Euro/USD: quanto conta il differenziale dei tassi?
di La redazione di Soldionline 1 set 2005 ore 11:22![]() |
Inoltre, nonostante gli enormi deficit di bilancio e commerciale degli USA, che nel medio termine continuano ad essere fonte di preoccupazione, è tutt'ora indiscutibile il ruolo del Dollaro nell'influenzare i mercati valutari mondiali.
In sostanza se il USD si rafforza fa indebolire l'Euro sia contro le valute direttamente collegate con la valuta americana (come HK Dollar), sia contro quelle che ne sono più o meno influenzate (come Singapore Dollar, UK Pound, ecc.).
Il movimento di rafforzamento della valuta USA degli ultimi due mesi ha portato l'Euro/USD da 1,36 di inizio anno a 1,205.
Arrivati a quello che da molti era indicato come l'obiettivo di medio periodo, è adesso importante valutare se la tendenza al rafforzamento del USD può continuare oppure siamo vicini ad un'inversione di tendenza.
Uno degli aspetti che da sempre influenza maggiormente il cambio Euro/USD (e precedentemente DEM/USD) è il differenziale dei tassi di interesse delle due economie; analizziamo quindi oggi la relazione tra la differenza dei tassi in Usa e Europa e l'andamento del tasso di cambio.
Il grafico successivo abbina l'andamento dell'Euro/USD (dal 1990 al 1999 abbiamo utilizzato il cambio DEM/USD) con il differenziale dei tassi di deposito a tre mesi in Usa e in EURO (dal 1990 al 1999 abbiamo utilizzato i tassi in DEM).

Come si può vedere dai grafici, la relazione tra differenziale di tassi di interesse e rapporto valutario Euro/USD (e DEM/USD) sembra in effetti piuttosto diretta.
Dal 1990 al 1994 i tassi in Europa sono stati significativamente più alti di quelli in USA (l'area celeste è sopra la linea dello zero); pur se con molta volatilità in quel periodo il Marco Tedesco si è sostanzialmente rafforzato passando da 0,60 a 0,74.
Nel mese di settembre 1994 il differenziale di tassi si è prima azzerato e poi si è passati ad una situazione di tassi più elevati in USA rispetto all'Europa. Circa sei mesi dopo il cambio DEM/USD dopo aver raggiunto un massimo di 0,74 ha iniziato una fase di debolezza che è durata per oltre sei anni.
Per tutta la seconda metà degli anni '90 quindi, i tassi in USA sono stati costantemente e significativamente più elevati che in Europa, nello stesso periodo il Dollaro si è costantemente rafforzato prima contro il Marco Tedesco e poi contro l'Euro.
Ad aprile 2001 il differenziale di interessi si è tornato ad invertire a favore dell'Europa (con i tassi in Euro cioè più alti di quelli in USD). Circa cinque mesi dopo (settembre 2001) è iniziato il trend di rafforzamento dell'Euro che lo ha portato a fine 2004 a 1,36 contro USD.
In questo caso, la tendenza al rafforzamento dell'Euro ha coinciso con il periodo durante il quale i tassi in Europa sono stati più elevati di quelli in USA.
Ad ottobre dello scorso anno i tassi in USD hanno di nuovo superato quelli in Euro. Attualmente il differenziale è attorno all'1% ma potrebbe arrivare fino al 2% nei prossimi mesi. Dopo un periodo di forte volatilità, a marzo di quest'anno è iniziata la tendenza al rafforzamento del Dollaro contro Euro che l'ha portato da 1,34 di metà marzo a 1,205.
Abbiamo più volte messo in guardia i nostri lettori sui rischi legati al Dollaro, relativi in particolare ad alcuni valori macroeconomici che destano preoccupazione; in particolare il deficit del Bilancio dello Stato, il Deficit Commerciale ed il forte indebitamento delle famiglie statunitensi.
In uno scenario di congiuntura economica in peggioramento, questi valori macroeconomici potrebbero in futuro innescare una 'fuga' dal Dollaro creando i presupposti per una forte svalutazione.
Al momento però, guardando la storia passata, viste le prospettive di un ulteriore allargamento del differenziale dei tassi tra Euro e USD, si dovrebbe dedurre che la tendenza al rafforzamento della valuta USA possa continuare.
In conclusione, potrebbe non essere ancora troppo tardi per investire in bond legati al Dollaro, magari sfruttando eventuali temporanee debolezze della valuta USA.
Per chi (come noi) è comunque preoccupato dai valori macroeconomici sballati dell'economia USA, resta sempre valida l'opzione di investire in titoli denominati in valute legate al Dollaro (come i Dollari di Hong Kong e Singapore).
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