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Italia, la crisi di governo non pesa sui tassi

La settimana appena trascorsa ha visto, sia in Eurolandia, sia oltreoceano, tassi di interesse in moderato aumento (intorno ai 10 centesimi di punto percentuale) su tutte le scadenze ad eccezione di quelle brevi, rimaste pressoché immutate rispetto al precedente periodo. La volatilità permane elevata, così come i timori di una possibile recessione, che sostengono le quotazioni dei Titoli di Stato.

di Redazione GirlPower 15 feb 2008 ore 11:19

TITOLI DI STATO E TASSI

La settimana appena trascorsa ha visto, sia in Eurolandia, sia oltreoceano, tassi di interesse in moderato aumento (intorno ai 10 centesimi di punto percentuale) su tutte le scadenze ad eccezione di quelle brevi, rimaste pressoché immutate rispetto al precedente periodo. La volatilità permane elevata, così come i timori di una possibile recessione, che sostengono le quotazioni dei Titoli di Stato.
Sul fronte Italiano, la crisi di Governo non sembra pesare più di tanto sul differenziale di rendimento rispetto all'usuale benchmark tedesco; in effetti, il mercato aveva anticipato la mossa nei giorni precedenti la caduta del Governo, aumentandone il differenziale rispetto al "risk-free" fino a 37 basis points, salvo poi rimbalzare fino agli attuali 35.


  



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CORPORATE

Specularmente al "flight to quality" di cui ha beneficiato il comparto Governativo, il settore Corporate ha visto una delle settimane peggiori della sua (pur non lunghissima) storia. Il premio al rischio che il mercato richiede per investire in obbligazioni di buon rating, così come misurato dall'indice I-Traxx - Main a 5 anni, è arrivato alla soglia record di 110 punti base (giova ricordare che solo un anno or sono era a 22, pari a circa un quinto del valore attuale) salvo poi recuperare parzialmente riportandosi marginalmente al di sotto della soglia psicologica di 100. Livelli così elevati non si vedevano dall'ormai lontano 2002, quando il mercato fu scosso a più riprese dallo scoppio della bolla dot.com, dai tragici eventi dell'11 settembre e da una lunga lista di grandi frodi contabili. Ricordiamo che l'attuale "terremoto" finanziario ha invece avuto quale suo "epicentro" la crisi del settore sub-prime dei mutui Americani, che ha a sua volta evidenziato gravi inefficienze nei meccanismi di erogazione del credito e del suo monitoraggio, unito ad un generalizzato utilizzo a dir poco disinvolto della leva finanziaria per accrescere i risicati margini di guadagno.



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HIGH YIELD

Se Atene piange, Sparta non ride: ad una settimana orribile per l'Investment Grade, non poteva non corrispondere una (almeno) altrettanto negativa settimana per il settore High Yield, il cui indice rappresentativo (I-Traxx Cross-over) ha visto nuovi massimi in area 550 basis points; anche qui, si parla di livelli che non vedevamo da sei anni.

L'attività del mercato primario, in questa fase di instabilità, risulta ridotta ai minimi termini, a causa della scarsa ricettività degli investitori nonché dell'elevato costo che gli emittenti dovrebbero sopportare per il funding.





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PAESI EMERGENTI

In una settimana non certo brillante per i Paesi Emergenti, il poco ambito premio per il Paese con la performance peggiore spetta di diritto al Venezuela. La causa principale di tale sottoperformance va ricercata nei recenti sviluppi della controversia, in corso dall'estate scorsa, fra la ExxonMobil e la sua equivalente Venezuelana, la PdVSA; quest'ultima, con una mossa molto controversa, aveva nazionalizzato i giacimenti di greggio a Cerro Negro: ExxonMobil, come previsto, non ha accettato di buon grado ed è riuscita, nei giorni scorsi, a far valere le proprie rivendicazioni presso le giurisdizioni di tre diversi Paesi, ottenendo il sequestro cautelativo di assets riconducibili alla compagnia petrolifera Venezuelana per diversi miliardi di dollari. Il vulcanico Presidente Chavez (forse in crisi di astinenza da esposizione mediatica, dopo le recenti conquiste amorose) ha quindi minacciato di tagliare l'export petrolifero verso gli Stati Uniti; inutile dire che il mercato non ha apprezzato (l'attitudine diplomatica di Chavez, naturalmente, non Miss Campbell).






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