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Bond, confronto Italia-Spagna

In seguito all’acuirsi delle difficoltà relative all’eccessivo grado di indebitamento dell’economia greca nell’ultima settimana si è assistito ad un’accelerazione della debolezza dell’Eurozona e della sua valuta

di Redazione Soldionline 18 mag 2010 ore 10:49
Articolo a cura di JCAssociati.it

In seguito all’acuirsi delle difficoltà relative all’eccessivo grado di indebitamento dell’economia greca nell’ultima settimana si è assistito ad un’accelerazione della debolezza dell’Eurozona e della sua valuta. Questa situazione non ha fatto altro che incrementare il timore di un possibile contagio a quelle economie dell’Eurozona che, come la Grecia, sono caratterizzate da una scarsa solidità finanziaria. Nei quotidiani italiani si è parlato spesso di PIGS, in riferimento alle economie caratterizzate dai peggiori fondamentali macroeconomici: Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. In questo contesto di incertezza riteniamo che anche l’Italia meriti la corretta considerazione. In questa nota intendiamo infatti valutare l’effettivo rischio a cui è sottoposto il nostro paese, dimostrando che esso non è poi effettivamente inferiore rispetto a quello delle altre economie dette deboli, in particolare rispetto alla Spagna.

Il confronto tra il costo dei Credit Default Swap (CDS) a cinque anni rappresenta un buon punto di partenza per la nostra analisi poiché permette di cogliere l’andamento del rischio di insolvenza di Spagna e Italia percepito dal mercato. Il seguente grafico raffigura l’andamento negli ultimi sei mesi del costo del CDS a cinque anni.

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Fonte: Bloomberg

Si osserva come da inizio novembre il CDS dell’Italia abbia seguito pari passo l’andamento del CDS spagnolo. Fino alla prima metà di aprile infatti l’andamento dei due strumenti è stato praticamente il medesimo, dimostrando che il mercato percepiva il medesimo grado di rischio per entrambi i paesi. Lo spread è invece via via aumentato verso la fine di aprile, raggiungendo un differenziale massimo pari a 50 punti basi, per cui il rischio di insolvenza della Spagna era considerato ben superiore rispetto a quello dell’Italia.
L’accelerazione della crisi delle ultime settimane ha provocato in entrambi i casi un incremento del costo del CDS compreso tra i 55-70 punti percentuali, mantenendo comunque il valore del CDS italiano al di sotto di quello spagnolo. In seguito all’approvazione del piano di recupero da parte dell’Eurogruppo è però possibile osservare come il valore dei CDS in entrambi i casi sia decisamente rientrato e il differenziale tra i due paesi si sia molto ridotto: 144 per la Spagna e 127 per l’Italia.
E’ a questo punto lecito domandarsi se l’Italia possa davvero considerarsi esclusa dalla rosa dei paesi destinati a subire l’effetto contagio. Per questa ragione proseguiamo la nostra analisi prendendo in esame le principali variabili macroeconomiche in grado di dare indicazioni sulla solidità finanziaria e sulla sostenibilità della crescita di un paese. Nella seguente tabella riportiamo dunque il valore del Deficit Pubblico, del Debito Pubblico (tutto in termini di PIL) e del tasso di disoccupazione.

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Fonte: BofA Merril Lynch

Tra le economie considerate l’Italia è quella rappresentata dal minore tasso di disoccupazione (8.80%) al contrario della Spagna che si posiziona al primo posto con un tasso pari al 19.50%. Sebbene tra tutti i PIIGS l’Italia si distingua anche per il minore livello di Deficit in termini di PIL (5.30%) è d’altra parte evidente come invece detenga il primato per quanto riguarda il livello di Debito Pubblico. Questo aspetto merita infatti molta attenzione, considerando che entro la fine del 2010 l’Italia dovrà sostenere una spesa complessiva per il pagamento delle cedole e il rimborso del capitale obbligazionario ben superiore a quella spagnola.
Di seguito riportiamo l’ammontare in Euro degli impegni obbligazionari mensili (rimborsi e cedole) che i PIGS dovranno onorare (Italia compresa) entro la fine dell’anno 2010. Nello specifico abbiamo considerato i Bonds caratterizzati da scadenze di medio-lungo termine che comprendono tutte le obbligazioni denominate in Euro e in valuta estera (a tasso fisso, a tasso variabile e gli zero-coupon bonds) e i Bills, titoli di debito caratterizzati da scadenza di breve termine.

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Fonte: BofA

Osservando la tabella precedente si evidenzia come l’Italia sia il paese caratterizzato dal maggiore ammontare di impegni obbligazionari: il totale tra il rimborso e il pagamento degli interessi per Bills e Bonds corrisponde entro la fine dell’anno in corso ad un esborso di circa 252 miliardi di Euro, ben superiore a quello della Spagna (80 miliardi di Euro).

Sebbene attualmente le economie considerate maggiormente a rischio siano state quelle caratterizzate dal maggiore livello del rapporto Deficit/PIL, notiamo come il caso dell’Italia meriti comunque molta attenzione, soprattutto in un’ottica di confronto con l’economia spagnola: per un mercato che percepisce circa il medesimo grado di rischio insolvenza la Spagna gode al momento del vantaggio di essere chiamata a fronteggiare nell’anno in corso un minore esborso relativo agli impegni obbligazionari, sebbene sia messa a rischio da un ben più elevato livello di Deficit/PIL, il maggiore dopo quello greco. In un contesto di accelerazione della crisi dove i risparmiatori tenderanno ad allontanarsi ulteriormente dalle economie “mediterranee”, un paese sottoposto ad onerosi impegni obbligazionari come l’Italia verserebbe certamente in condizioni di maggiore difficoltà.
La situazione dell’Eurozona è quindi molto complessa e coinvolge indistintamente tutte le economie prese in esame in questa analisi. A tal proposito confermiamo la teoria secondo cui il ruolo delle istituzioni europee in questa situazione sia di fondamentale importanza, soprattutto al fine di riuscire a perseguire l’importante e necessario obiettivo di coordinamento delle differenti politiche fiscali e non solo monetarie.

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