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Fiat: piano industriale 2007-2010, aggressivo ma credibile

di La redazione di Soldionline 17 nov 2006 ore 07:58

16 novembre,

Premessa:

L'8 e 9 novembre scorsi al Lingotto a Torino, si è svolta la presentazione del nuovo piano industriale del Gruppo Fiat.
Il piano ricopre il periodo 2007/2010 e sostituisce anticipatamente il precedente piano 2005/2007.
Il clima è stato molto diverso rispetto alla prima presentazione di Sergio Marchionne come CEO del Gruppo. Soprattutto, si è ricreato un rapporto di fiducia tra il mercato e la Holding torinese.
Nei due giorni dell'incontro sono state presentate le diverse business units del gruppo e le previsioni per i prossimi anni.
Il piano sembra molto aggressivo e di non facile realizzazione, anche se è necessario a nostro avviso fare alcune considerazioni.
Rispetto al passato infatti il Gruppo sembra essere diventato meno ciclico e quindi meno esposto alla congiuntura economica.
Soprattutto Iveco ha raggiunto un posizionamento difficilmente scalfibile e, la probabile fusione tra Scania e Man potrebbe avvantaggiarlo industrialmente.
Fiat Auto recuperate quote di mercato interessanti in Italia ed Europa, ha davanti a se territori inesplorati sui mercati emergenti. Se i suoi modelli dovessero avere successo, allora le ambiziose previsioni sarebbero raggiungibili.
Poi va considerata Powertrain, società in cui sono confluiti i motori delle diverse divisioni, che ha il compito di fornire il Gruppo e clienti esterni (ad oggi Ford, Saic e Tata sono i primi clienti di rilievo). Un esempio del valore creato da Marchionne.
Inifine CNH, ancora molto meno efficiente rispetto ai principali competitors. Tuttavia Marchionne sta rivedendo le strategie rispetto al passato ed è probabile che già da quest'anno i miglioramenti possano essere visibili. CNH è a nostro avviso la vera chiave per il raggiungimento del piano.
Il prezzo raggiunto dal titolo alla vigilia della presentazione del piano industriale ci sembra molto 'tirato' nel breve termine. Tuttavia una realizzazione almeno parziale del piano, dovrebbe garantire ulteriori soddisfazioni agli investitori.


Principali business units del Gruppo Fiat

- Powertrain: comprende motori e trasmissioni del Gruppo.
I vantaggi di avere creato una società separata riguardano le sinergie industriali (acquisti, componenti..) e la ricerca e sviluppo. Soprattutto quest' ultima deve diventare l'asset principale della società.
L'obiettivo è acquisire clienti esterni al gruppo e i primi contratti riguardano forniture a GM, Ford, Tata e Saic.
Senza dubbio il Gruppo e le JV copriranno la gran parte del suo fatturato, ma la componente non-captive sembra destinata ad aumentare nei prossimi anni.
Gli obiettivi al 2010 sono una crescita media annua composta del fatturato del 7,7%, di cui quasi il 25% non-captive.
Il fatturato dovrebbe passare da 5,5 miliardi di euro del 2005 a 8 miliardi. La ricerca dovrebbe essere tra il 2,6 e il 2,3% (2010) del fatturato.
Il trading margin è previsto crescente e dovrebbe essere superiore a 400 milioni di euro nel 2010.

- Magneti Marelli: i componenti meritano almeno due parole, data l'elevata internazionalizzazione e i notevolii margini (in rapporto al settore).
Sul suo portafoglio ordini del 2006 il Gruppo Fiat rappresenta solo il 35%.
Al 2010 si stima una crescita media dell'8% e il trading profit range dovrebbe essere tra il 6,1 e il 6,9% del fatturato. Il capex è previso in discesa e la generazione di cassa soprattutto a fine piano diventa elevata.

