Le banche e i conflitti di interesse
Plus ha riportato i dettagli di una sentenza del tribunale di Milano, secondo cui gli istituti bancari devono essere ritenuti colpevoli nel caso in cui nella vendita di titoli e prodotti finanziari agiscano in conflitto di interessi e non lo comunichino al cliente.
di Edoardo Fagnani 20 mar 2009 ore 10:29
Gentili lettori,
per utilizzare in modo corretto questa rubrica è importante tenere presente che:
- la rubrica ha lo scopo di monitorare per voi tutte le notizie importanti che vengono pubblicate settimanalmente sulle società italiane e i principali gruppi internazionali che hanno emesso Corporate Bond; non abbiamo incluso i gruppi più solidi, perché riteniamo del tutto improbabile un loro default;
- la rubrica non intende fornire analisi e valutazioni sulle società emittenti, o notizie specifiche sulle loro emissioni obbligazionarie, ma semplicemente effettuare il monitoraggio della stampa per consentirvi di reperire notizie che magari vi erano sfuggite. Chiaramente spesso da quelle notizie si possono trarre informazioni utili per valutare lo stato di salute della società, e quindi anche eventuali problemi sul rimborso delle emissioni;
- la rubrica è di fatto una rassegna stampa settimanale, quindi non contiene analisi e giudizi di chi la redige. In ogni caso, qualsiasi notizia o commento contenuto nella rubrica non può essere interpretato come sollecitazione a fare o non fare, acquistare o vendere. Qualsiasi decisione di investimento o disinvestimento sarà presa da voi in totale autonomia.
Ecco le notizie pubblicate dalla stampa nella settimana in corso:
Risparmio tradito
Plus, l’inserto del sabato del quotidiano Il Sole 24 Ore, ha riportato i dettagli di una sentenza del tribunale di Milano, secondo cui gli istituti bancari devono essere ritenuti colpevoli nel caso in cui nella vendita di titoli e prodotti finanziari agiscano in conflitto di interessi e non lo comunichino al cliente. La sentenza prende spunto dalla vendita delle obbligazioni emesse da Cirio, ma più in particolare dai bond emessi da La Veggia, Fin.Part, Finmek, Giacomelli e Fantuzzi. Secondo il tribunale il metodo usato dalle banche era semplice. Gli istituti collocatori dei bond per queste società erano creditori delle stesse aziende. In questo modo le banche rientravano dall’esposizione, scaricando il rischio sui clienti che sottoscrivevano le obbligazioni. In pratica chi resta con il cerino in mano sono i risparmiatori. La sentenza è stata apprezzata da Fabrizio Tedeschi, ex capo divisione intermediari di Consob.
Plus riporta la notizia che la sentenza d’appello del tribunale di Lecce ha dato torto al Monte dei Paschi di Siena nella vicenda dei prodotti MyWay, emessi da Banca 121, ora controllata dall’istituto toscano. Il tribunale ha confermato la nullità del contratto e ha disposto la restituzione dei soldi investiti al cliente.
Lehman Brothers
Milano Finanza scrive che sono pronte a partire le prime cause contro gli istituti bancari che hanno venduto ai clienti titoli emessi o legati a Lehman Brothers. Ad occuparsene sarà l’avvocato Angelo Castelli di Formia, famoso per le numerose vittorie ottenute a favore dei risparmiatori che avevano acquistato obbligazioni argentine. Secondo l’avvocato, nonostante l’ex colosso bancario statunitense godesse di un merito di credito positivo, la situazione di Lehman Brothers non era tranquilla e le banche avrebbero dovuto avvisare i propri clienti di queste difficoltà. Un discorso a parte meritano i risparmiatori che avevano sottoscritto le polizze legate a Lehman Brothers. Questi investitori avrebbero dovuto essere informati che il rimborso integrale dei prodotti era legato alla solvibilità dell’ ex colosso bancario statunitense.
