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Investimenti senza rischio. Esistono ancora?

Alla luce dei grandi sconvolgimenti che stiamo vivendo in Europa, quale sarà il futuro del mercato dei titoli di Stato? Ha ancora senso parlare di investimenti "sicuri"? Risponde Armando Carcaterra.

di Redazione Soldionline 18 feb 2011 ore 11:04
Di Armando Carcaterra di AnimaSgr

D1. Esistono ancora titoli privi di rischio?

Gli investitori vogliono essere adeguatamente remunerati per i rischi che corrono, essi chiedono cioè sui propri investimenti un "premio per il rischio": più alto il rischio, più elevato è anche il premio richiesto. Il modo più semplice per valutare il "premio al rischio" di una qualunque attività finanziaria è quello di confrontarne il rendimento con quello di un investimento "privo di rischio". In tutti i libri di finanza il rendimento "privo di rischio" è quello dei titoli di Stato. Tuttavia, da almeno un paio di anni, questo postulato vacilla. L'incalzare della crisi dei debiti sovrani dell'Eurozona ha sicuramente sottratto questa certezza ai risparmiatori greci e irlandesi, ma ha anche insinuato dubbi ai risparmiatori portoghesi, spagnoli e anche italiani, i cui debiti pubblici appaiono eccessivi e dunque potenzialmente a rischio.
Il "premio al rischio" dei titoli di Stato dei paesi ad alto debito è misurato dal differenziale con i titoli tedeschi. Fino a tre anni fa, per la comune appartenenza all'Euro questo differenziale era quasi nullo; oggi invece il "premio al rischio" è corposo anche per i paesi non ancora investiti dalla crisi: 4 punti percentuali per il Portogallo, 2 per la Spagna, 1,5 per l'Italia. Questi paesi non sono più "privi di rischio".
In Europa, sembrano "privi di rischio" solo i titoli tedeschi. Ma fino a un certo punto. A ben guardare, infatti, le banche tedesche sono i principali detentori di titoli di Stato degli altri paesi europei, e se uno o più di questi diviene insolvente, anche molte banche tedesche sarebbero contagiate, il governo tedesco le dovrebbe salvare ed anche il debito tedesco finirebbe alla fine per essere a rischio.
Il concetto di titoli "privi di rischio" è quindi solo un'utile astrazione dei libri di testo: nella realtà vi sono solo rischi più bassi o rischi più alti. Rischi nulli non esistono.

D2. Che impatti avrà questo nuovo scenario sui mercati obbligazionari?

Nel 2011 (e negli anni seguenti) sono previste nel mondo enormi quantità di emissioni lorde di titoli obbligazionari. Solo per sostituire i titoli pubblici in scadenza, saranno necessarie a livello mondiale emissioni per almeno 1.500 miliardi di Euro ed a questi si devono aggiungere anche le scadenze di obbligazioni bancarie per ulteriori 1.000 miliardi. In questo scenario affollato si inserirà poi un nuovo appetibile emittente sovranazionale: il fondo europeo di stabilizzazione
(l'EFSF).
Questi soggetti – governi, istituti di credito e il Fondo europeo – si troveranno a competere sul mercato per "piazzare" le proprie emissioni.
Molti temono che questa massiccia pressione di offerta di nuovi titoli tenderà fatalmente a farne aumentare i rendimenti. È in parte inevitabile che ciò accada. Se l'eccesso di offerta non trova una equivalente domanda, i rendimenti dei titoli salgano e i prezzi dei titoli scendono. Questo effetto non è però né certo né meccanico.
Come è già avvenuto, le banche centrali (sia in USA che in Europa) possono infatti compensare le carenze di domanda acquistando titoli. Questa è la sostanza del cosiddetto "quantitative easing" in cui l'acquisto di titoli da parte delle banche centrali è finanziato in quantità potenzialmente infinite attraverso l'emissione di moneta. Finché questa politica monetaria iper-espansiva non genera inflazione, le banche centrali rimarranno un potente
fattore di stabilizzazione dei mercati obbligazionari.
Un ulteriore elemento di stabilizzazione è poi fornito dalla diversificazione in atto delle riserve ufficiali dei paesi in surplus, come Cina e Giappone, i quali già nel corso del 2010 sono intervenuti ad acquistare massicciamente anche emissioni di paesi europei in difficoltà (come Grecia, Spagna e Portogallo).
A livello complessivo, il rischio di una improvvisa rarefazione della domanda di titoli obbligazionari è remoto. Per alcuni singoli emittenti e in certi momenti, è invece lecito attendersi tensioni straordinarie.
Situazioni che rappresentano anche opportunità di buoni affari per chi saprà ben valutare se i premi valgono davvero i sottostanti rischi.

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