Nuovo BTP indicizzato all'inflazione
Anche in questa settimana, continuano a prevalere i toni ottimistici circa la crescita in Europa. L’indice IFO, probabilmente l’indicatore sulla fiducia degli operatori economici maggiormente seguito in Europa, pubblicato il 21 maggio, è cresciuto inaspettatamente e rafforza le attese di una crescita economica europea superiore alle recenti previsioni, che segnalavano possibilità di stagnazione.
di Nicola Pegoraro 23 mag 2008 ore 11:24TITOLI DI STATO E TASSI
D'altra parte, crescono anche le possibilità che, di fronte ad una elevata inflazione (comunque superiore al livello del 2%, che per la Banca Centrale Europea costituisce il limite ideale) e ad una crescita economica superiore alle attese e non insoddisfacente, la BCE lasci i tassi di interesse come stanno o, anzi, pensi ad aumentarli. Per utilizzare le parole di Joerg Kraemer, capo-economista di Commerzbank, riferite dal circuito Bloomberg: "dimenticatevi tagli ai tassi".
Sul fronte delle nuove emissioni governative, vale la pena di parlare del nuovo Btp italiano indicizzato all'inflazione, collocato il 21 maggio attraverso un consorzio di operatori, fuori dai consueti meccanismi di asta pubblica. La scadenza è posta al 15 settembre 2019 e la cedola reale è pari al 2,35% (visto lo sconto in emissione di 21 centesimi sul nominale, il rendimento reale è leggermente superiore). L'indice di riferimento è l'inflazione al consumo della Zona Euro (ex-tabacco), denominato ICAP o HICP ex tabacco. Il bond avrà un fattore di capitalizzazione legato all'inflazione misurata dal momento dell'emissione e vedrà anche la cedola del 2,35% crescere per tale fattore inflativo. L'ultima rilevazione del tasso di inflazione è stata del 3,3%. A prima vista, si tratta di una buona possibilità di diversificare gli investimenti in titoli di stato, specialmente se l'investitore oggi detiene solo tassi fissi o variabili.
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CORPORATE
Continuano a fiorire le nuove emissioni in questa primavera del mercato obbligazionario societario, anche se resta fortissimo il predominio degli emittenti bancari su quelli industriali.
Tra i pochi nomi non bancari ad emettere questa settimana, citiamo la francese Lafarge, ledear nel settore del cemento e del materiale per costruzioni e l'anglo-svizzera Xstrata, multinazionale del comparto minerario.
Lafarge ha scelto di collocare due diversi bond a tasso fisso in Euro, uno triennale (con cedola del 5,75%) e l'altro a sette anni (cedola 6,125%). Il bond è stato richiesto molto oltre la disponibilità: rispetto ai 1500 milioni collocati, i lead manager riferiscono di richieste superiori a 5 miliardi. Il rating delle emissioni è pari a Baa2/BBB, con un premio di rendimento sui titoli di stato tedeschi pari a 1,8 e a 2 punti percentuali per le scadenze di tre e sette anni, rispettivamente.
La società mineraria Xstrata, sostanzialmente con lo stesso rating di Lafarge (Baa2/BBB+) , ha seguito lo stesso approccio, con due distinte emissioni a tre e sette anni. Sulla scadenza triennale, l'importo emesso è stato di 750 milioni e la cedola è del 5,875% (il prezzo era a sconto sul nominale di 31 centesimi). Per la scadenza a sette anni, l'importo è stato di 600 milioni e la cedola pari al 6,25%. Il premio sui titoli di stato tedeschi, leggermente superiore che nel caso di Lafarge, è pari a circa 2 e 2,2 punti, per le due scadenze.
La notizia della settimana è, invece, quella della colossale fregatura subita dagli investitori in alcuni titoli strutturati (del tipo definito CPDO), che, in pratica, agivano come veri e propri hedge fund che investivano in derivati creditizi (incassando commissioni, in cambio di garanzie offerte) ed erano in grado ampliare la leva finanziaria, man mano che gli spread si ampliavano; questo fino alla catastrofe finale, legata all'esplosione di questi spread e allo scattare delle vendite forzate sui portafogli finanziati a debito.
Sembrerebbe che il rating di AAA concesso dall'agenzia di rating ad alcune di queste operazioni sia stato frutto di un errore nel programma che calcolava le simulazioni di rischiosità. Alcuni dirigenti della società si sarebbero accorti del problema all'inizio del 2007, ma avrebbero cercato di mascherare tale errore, modificando alcuni assunti di base del modello preso a riferimento, pur di non ammettere l'inconveniente. Vedremo nei prossimi giorni come si svilupperà la notizia, che, al momento, è stata diffusa da alcuni giornali americani ed inglesi, in seguito alle rivelazioni del procuratore generale del Connecticut, che sta volgendo un'indagine sulle agenzie di rating. La notizia è stata ripresa anche da un membro del senato statunitense, Charles Schumer, che si sta dando da fare per stimolare un pubblico scrutinio delle agenzie.
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HIGH YIELD
Anche se non ci sono nuovi collocamenti in Euro nel comparto a basso rating, almeno nelle modalità più tradizionali, qualche movimento si segnala sui dollari. Noble Group, basata ad Hong Kong e specializzata nel trading di commodities, sta portando avanti il collocamento di una nuova obbligazione con rating di poco inferiore all'investment grade (Ba1/BB+) e sta presentandosi agli investitori a Londra e New York. L'ammontare richiesto al mercato sarà di 500 milioni e la cedola attorno all'8,5%.
Per il resto, poco o nulla da segnalare, se non per il collocamento di alcuni bond in Euro garantiti da prestiti societari erogati nell'ambito di transazioni di private equity. Le emissioni costituiscono una delle modalità con cui gli operatori del settore e le banche finanziatrici stanno cercando di diminuire la quantità di rischio legata ai Leveraged Buy-Out, ancora gravante sui loro bilanci.
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PAESI EMERGENTI
La situazione in Argentina resta piuttosto confusa: gli agricoltori hanno sospeso gli scioperi ed i blocchi del traffico, ma restano decisi a combattere anche indefinitamente la nuova imposta introdotta dal governo e che grava sulle esportazioni agricole. Scioperanti e governo si incontreranno ancora nel week end alla ricerca di un'intesa. L'instabilità politica sta incominciando ad avere riflessi anche sulle attese degli stessi argentini. Bloomberg riferisce del ritorno nelle strade dei cambiavalute abusivi che si offrono di cambiare il peso, la moneta locale, in dollari, visto che le transazioni in cambi sono ancora strettamente limitate per legge.
Un'ulteriore riflesso della crisi, questa volta su scala globale, è l'impatto della crisi sui prezzi della soia (di cui il paese è il terzo esportatore al mondo) e dei cereali, rilevati sui principali mercati a pronti e a termine. Non ci voleva in un momento in cui le tensioni sui prezzi sono già forti.
A guardare il prezzo dei bond, invece, qualche miglioramento c'è stato questa settimana. Di seguito, riepilogo alcuni livelli significativi ed un grafico relativo al Discout Bond In Euro.
Tipologia di titolo
|
Prezzo indicativo (bid-offer) |
Argentina PIL warrant |
9-9,5 |
Argentina Par Bond in Euro |
33,2-34,1 |
Argentina Discount Bond in Euro |
70,6-71 |
Argentina Par Bond in Dollari |
37,2-37,5 |
Argentina Discount Bond in Dollari |
83,8-84,2 |