Il Sole 24 Ore di mercoledì 18 marzo ha scritto che la società di liquidazione Alvarez&Marsal ha determinato in 390 miliardi di dollari l’attivo di Lehman Brothers e delle controllate del gruppo statunitense. Inoltre, il quotidiano, ricorda che tra i liquidatori e alcuni istituti di credito, tra cui Jp Morgan, è in corso un braccio di ferro in merito ad alcune garanzie concesse dall’ex colosso bancario prima del crack. Queste garanzie sono state quantificate in 11 miliardi di dollari. Infine, Il Sole 24 Ore ha riportato la notizia che lo stato del New Jersey ha avviato una causa contro gli ex dirigenti di Lehman Brothers, accusati di aver sollecitato l’acquisto delle azioni prima del crack.
MF di venerdì 20 marzo ha precisato che i clienti del Monte dei Paschi di Siena coinvolti nel collocamento delle polizze aventi come sottostante i titoli emessi da Lehman Brothers sono 3.400. A questi si aggiungono altri 4.200 clienti possessori di obbligazioni strutturate e di obbligazioni dell’ex colosso bancario statunitense.
Parmalat
Affari&Finanza, l’inserto economico del lunedì del quotidiano Il Sole 24 Ore, ha dedicato ampio spazio all’attuale situazione finanziaria di Parmalat, alla luce dei risultati di bilancio del 2008. Il gruppo di Collecchio ricorda che nelle casse dell’azienda ci sono 1,1 miliardi di euro, che potranno essere utilizzati per finanziare la crescita della società. I prossimi mesi saranno decisivi per capire il futuro di Parmalat.
Parmalat ha comunicato che, a seguito del procedimento di accreditamento delle azioni ai creditori del gruppo, il capitale sociale è aumentato di 796.591 euro, passando da 1.691.470.413 euro a 1.692.267.004 euro. L’aumento è dovuto all’assegnazione di 672.906 azioni e all’esercizio di 123.685 warrant.
Secondo quanto riportato da alcune agenzie, su Parmalat ci sarebbe un pericolo antitrust in Sudafrica. Il gruppo di Collecchio è accusato insieme ad altri produttori di latte, di aver creato un cartello sui prezzi del prodotto. Parmalat rischia una multa pari al 10% del fatturato realizzato nel paese africano.
per utilizzare in modo corretto questa rubrica è importante tenere presente che:
- la rubrica ha lo scopo di monitorare per voi tutte le notizie importanti che vengono pubblicate settimanalmente sulle società italiane e i principali gruppi internazionali che hanno emesso Corporate Bond; non abbiamo incluso i gruppi più solidi, perché riteniamo del tutto improbabile un loro default;
- la rubrica non intende fornire analisi e valutazioni sulle società emittenti, o notizie specifiche sulle loro emissioni obbligazionarie, ma semplicemente effettuare il monitoraggio della stampa per consentirvi di reperire notizie che magari vi erano sfuggite. Chiaramente spesso da quelle notizie si possono trarre informazioni utili per valutare lo stato di salute della società, e quindi anche eventuali problemi sul rimborso delle emissioni;
- la rubrica è di fatto una rassegna stampa settimanale, quindi non contiene analisi e giudizi di chi la redige. In ogni caso, qualsiasi notizia o commento contenuto nella rubrica non può essere interpretato come sollecitazione a fare o non fare, acquistare o vendere. Qualsiasi decisione di investimento o disinvestimento sarà presa da voi in totale autonomia.
Ecco le notizie pubblicate dalla stampa nella settimana in corso:
Risparmio tradito
Plus, l’inserto del sabato del quotidiano Il Sole 24 Ore, ha riportato i dettagli di una sentenza del tribunale di Milano, secondo cui gli istituti bancari devono essere ritenuti colpevoli nel caso in cui nella vendita di titoli e prodotti finanziari agiscano in conflitto di interessi e non lo comunichino al cliente. La sentenza prende spunto dalla vendita delle obbligazioni emesse da Cirio, ma più in particolare dai bond emessi da La Veggia, Fin.Part, Finmek, Giacomelli e Fantuzzi. Secondo il tribunale il metodo usato dalle banche era semplice. Gli istituti collocatori dei bond per queste società erano creditori delle stesse aziende. In questo modo le banche rientravano dall’esposizione, scaricando il rischio sui clienti che sottoscrivevano le obbligazioni. In pratica chi resta con il cerino in mano sono i risparmiatori. La sentenza è stata apprezzata da Fabrizio Tedeschi, ex capo divisione intermediari di Consob.
