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La forma della curva dei tassi: possibili strategie per un investitore

di La redazione di Soldionline 23 set 2005 ore 14:48
mercoledì 21 settembre 2005

La forma della curva dei tassi ha implicazioni importanti per le prospettive economiche e può influenzare in modo significativo le scelte di investimento degli investitori.
Oggi vogliamo concentrarci sulle possibili strategie di investimento attuabili in funzione di quale forma prenderà la curva dei tassi.

Nel grafico seguente abbiamo disegnato le curve dei tassi interbancari swap di quattro paesi: Europa, USA, UK e Giappone.



Come si può notare, la curva dei tassi europea è di fatto una via di mezzo tra quella giapponese (inclinata positivamente e su livelli di tasso molto bassi) e quelle USA e UK (piatte e su livelli di tasso elevati).
Partendo quindi dalla situazione attuale valutiamo che forma potrebbe prendere la curva dei tassi in Euro nei prossimi 24 mesi (oltre non ci azzardiamo a spingerci), e quali sarebbero le tipologie di titoli obbligazionari più 'performanti'.
Abbiamo volutamente escluso da questa analisi i titoli a tasso fisso a breve scadenza, in quanto li riteniamo in ogni caso una via di mezzo tra le emissioni a tasso fisso a lunga scadenza e i titoli indicizzati 'classici'.

Sostanziale stabilità su tutte le scadenze (a nostro parere lo scenario più probabile)
Con un differenziale di circa 0.90% tra i tassi a 10 e a 1 anno, i titoli a tasso fisso a lunga scadenza continuerebbero ad avere un rendimento maggiore rispetto a quelli indicizzati, al prezzo ovviamente di maggiori rischi di minusvalenze.
Le emissioni a tasso variabile 'classiche', quelle che cioè fissano il rendimento sul tasso Euribor a 3 o 6 mesi, continuerebbero ad avere cedole attorno 2,30%-2,40% (considerando emissioni bancarie con rating di Singola A con un prezzo attorno a 100).
Le emissioni indicizzate sui tassi a lunga scadenza (i cosiddetti CMS) manterrebbero un vantaggio di rendimento (a parità di emittente e scadenza) di circa lo 0,30%-0,40% rispetto agli indicizzati 'classici'; lo stesso varrebbe per le emissioni (recentemente proposte da molti intermediari) che pagano la differenza tra i tassi a 10 e 2 anni moltiplicato per un numero (normalmente 3).

Stabilità dei tassi a breve e aumento di quelli a lunga scadenza (a nostro parere il secondo scenario più probabile)
I titoli a tasso fisso a lunga scadenza subirebbero minusvalenze di prezzo che finirebbero con l'annullare il vantaggio iniziale in termini di maggior rendimento.
Le emissioni a tasso variabile 'classiche' continuerebbero ad avere cedole attorno al 2,30%-2,40%.
Le emissioni di tipo CMS e quelle che pagano il differenziale tra tassi a lunga scadenza e tassi a breve sarebbero quelle maggiormente avvantaggiate da questo scenario, con cedole in aumento e plusvalenze in termini di prezzo.

Stabilità dei tassi a breve e diminuzione di quelli a lunga scadenza (a nostro parere possibile ma non eccessivamente probabile).
Le emissioni a tasso fisso a lunga scadenza (se comprate oggi) beneficerebbero ovviamente di forti plusvalenze di prezzo e risulterebbero la scelta vincente.
Le emissioni a tasso variabile 'classiche' continuerebbero ad avere rendimenti attorno al 2,30%-2,40%.
Le emissioni di tipo CMS e quelle che pagano il differenziale tra tassi a lunga scadenza e tassi a breve verrebbero invece fortemente penalizzate con cedole che potrebbero scendere sotto il 2% e significative minusvalenze sul prezzo.

Abbassamento sia dei tassi a breve che di quelli a lunga scadenza (a nostro parere possibile ma non eccessivamente probabile).
Anche in questo scenario 'giapponese' le emissioni a tasso fisso a lunga scadenza (se comprate oggi) beneficerebbero di forti plusvalenze di prezzo e manterrebbero un vantaggio in termini di rendimento, risultando quindi la scelta vincente.
Le emissioni a tasso variabile 'classiche' arriverebbero ad avere cedole molto basse e quindi assai poco interessanti per un investitore finale.
Le emissioni di tipo CMS e quelle che pagano il differenziale tra tassi a lunga scadenza e tassi a breve manterrebbero un vantaggio di rendimento rispetto ai titoli indicizzati, ma comunque su livelli assoluti assai bassi.

Aumento sia dei tassi a breve che di quelli a lunga scadenza (a nostro parere possibile ma non eccessivamente probabile).
I titoli a tasso fisso a lunga scadenza subirebbero minusvalenze di prezzo che finirebbero con l'annullare il vantaggio iniziale in termini di maggior rendimento.
Le emissioni a tasso variabile 'classiche' vedrebbero aumentare le cedole senza subire particolari minusvalenze in termini di prezzo, risultando pertanto la scelta più 'performante'.
Le emissioni di tipo CMS e quelle che pagano il differenziale tra tassi a lunga scadenza e tassi a breve vedrebbero progressivamente ridurre il vantaggio di rendimento rispetto ai titoli indicizzati, i prezzi di questi titoli si manterrebbero abbastanza stabili.

Aumento dei tassi a breve e stabilità di quelli a lunga scadenza (a nostro parere assai poco probabile).
I titoli a tasso fisso a lunga scadenza vedrebbero progressivamente diminuire il vantaggio di rendimento diventando sempre meno appetibili per l'investitore finale.
Le emissioni a tasso variabile 'classiche' vedrebbero aumentare le cedole senza subire particolari minusvalenze in termini di prezzo, risultando anche in questo caso la scelta più 'performante'.
Le emissioni di tipo CMS e quelle che pagano il differenziale tra tassi a lunga scadenza e tassi a breve vedrebbero velocemente annullare il vantaggio di rendimento rispetto ai titoli indicizzati, subendo in questo processo minusvalenze sempre maggiori in termini di prezzo.

Non abbiamo al momento forti propensioni su quale scenario si verificherà in futuro, il nostro consiglio quindi è di puntare su una diversificazione delle tipologie di titoli in portafoglio, evitando di 'puntare' tutto su un'unica scelta.


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