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Investire fuori dall’area Euro: il caso di Svezia e Norvegia

di La redazione di Soldionline 1 set 2005 ore 10:14
mercoledì 1 dicembre 2004

In un'ottica di cercare possibili storie di investimento al di fuori dell'area Euro, analizziamo oggi due mercati scandinavi che presentano caratteristiche interessanti: quello svedese e quello norvegese.

Svezia (AAA/AAA)
A livello di debito, il paese presenta fondamentali economici molto buoni (come testimonia il massimo rating di entrambe le agenzie).
In termini di performance economica, la Svezia è ovviamente molto legata al resto d'Europa, ciò nonostante la crescita economica al 3,6% è decisamente superiore alla media europea (attorno al 2%). Nonostante la buona crescita economica, l'inflazione resta sotto controllo al +1,4% (inferiore quindi alla media europea del 1,9%). Nel complesso la Svezia presenta quindi fondamentali migliori rispetto ai grandi paesi europei.
La più elevata crescita economica rispetto all'area Euro potrebbe giustificare un maggiore livello dei tassi di interesse (da +0,75% a 1,00%), ma uno spread (differenziale di rendimento contro i tassi interbancari swap) inferiore almeno rispetto ai BTP (circa -0,20%).

Il tasso di cambio Euro/Corona Svedese è relativamente poco volatile (vedi grafico sottostante).

Sia da un punto di vista fondamentale (la maggiore crescita economica in assenza di inflazione), sia l'impostazione 'tecnica' (la rottura a ribasso del livello di 8,90), sembrano però suggerire una possibile rivalutazione della valuta svedese contro Euro.

Norvegia (AAA/AAA)
Anche la Norvegia gode del massimo livello di rating e presenta a livello di debito fondamentali ancora migliori rispetto alla Svezia, grazie soprattutto alle entrate generate dall'importazione del petrolio (ed alla loro buona gestione).
Anche in termini di performance economica la Norvegia offre una situazione favorevole, con una crescita economica del 4,1% ed un'inflazione del 1,4%.
Ovviamente nel caso della Norvegia la crescita economica è strettamente legata al prezzo del petrolio; questo in assoluto è ovviamente un elemento positivo (considerati i prezzi attuali); l'aspetto negativo è che questo potrebbe rappresentare un elemento non controllabile di maggiore volatilità della performance economica.
Nel complesso comunque la Norvegia presenta fondamentali ancora migliori rispetto alla Svezia con un elemento di complessità in più rappresentato dal prezzo del petrolio.
A nostro parere, anche nel caso della Norvegia la più elevata crescita economica rispetto all'area Euro potrebbe giustificare un livello più elevato dei tassi di interesse da +0,75% a 1,00%; in termini di spread invece la differenza con i BTP dovrebbe essere ancora più marcata (almeno -0,35%).

Anche il tasso di cambio Euro/Corona Norvegese è relativamente poco volatile (vedi grafico sottostante).

Dopo una fase di svalutazione contro Euro negli anni 2002 - 2003, la Corona Norvegese ha cominciato a rivalutarsi negli ultimi 8 mesi, una tendenza che potrebbe continuare se il prezzo del petrolio si manterrà elevato e (più nel breve periodo) verranno rotti a ribasso i livelli attuali di 8,10 - 8,15 che rappresentano importanti livelli tecnici.

Confrontiamo quindi i rendimenti di titoli di stato svedesi e norvegesi rispetto a BTP di scadenza simile. Prendiamo in esame le scadenze a 3, 5 e 7 anni.

Rendimento dei titoli di stato per scadenza



Dalla tabella precedente emerge un maggior rendimento dei titoli di stato sia svedesi che norvegesi. La maggior crescita giustifica livelli di tassi più elevati, la migliore situazione di bilancio giustifica spread inferiori (che abbassano quindi il rendimento a livello assoluto).
Nel complesso però il differenziale di rendimento ci sembra leggermente a sfavore delle obbligazioni scandinave, nel senso che i rendimenti dovrebbero essere a nostro parerete leggermente superiori (da +0,20% a +0,30%).

In un'ottica di investitore finale tuttavia, potrebbe comunque avere senso investire in bond svedesi o norvegesi se si ritiene probabile una svalutazione dell'Euro.
In questo caso oltre a beneficiare di una rivalutazione della valuta, l'investitore godrebbe per tutto il periodo di investimento di rendimenti maggiori.
Ovviamente, visto che il differenziale di rendimento è abbastanza costante per tutte le scadenze, ci sembra sensato investire su scadenze al massimo quinquennali.


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