- Iveco: è una delle società maggiormente in crescita nel settore dei veicoli commerciali.
E' oggi divisa in 3 business units (veicoli speciali, bus e veicoli commerciali leggeri, medi e pesanti).
L'after market (servizi) in crescita, rende sempre meno ciclico il business.
Rispetto ai principali competitors Iveco è posizionata bene (soprattutto nei veicoli leggeri e medi), ma ha una redditività decisamente inferiore. Il 2006 segna l' anno di svolta con il trading margin che inferiore al 4% nel 2005, passa al 6% circa.
La ripresa in Europa dovrebbe favorire Iveco che attraverso il taglio dei costi e l'after market, punta nel 2010 ad avere una redditività in linea con il settore.
L'obiettivo del 2010 è di arrivare a 10 miliardi di euro di sales con un trading profit medio del 10%.

- CNH: società quotata sul NYSE è posseduta dal Gruppo Fiat al 90% circa.
E' la business unit più controversa perché figlia di una delle più infelici acquisizioni, per prezzo e sovrapposizioni di prodotto, degli ultimi 10 anni.
Case e New Holland hanno infatti clienti con problematiche e tradizioni diverse, che non hanno mai visto positivamente la fusione. Da qui la strategia di Marchionne di dividere prodotti (movimento terra e macchine agricole) e brands (Case e New Holland).
Di fatto l'azienda è separata in 4 business units, che tra l'altro non hanno molte sinergie tra loro (quasi solo i prodotti in termini di componenti).
Quale futuro per CNH? Ottimo a nostro avviso per la parte agricola, industria in crescita a livello mondiale (vedi anche etanolo e biocarburanti).
Il movimento terra di CNH invece non sembra avere volumi sufficienti, soprattutto se rapportato ad un gigante come Caterpillar e in uno scenario apparentemente meno favorevole rispetto al passato al mercato immobiliare. Una eventuale cessione di questa componente sarebbe premiata oltremodo dal mercato e, spingerebbe in alto i margini operativi della società.
Il recupero di efficienza tuttavia sta continuando, soprattutto con un miglioramento della supply chain e con la riduzione della capacità produttiva.
Tra il 2007 e il 2008 per entrambi i marchi vi è un elevato numero di modelli in uscita che dovrebbe aumentare sensibilmente la quota di mercato di CNH.
La riuscita del piano del Gruppo Fiat passa necessariamente per il raggiungimento degli obiettivi di CNH, per cui è ipotizzabile che Marchionne gli dedicherà per i prossimi trimestri la maggiore parte del suo tempo.
Il fatturato è stimato in crescita mediamente del 6,6% annuo fino al 2010, con un trading profit che inferiore al 7% nel 2005 dovrebbe posizionarsi intorno al 12% a fine piano.
E' raggiungibile? la sensazione è che i margini di recupero in termini di efficienza sono ampi e che i nuovi prodotti potrebbero permettere di rispettare le attese in termini di volumi.

- Fiat Auto: i nuovi modelli (soprattutto Grande Punto) hanno aumentato considerevolmente la quota di mercato in Italia e in Europa. Ottima la tenuta del Brasile dove Fiat è il primo costruttore e, dei veicoli commerciali.
Il lavoro di Marchionne è stato ha 360 gradi e ha toccato soprattutto la rete di dealers, i fornitori, la logistica e il management di prima e seconda linea quasi completamente sostituito.
Fiat è tornata a designers esterni come Giugiaro e Pininfarina e anche i modelli in uscita nel 2007 sembrano promettenti.
La strategia dopo la chiusura dell'infelice accordo con GM (per gli americani soprattutto) è stata di fare accordi industriali prevalentemente nei paesi emergenti (Turchia, Russia, Cina e India).
Per i prossimi anni continuerà la razionalizzazione della supply chain e verrà drasticamente ridotto il numero delle piattaforme (da 19 nel 2006 a 6 nel 2012). Ciò permetterà maggiori sinergie tra i componenti e soprattutto la riduzione dei tempi tra la progettazione e la commercializzazione di un nuovo modello.
Allo stesso tempo si lavorerà sulla qualità, fondamentale per migliorare la percezione del marchio, oggi in recupero rispetto a pochi anni fa, ma ancora molto indietro rispetto a produttori come Mercedes o Audi.
In realtà la strada sembra in discesa sul fronte dei volumi. Nuovi prodotti più appetibili facilitano infatti l'arruolamento di una rete di vendita più forte, sia commercialmente che finanziariamente, con un ulteriore beneficio per le vendite.
Ambiziose le previsioni per Lancia e Alfa, che già nel 2006 hanno mostrato confortanti segnali di recupero. Soprattutto per Alfa (che comunque ritornerà negli Stati Uniti dal 2009) il raggiungimento degli obiettivi non è facile, trattandosi di modelli mediamente in segmenti più alti rispetto a Lancia. Tuttavia il prezzo di vendita dei suoi modelli sta diventando sempre più appetibile in termini relativi (rispetto ai modelli concorrenti) e quindi, è possibile che soprattutto in Europa (UK e Germania) la quota di mercato possa crescere sensibilmente già nel 2007.
Il piano prevede un notevole incremento nei mercati emergenti (le JV dovrebbero aiutare), una quota del 35% in Italia e dell'11% in Europa. Quest'ultimo obiettivo è a nostro avviso il più ambizioso e meno facile da raggiungere.
La crescita media annua delle vendite ipotizzata nel piano è circa del 7%, molto inferiore al recupero di Fiat Auto avuto nel 2006 sul 2005. Se i nuovi modelli dovessero piacere, non ci sembra perciò irrealizzabile.
Il trading profit previsto nel 2006 sopra l'1,5%, dovrebbe al 2010 essere nel range 5,3- 6,1%.

