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Franco svizzero e banche svizzere: la fine di un era?

Solo un anno fa sarebbe stato impensabile immaginarlo, eppure le banche svizzere rischiano seriamente di perdere lo status di depositare dei risparmi “riservati” degli investitori privati di tutto il mondo.

di Redazione Soldionline 27 mar 2009 ore 10:19

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A cura di Jc&Associati

Contemporaneamente, il Franco svizzero rischia di perdere lo status di valuta rifugio in tempi di crisi.

Già a fine 2008, la crisi economica aveva colpito in modo particolarmente duro la Svizzera, uno dei paesi più “bancarizzati” al mondo. Nel 2009, mentre per gli altri paesi si può intravedere in tentativo di reazione positiva, per la Svizzera due episodi hanno fortemente aggravato la situazione.

Il primo, accaduto a cavallo tra fine 2008 e inizio 2009, è lo scandalo dei fondi Hedge dell’ex presidente del NASDAQ Madoff. I fondi Hedge infatti (ovviamente quelli di Madoff solo in minima parte) erano diventati lo strumento preferenziale di moltissimi istituti elvetici di private banking. Lo scandalo Madoff ha di fatto messo in crisi tutto il settore (negando in molti casi la possibilità di riscatto agli investitori), privandolo in prospettiva di un’importante fonte di ricavi e, cosa più importante, minando la relazione di fiducia tra gli istituti elvetici e  i propri clienti.

A questo episodio, si è aggiunto un altro scandalo legato al comportamento di alcuni dirigenti di UBS, che avrebbero fattivamente aiutato molto cittadini statunitensi ad esportare illegalmente i capitali evadendo di fatto il fisco USA.
Il risultato di tutta questa serie di eventi, è stato quello di mettere il sistema bancario svizzero, ed in particolare le sue leggi sul segreto bancario, sotto una pressione internazionale senza precedenti. 

A conferma della situazione di generale debolezza, a inizio marzo la Banca Centrale svizzera ha annunciato che opererà direttamente sul mercato per prevenire ulteriori apprezzamenti della valuta, di fatto negando il ruolo “storico” del Franco svizzero di valuta rifugio in tempi di crisi.


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L’annuncio ha ovviamente ha ovviamente avuto un impatto immediato, con una svalutazione del 3% contro Euro in due giorni (vedi grafico precedente).
Il vero rischio però, al di là delle reazioni immediate, è quello di una prolungata debolezza della valuta svizzera causata da almeno tre fattori (in ordine di importanza crescente):
-    l’eccessiva “bancarizzazione” dell’economia svizzera, come già accennato, è in questo periodo un fattore di debolezza strutturale per il Franco;
-    le dichiarazioni della Banca Centrale svizzera (di fatto confermando il punto precedente), sembrano comunque escludere la possibilità di rivalutazioni, rendendo il Franco svizzero un investimento nel quale le possibilità di rivalutazione sono di fatto nulle (almeno nel breve termine);
-    la crisi dei prodotti di private banking, il calo di fiducia nella solidità delle banche svizzere e soprattutto il timore della fine del segreto bancario (e comunque la certezza di una sua attenuazione) stanno creando le premesse per un forte deflusso di capitali (più o meno “precipitoso” in funzione degli eventuali provvedimenti sul segreto bancario).

In conclusione, pur con tutte le cautele del caso, sembra quanto meno certa un’attenuazione della posizione di “vantaggio” di cui hanno goduto le banche e la valuta svizzera dal dopoguerra ad oggi.
Non è ancora chiaro quali e quanto profondi saranno i provvedimenti e le relative conseguenze, ma il suggerimento per gli investitori ci sembra scontato: al momento meglio evitare i titoli denominati in Franchi svizzeri e se li si hanno già in portafoglio, meglio liquidarli e convertire la valuta.


a cura di JC&Associati
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