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Differenziale dei tassi di interesse in USD e Euro: aggiornamento e prospettive

di La redazione di Soldionline 8 mar 2007 ore 09:29


mercoledì 7 marzo 2007

I mercati obbligazionari statunitense e europeo sono di gran lunga i più importanti a livello mondiale; i rispettivi tassi di interesse quindi sono una delle variabili che influenzano maggiormente il mondo economico e finanziario.
Per questo motivo è importante seguire periodicamente l'andamento e l'evoluzione del differenziale tra i rendimenti negli Stati Uniti e quelli nel Vecchio Continente.

Come al solito effettuiamo questa analisi utilizzando la serie storica dei tassi interbancari 'swap', che rappresentano una sorta di 'costo di base' al quale le banche si scambiano denaro sulle varie scadenze.
In particolare concentreremo la nostra analisi sulle scadenze a due e dieci anni.

Il grafico sottostante mostra l'andamento del differenziale tra i tassi USA e i tassi europei negli ultimi 8 anni.



Rispetto al nostro ultimo aggiornamento (nostro Report del 13 settembre 2006), le cose non sembrano molto cambiate; il differenziale di rendimento si è leggermente assottigliato, con in rendimenti in USD superiori rispetto a quelli in Euro di circa lo 0,90%. Il differenziale è lo stesso per entrambe le scadenze, a dimostrazione di una struttura dei tassi decisamente uniforme sia negli USA che in Europa.

In effetti però. sembra aumentare la pressione verso un differenziale sempre inferiore, che potrebbe aprire scenari da tempo dimenticati (quelli cioè di un differenziale nullo o negativo). Se questo dovesse accadere, verrebbe meno uno degli elementi più importanti che ha impedito il crollo della valuta USA contro Euro.

Come avevamo già sottolineato in passato, molto (quasi tutto) dipenderà dal comportamento dell'economia USA. Il rallentamento tanto atteso nella seconda metà del 2006 è in effetti arrivato, ma le reazioni sui mercati sembrano essere state molto contenute (se si eccettua la correzione dei listini azionari dell'ultima settimana).
La maggior parte di analisti ed operatori infatti ha interpretato il rallentamento dell'economia USA come temporaneo, escludendo effetti di medio-lungo termine.
Se però nei primi trimestri del 2007 questo rallentamento dovesse continuare ed accentuarsi, l'interpretazione dei mercati potrebbe mutare con ovvie implicazioni negative sul USD e positive sui mercati obbligazionari USA (nel senso di tassi in discesa e prezzi delle obbligazioni in salita).

I prossimi mesi saranno quindi molto importanti; ammettendo che lo scenario precedentemente decritto di verifichi, ciò costringerebbe la FED ad abbassare i tassi di interesse, il differenziale tassi USA-Europa sarebbe quindi destinato a diminuire (se non ad azzerarsi) e questo a sua volta metterebbe ulteriori pressioni sul Dollaro.
La combinazione di tassi più bassi in USA ed Euro più forte contro USD però, prima o poi costringerebbe anche la BCE a considerare un'inversione di tendenza sui tassi di interesse europei.

Come mostra il grafico successivo, la prospettiva di un differenziale dei tassi USA - Europa vicino allo zero potrebbe portare a pressioni di svalutazione del Dollaro molto forti, come nel periodo 2002-2004, quando la valuta USA passò da 0,90 a 1,20 contro quella europea.



Il recente movimento (da 1,20 a 1,30), in concomitanza con il dimezzamento del differenziale dei tassi (dal 2% di metà 2006 al 1% attuale) sembra confermare questo scenario. In passato tuttavia il cambio Euro/USD ha mostrato notevoli difficoltà a superare il livello di 1,33-1,36; l'indebolimento della valuta USA quindi si potrebbe ad un certo punto arrestare o almeno rallentare.

Le prospettive per le obbligazioni denominate in USD comunque non sembrano particolarmente brillanti (almeno per gli investitori basati in Euro); per quelle denominate in Euro invece, se lo scenario di rallentamento dell'economia USA dovesse verificarsi, il 2007 potrebbe rivelarsi un anno molto migliore rispetto alle aspettative di inizio anno

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