Dollari australiani, Dollari canadesi, Dollari neozelandesi e Corone islandesi: una panoramica sui bond di valute poco diffuse in Italia.
di La redazione di Soldionline 6 ott 2005 ore 16:51![]() |
Dato che il risultato di un investimento in obbligazioni in valuta è in buona parte condizionato dai movimenti dei rapporti di cambio, iniziamo con l'osservare cosa hanno fatto le varie valute contro Euro negli ultimi sei anni.

Come si può notare, le quattro valute prese in considerazione si sono tutte rivalutate contro l'Euro più o meno del 20%, con l'eccezione della Corona islandese che, nonostante il recente recupero, registra solo un +7% rispetto da inizio '99.
Vediamo adesso i rendimenti dei titoli di stato rispetto a quelli dell'area Euro:

Come si può notare, le obbligazioni di tutte le valute prese in considerazione presentano consistenti vantaggi in termini di rendimento rispetto all'Euro (unica eccezione il Dollaro canadese che ha differenziali più contenuti).
Cerchiamo adesso di delineare le variabili più importanti che possono influenzare il risultato di un investimento in bond in queste divise.
Dollaro Australiano
La curva dei tassi appiattita sembra segnalare un ulteriore rallentamento dell'economia (la cui crescita è passata dal 4% al 2% negli ultimi mesi); ci sembrano pertanto improbabili forti aumenti del livello dei tassi.
Nel complesso quindi il differenziale di rendimento dovrebbe garantire ad un investitore basato in Euro di assorbire eventuali minusvalenze derivanti da aumenti dei tassi (almeno fino alle scadenze a cinque anni).
Con l'inflazione abbastanza stabile al 2,5% ed un tasso di crescita del PIL che è sceso recentemente al 2%, l'andamento della divisa australiana è assai legato a quello delle materie prime, in particolare dell'oro e di altri metalli (preziosi e non).
A questo riguardo investire in bond denominati un AUD può essere un modo per 'giocarsi' in maniera molto mediata (nel bene e nel male) la crescita della domanda di materie prime (in particolare di metalli pesanti), beneficiando comunque di un premio di rendimento del 2,5% - 3,0%.
Segnaliamo come rischio (comune però a molti altri paesi), la presenza di un mercato immobiliare molto 'tirato', che potrebbe creare problemi alla valuta qualora si sgonfiasse troppo bruscamente.
Dollaro Canadese
Il paese nordamericano è ovviamente molto legato agli USA, con la differenza di un peso molto più importante nell'economia della produzione del petrolio e delle materie prime. Questo spiega almeno in parte la forte rivalutazione del Dollaro canadese sia contro Euro che contro Dollaro USA. Inoltre il Canada non soffre dei gravi squilibri macroeconomici (deficit di bilancio e commerciale) che preoccupano molto gli Stati Uniti.
Il mercato dei tassi è strettamente legato a quello statunitense e potrebbe soffrire di 'volatilità importata'; il differenziale dei tassi con l'Euro è abbastanza ridotta e potrebbe non essere sufficiente ad assorbire eventuali discese dei prezzi, qualora si innescassero dinamiche fortemente inflattive in USA.
Investire in bond canadesi può rappresentare un'alternativa al Dollaro USA, con meno patemi per gli squilibri macroeconomici, ma con una maggiore attenzione all'andamento del prezzo del petrolio e delle materie prime.
Dollaro Neozelandese
L'andamento dei mercati valutari ed obbligazionari del piccolo paese del pacifico è ovviamente molto legato a quelli australiani; l'economia inoltre risente molto dell'andamento dei paesi del Sud-Est asiatico. In generale comunque, molte delle valutazioni fatte per i bond in Dollari australiani valgono anche per quelli in Dollari neozelandesi.
Inflazione e tasso di crescita sono un po' più elevati rispetto a quelli australiani, ma lo sono anche i tassi; il differenziale di rendimento dei bond rispetto all'area Euro dovrebbe quindi essere comunque sufficiente per consentire di assorbire eventuali minusvalenze di prezzo.
Il tasso di cambio è meno sensibile all'andamento delle materie prime, anche se comunque in via indiretta risente delle oscillazioni del Dollaro australiano.
I bond neozelandesi rappresentano un'alternativa a quelli australiani, con una minore esposizione verso il prezzo delle materie prime, ma una maggiore esposizione nei confronti delle economie asiatiche.
Da sottolineare in positivo il fatto che la Nuova Zelanda può contare su istituzioni di prim'ordine (in particolare la Banca Centrale), che dovrebbero garantire nel medio termine la stabilità dei mercati. In negativo segnaliamo una scarsa liquidità del mercato dei bond neozelandesi.
Corona islandese
Il piccolo paese del Nord Europa vive soprattutto dei proventi della pesca (circa 60% del PIL). Con una popolazione di poco più di 250.000 abitanti, l'Islanda presenta attrattive derivanti dall'elevato livello dei tassi di interesse e da una valuta che si sta stabilmente rafforzando contro Euro.
Per contro i rischi sono quelli tipici di una piccola economia 'mono-prodotto' che, per quanto ben governata, dipende in buona parte dal prezzo del pesce.
Al momento la crescita del PIL è in forte recupero (superiore al 6%), il che dovrebbe garantire la tenuta e l'ulteriore rivalutazione della divisa nazionale, almeno nel prevedibile futuro.
I bond islandesi potrebbero rappresentare un'opportunità se continuerà la debolezza dell'economia europea (e non crollerà il prezzo del merluzzo). Da sottolineare invece l'assai scarsa liquidità del mercato obbligazionario.
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