Plus riporta la notizia che la sentenza d’appello del tribunale di Lecce ha dato torto al Monte dei Paschi di Siena nella vicenda dei prodotti MyWay, emessi da Banca 121, ora controllata dall’istituto toscano. Il tribunale ha confermato la nullità del contratto e ha disposto la restituzione dei soldi investiti al cliente.
Lehman Brothers
Milano Finanza scrive che sono pronte a partire le prime cause contro gli istituti bancari che hanno venduto ai clienti titoli emessi o legati a Lehman Brothers. Ad occuparsene sarà l’avvocato Angelo Castelli di Formia, famoso per le numerose vittorie ottenute a favore dei risparmiatori che avevano acquistato obbligazioni argentine. Secondo l’avvocato, nonostante l’ex colosso bancario statunitense godesse di un merito di credito positivo, la situazione di Lehman Brothers non era tranquilla e le banche avrebbero dovuto avvisare i propri clienti di queste difficoltà. Un discorso a parte meritano i risparmiatori che avevano sottoscritto le polizze legate a Lehman Brothers. Questi investitori avrebbero dovuto essere informati che il rimborso integrale dei prodotti era legato alla solvibilità dell’ ex colosso bancario statunitense.
Il Sole 24 Ore di mercoledì 18 marzo ha scritto che la società di liquidazione Alvarez&Marsal ha determinato in 390 miliardi di dollari l’attivo di Lehman Brothers e delle controllate del gruppo statunitense. Inoltre, il quotidiano, ricorda che tra i liquidatori e alcuni istituti di credito, tra cui Jp Morgan, è in corso un braccio di ferro in merito ad alcune garanzie concesse dall’ex colosso bancario prima del crack. Queste garanzie sono state quantificate in 11 miliardi di dollari. Infine, Il Sole 24 Ore ha riportato la notizia che lo stato del New Jersey ha avviato una causa contro gli ex dirigenti di Lehman Brothers, accusati di aver sollecitato l’acquisto delle azioni prima del crack.
MF di venerdì 20 marzo ha precisato che i clienti del Monte dei Paschi di Siena coinvolti nel collocamento delle polizze aventi come sottostante i titoli emessi da Lehman Brothers sono 3.400. A questi si aggiungono altri 4.200 clienti possessori di obbligazioni strutturate e di obbligazioni dell’ex colosso bancario statunitense.
Parmalat
Affari&Finanza, l’inserto economico del lunedì del quotidiano Il Sole 24 Ore, ha dedicato ampio spazio all’attuale situazione finanziaria di Parmalat, alla luce dei risultati di bilancio del 2008. Il gruppo di Collecchio ricorda che nelle casse dell’azienda ci sono 1,1 miliardi di euro, che potranno essere utilizzati per finanziare la crescita della società. I prossimi mesi saranno decisivi per capire il futuro di Parmalat.
Parmalat ha comunicato che, a seguito del procedimento di accreditamento delle azioni ai creditori del gruppo, il capitale sociale è aumentato di 796.591 euro, passando da 1.691.470.413 euro a 1.692.267.004 euro. L’aumento è dovuto all’assegnazione di 672.906 azioni e all’esercizio di 123.685 warrant.
Secondo quanto riportato da alcune agenzie, su Parmalat ci sarebbe un pericolo antitrust in Sudafrica. Il gruppo di Collecchio è accusato insieme ad altri produttori di latte, di aver creato un cartello sui prezzi del prodotto. Parmalat rischia una multa pari al 10% del fatturato realizzato nel paese africano.
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