Infine vanno considerate le 3 società di servizi finanziari in JV con banche di investimento (Credit Agricole, Bnp, Barclays), possedute in media al 50%, che hanno permesso di deconsolidare il debito finanziario e di realizzare importanti plusvalenze.
L'aumento dei volumi registrato nelle società operative impatta positivamente anche sulle finanziarie.
Il probabile aumento del rating di Fiat dovrebbe ulteriormente aumentare la loro redditività.


Numeri del piano industriale 2007-2010

Questi sono i numeri previsti dal piano industriale del Gruppo Fiat:

200520062007200820092010
sales46.55254586367
Trading margin %2.13.2-3.75.9-6.56.7-7.36.7-7.37.2-7.8
ebitda3.64.85.56.77.88.6
Ebitda margin %7.79.210.111.512.312.8
Debito industriale3.22.520.8-0.7-3
n.b. i dati sono in miliardi di euro. Alcuni numeri del 2006 sono una nostra previsione.
Il segno negativo per il debito indica un' eccedenza di cassa.

Il piano prevede un ritorno al dividendo dal 2006 (25% payout medio) e il riacquisto di azioni proprie, solo se accrescitivo in termini di valore.

Nel 2010 il trading profit dovrebbe essere secondo gli obiettivi circa 5 miliardi di euro, mentre l'ebitda dovrebbe arrivare a 8,6 miliardi.
Con la attuale valutazione (14,94 l'azione ord. e 18,8 miliardi di euro di capitalizzazione totale), sui numeri indicati nel piano avremmo al 2010 un EV/EBITDA di 1,84x e un EV/Trading profit di 3,2 sulla parte bassa della forchetta del trading margin.


Conclusioni

La presentazione del nuovo piano industriale del Gruppo Fiat è stato un successo personale del CEO Sergio Marchionne, dopo il notevole recupero di tutte le business units nel 2006.
Il piano al 2010 ci sembra molto ambizioso e a nostro avviso necessita di una congiuntura economica ancora favorevole a livello mondiale e, ovviamente, che Marchionne rimanga alla guida del Gruppo.
Una recessione anche breve negli Stati Uniti renderebbe quindi difficile la sua piena realizzazione.
Il piano per come è congegnato (recupero di efficienza, sinergie tra B.U., centralizzazione degli acquisti, nuovi modelli...) non ci sembra irragionevole, soprattutto perché è un mix tra crescita di volumi e maggiore efficienza.
Agli investitori interessano ovviamente le previsioni sul titolo, che riteniamo ipercomprato nel breve termine.
Fiat tuttavia ha a nostro avviso buone probabilità di raggiungere almeno una parte degli obiettivi del piano industriale.
Fattispecie che, partendo dall'attuale capitalizzazione, permetterebbe nell'arco temporale del piano industriale, ancora notevoli margini di apprezzamento del titolo


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