo ha pochi riscontri e per questo fa parlare in piazza Affari.

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