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Ecco i motivi dell'aumento dello spread Btp-Bund

Bruttissima settimana per i nostri BTP, con il differenziale di rendimento rispetto alle obbligazioni governative tedesche a tasso fisso, i Bund (considerati i più sicuri della Zona Euro?!) che si è portato sui massimi dall’inizio dell’Era dell’Euro. Il livello ha ormai superato i 110 punti base (1,1%), con rendimenti sui rispettivi titoli ormai talmente divergenti da far pensare a due aree valutarie diverse.

di Emanuela Marino 31 ott 2008 ore 14:20

TITOLI DI STATO E TASSI

 

Bruttissima settimana per i nostri BTP, con il differenziale di rendimento rispetto alle obbligazioni governative tedesche a tasso fisso, i Bund (considerati i più sicuri della Zona Euro?!) che si è portato sui massimi dall’inizio dell’Era dell’Euro. Il livello ha ormai superato i 110 punti base (1,1%), con rendimenti sui rispettivi titoli ormai talmente divergenti da far pensare a due aree valutarie diverse. Mentre il nostro BTP decennale rende ormai più del 5%, il Bund si ferma sotto il 3,9%. La cosa più inspiegabile è che l’ampliamento dello psread ha riguardato un po’ tutte le scadenze, non solo quelle più lontane. Ormai a anche a 2 e 5 anni, la differenza di rendimento è su livelli mai visti (almeno da quando adottiamo l’Euro), essendosi portata, rispettivamente, a 91 e 110 centesimi di punto. Non siamo i soli a subire il fenomeno, visto che la Grecia fa anche peggio: il differenziale del decennale greco supera, infatti, 1,5%. Più contenuti in valore assoluto, ma sempre molto pesanti rispetto alla media recente, gli aumenti relativi ai rendimenti di altri titoli come quelli del Portogallo, della Spagna, ma anche dell’Austria o della Finlandia. Chi avesse investito negli ultimi mesi in BTP, preferendoli ai Bund tedeschi, ha fatto un cattivo affare. Riporto qui sotto l’andamento del prezzo di due titoli simili per scadenza (decennale) e cedola (4,5% per il nostro BTP, 4,25% per il Bund) da giugno ad oggi e non servono molte altre spiegazioni.

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Cause? La crisi finanziaria certamente rende i mercati più volatili ed incerti, tanto da sconsigliare qualsiasi presa di rischio anche se legata a titoli governativi dell’Area dell’Euro. Sicuramente, in questi giorni, ci sono operatori costretti a smontare posizioni sui BTP (uno degli investimenti preferiti per i gestori obbligazionari di tutto il mondo) e penso che i market maker (più o meno tutti condizionati da un costo del finanziamento molto elevato) non li aiutino certo a smaltire gli ordini, con un pesante effetto sui prezzi di mercato.
Parallelamente al mercato dei titoli di stato, anche il mercato dei derivati di credito è in fibrillazione (in un derivato di credito “semplice”, in cambio di una commissione annuale, una parte offre all’altra una specie di garanzia fideiussoria nel caso un dato soggetto diventi insolvente-la faccio molto breve per non annoiarvi troppo). Tuttavia, il mercato dei derivati di credito arriva a conclusioni leggermente diverse dal mercato dei bond, forse a causa dei diversi soggetti coinvolti (quasi sempre banche o hedge funds, invece di fondi comuni ed assicurazioni, protagonisti del mercato dei bond). E’ chiaro che paesi come Grecia a o Italia sono penalizzati, ma anche altri paesi come Irlanda o Spagna viaggiano comunque su livelli molto elevati e non troppo dissimili dai nostri (non è il caso se osserviamo i titoli governativi). Qui sotto riporto le probabilità di insolvenza cumulata nell’arco di cinque anni che sono implicitamente prese a riferimento dagli operatori quando quotano un dato corrispettivo per ottenere protezione in caso di insolvenza dei principali paesi del mondo.

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