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G7 e BRIC: ancora debito sovrano

La somma del debito in scadenza nel 2012 dei paesi del G7 e i BRIC supera gli 8.3 trilioni di dollari

di Redazione Soldionline 17 gen 2012 ore 14:21
Articolo a cura di JCAssociati.it

La somma del debito in scadenza nel 2012 dei paesi del G7 e i BRIC supera gli 8.3 trilioni di dollari. Si rendono sempre più impellenti misure politiche volte ad una soluzione definitiva della crisi del debito se si vuole evitare che l’effetto domino assuma dimensioni globali. 

Da due anni a questa parte il tema dell’elevato indebitamento degli stati sovrani è ormai all’ordine del giorno, soprattutto in Europa dove nel 2012 è il rifinanziamento del debito a spaventare non solo paesi come la Grecia ma anche l’Italia.
Se sino a questo momento si è spesso fatto riferimento alle economie in difficoltà, soprattutto europee, diventa interessante considerare anche le necessità di rifinanziamento delle economie maggiormente avanzate appartenenti al G7 e alle economie emergenti dei BRIC.
Nella seguente tabella riportiamo i dati tratti da Bloomberg relativi alle necessità di rifinanziamento  di Giappone, Stati Uniti, Italia, Francia, Germania, Canada e Stati Uniti e di Brasile, Russia, India e Cina.

G7&BRIC

Rimborso Bond&Bills ($)

Interessi ($)

 

 

 

 

 

Giappone

3000,0

117,0

 

Stati Uniti

2783,0

212,0

 

Italia

428,0

72,0

 

Francia

367,0

54,0

 

Germania

285,0

45,0

 

Canada

221,0

14,0

 

Brasile

169,0

31,0

 

Regno Unito

165,0

67,0

 

Cina

121,0

41,0

 

India

57,0

39,0

 

Russia

13,0

9,0

 

Totale

7609,0

701,0

8310,0

Fonte: Bloomberg

I dati non sono particolarmente confortanti. Considerando le sette economie più industrializzate e le principali economie emergenti si osserva che il totale del debito da rimborsare nel 2012 è pari a 7.6 trilioni di dollari e, congiuntamente all’ammontare degli interessi, supera gli 8.3 trilioni di dollari.
Secondo molti analisti questo dato potrebbe aumentare considerando l’eventualità che il rendimento richiesto dagli investitori potrebbe subire un ulteriore incremento, a causa della mancanza di una soluzione definitiva della crisi in Europa, della difficoltà degli Stati Uniti a contenere il deficit e del peggioramento del mercato immobiliare cinese. Tutte queste sono le ragioni che hanno provocato una revisione delle stime della crescita mondiale da parte del Fondo Monetario Internazionale.
Inoltre è bene non dimenticare il downgrade degli Stati Uniti da parte di Standard & Poor’s, che hanno perso la tripla AAA nel 2011, e più recentemente quello di Francia e Austria (anch’essi ora senza la tripla AAA) e altri cinque stati europei tra cui l’Italia (che è stata declassata a BBB+)..

D’altra parte però non si può evitare di considerare che Giappone e Stati Uniti, che devono fronteggiare le scadenze più impegnative in termini assoluti, godono il primo di una bilancia delle partite correnti positiva e della certezza di poter contare sulla domanda interna senza dover ricorrere al finanziamento estero del debito, e gli Stati Uniti beneficiano invece del ruolo del dollaro come principale riserva valutaria mondiale.
Inoltre i risultati delle aste dei titoli di stato in Europa stanno generalmente dando conferma di un tendenziale miglioramento della fiducia. Ne è un esempio l’asta italiana di Bot a 12 mesi tenutasi la scorsa settimana. Il Tesoro ha collocato l’intero ammontare previsto (8.5 miliardi di Euro), con un rendimento pari a 2.735%, in deciso calo rispetto al risultato della precedente asta di dicembre (5.952%). Positivi anche i risultati relativi all’asta dei Bot a 4 mesi, la cui offerta è stata sottoscritta per intero, con un rendimento pari a 1.644%.

È ragionevole pensare che questi risultati siano influenzati dalla recente iniezione di liquidità al sistema bancario (489.19 miliardi di euro) da parte della BCE attraverso le operazioni di rifinanziamento di lungo termine (LTRO a tre anni), di cui è prevista una seconda tranche nel mese di febbraio. Non si può escludere inoltre la rilevanza degli interventi diretti della BCE nell’acquisto dei bond governativi dei paesi maggiormente coinvolti nella crisi, quindi anche l’Italia.
Che questi risultati siano positivi soprattutto grazie all’intervento della BCE è ormai un dato assodato e fuori discussione. Ciò che desta maggiore preoccupazione è l’evoluzione degli eventi al cessare delle misure di sostegno della BCE.

Come già concluso in precedenti commenti, sono fortemente necessari provvedimenti concreti da parte delle autorità politiche, in modo da risolvere in maniera definitiva la grave questione del debito che sta ormai estendendo la propria dimensione rischiando di diventare un problema sistemico a causa degli elevati interscambi a livello globale.
Il segnale per gli investitori obbligazionari non può che rimanere quello di una grande attenzione nella scelta degli emittenti. Le contromisure di queste settimane infatti risolvono il problema di liquidità di breve termine e possono sostenere i mercati per qualche tempo, ma il problema di solvibilità (che a nostro parere rimane quello fondamentale) è ancora tutto da risolvere.

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