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Materie prime per ridurre il rischio di un portafoglio azionario?

Alle materie prime viene tradizionalmente attribuita, sia dalla teoria quanto da una prassi consolidata nel portfolio management, una capacità di decorrelazione dei portafogli azionari.Abbiamo provato a verificare in che misura ciò sia suffragato dai dati storici e dalla statistica, utilizzando, a questo scopo, alcuni indici future sulle materie prime calcolati dal Commodity Research Bureau.

di La redazione di Soldionline 31 ago 2007 ore 12:24






Il CRB Grains Index include le materie prime alimentari: cereali, grano, soya, frumento.
L' Energy Index racchiude invece combustibili come il petrolio grezzo, il petrolio da riscaldamento ed il gas naturale.
Abbiamo inoltre preso in esame le serie storiche relative al Livestock&Meats, che include le carni, il Precious Metals Index, che comprende metalli preziosi come Oro, Platino e Argento, il Soft Index, che riguarda materie prime alimentari come lo zucchero e il caffè, e da ultimo l' Industrial Index, che comprende le principali materie prime industriali.
Con l'ausilio delle serie storiche fornite dal provider Datastream, abbiamo calcolato la correlazione, laddove le serie storiche disponibili ce lo hanno consentito su di un arco temporale di 20 anni, tra le performance di questi indici future su commodities e quelle di un indice azionario rappresentativo come l' S&P 500.
La correlazione tra l' S&P e l'indice delle materie prime energetiche è risultata lievemente negativa, ma prossima allo zero. Ciò significa che i rialzi del prezzo del petrolio non hanno avuto, nell'intervallo di tempo considerato, una particolare relazione. Anche se poi il mercato soprattutto sugli eccessi, ha dato in passato una importante valenza psicologica ai suoi movimenti.
Escludendo le fasi di picco nei prezzi energetici in cui S&P e petrolio aumentano fortemente la correlazione, i titoli legati alle materie prime energetiche in linea di massima assolvono alla loro funzione decorrelante.
Interessante è risultato anche il dato della correlazione con le materie prime alimentari, ed in particolare quelle cerealicole.
Il Grains Index ha mostrato infatti una correlazione pressoché nulla con l'indice azionario.
Questo a conferma dell'effettivo potenziale decorrelante che queste materie prime sembrano possedere. Società come Archer Daniels Midland (NYSE) si possono quindi utilizzare per ridurre il rischio complessivo del portafoglio.



Il grafico in alto riassume l'andamento dei tre indici considerati negli ultimi vent'anni, riportato su base 100. La correlazione con le materie prime energetiche risulterà pari a - 0,11.
Il valore della correlazione con l'indice dei cereali sarà invece pari a + 0,07.
Nel grafico successivo, invece, abbiamo messo a confronto l' S&P500 con il Soft Index e con il Precious Metals Index.



Mentre il Soft Index ha mostrato una correlazione di - 0,04, valore questo calcolato su di un arco temporale di 10 anni per mancanza di serie storiche più ampie, i metalli preziosi hanno registrato un valore di + 0,02, quindi leggermente positivo.




Infine abbiamo calcolato la correlazione con le materie prime industriali, risultata positiva per 0,12, e con le carni, negativa per 0,02.
Tirando dunque le somme della nostra analisi, le commodities nel loro insieme appaiono decorrelate con l'andamento dei mercati azionari, indipendentemente dalla loro ciclicità.
E' vero infatti che nel breve periodo l'andamento del ciclo ne influenza la domanda, ma è vero anche che l'offerta è funzione dei prezzi a termine, che ne rendono conveniente o meno una sua implementazione/riduzione.
I valori di correlazione che abbiamo ottenuto, su di un arco temporale piuttosto ampio, sono infatti quasi tutti molto vicini allo zero (tranne che per le materie prime energetiche), un valore che quindi lascia poco spazio alle interpretazioni.
In questo quadro generale, le uniche materie prime oltre a quelle energetiche che hanno mostrato dei valori di correlazione con segno negativo sono risultate quelle alimentari, il che le rende dunque idonee ad ottenere un sia pur moderato effetto di decorrelazione dei portafogli azionari.
Sembrerebbe quindi fatato l'altro luogo comune che vede i metalli preziosi come un bene rifugio nelle fasi negative dei mercati. Oro, argento e platino, come abbiamo già scritto in recente report a proposito dell'oro, sembrano infatti seguire delle loro dinamiche, che molto dipendono anche dalle valute di denominazione. La loro funzione nel medio/lungo periodo, sembra infatti essere esattamente la stessa di tutte le altre materie prime.
Da un punto di vista operativo, a fronte di timori di calo degli indici azionari, ricorrere alle materie prime (soprattutto sotto forma di ETF o di ETC) ci sembra quindi corretto, per ridurre il rischio di portafoglio. Facendo tuttavia una distinzione tra le varie materie prime, il cui andamento nel breve termine può essere anche estremamente volatile


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