Aspettative dei mercati sulle mosse della BCE: un aggiornamento
Circa quattro mesi fa (nostro report del 10 gennaio) analizzavamo le aspettative di mercato sulle future mosse della Banca Centrale Europea, segnalando che le previsioni sui tassi di riferimento erano in aumento fino al 4,00% - 4,25%.
di La redazione di Soldionline 4 mag 2007 ore 09:40![]() |
Effettuiamo oggi un aggiornamento su queste aspettative, utilizzando come al solito i contratti 'Future' sui depositi in Euro, che ci indicano il livello di rendimento atteso dei depositi trimestrali a determinate date future (in massima parte influenzati dai tassi di riferimento della BCE).
Come mostra la tabella e grafico sottostante, le aspettative sui tassi sono progressivamente aumentate; attualmente il mercato prevede che entro settembre la BCE porterà sicuramente i tassi al 4,25% per poi eventualmente aumentarli ancora; anche se il successivo aumento al 4,50% è ancora considerato possibile ma non probabile (come dimostra il livello di 4,36% dei depositi trimestrali con partenza dicembre 2007 e marzo 2008).


Come cinque mesi fa dunque, la preoccupazione maggiore sembra sempre essere quella di un'accelerazione dell'inflazione, anche a causa dell'offerta di moneta M3, cui i banchieri centrali europei danno moltissima rilevanza per determinare le future dinamiche dei prezzi. A questo riguardo (vedi grafico sottostante), la preoccupazione è ulteriormente aumentata, vista l'ulteriore accelerazione di M3, che indica più liquidità nel sistema e quindi maggiori rischi inflazionistici.

Come abbiamo ormai detto in numerosissime occasioni, nonostante la crescita di M3 la tanto temuta accelerazione dell'inflazione tarda a palesarsi, nonostante ciò i mercati continuano a puntare su rialzi dei tassi progressivamente più elevati.
Vediamo quindi quali sono le prospettive per i prossimi mesi per le più comuni tipologie di titoli obbligazionari.
Obbligazioni a tasso variabile: in termini prospettici i titoli a tasso variabile stanno progressivamente 'perdendo' il vantaggio rispetto a quelli a tasso fisso. Suggeriamo una graduale riduzione di questi titoli, pur mantenendoli almeno al 25-30% del proprio portafoglio obbligazionario.
Obbligazioni a breve termine (1-2 anni): i rendimenti delle obbligazioni con scadenza 1-2 anni sono intorno al 4% per i titoli di stato e vicino al 4,50% per emittenti 'Corporate' con buon rating. Il rapporto rischio/rendimento è sempre più favorevole, questi titoli dovrebbero ormai rappresentare almeno il 35-40% del portafoglio obbligazionario.
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Obbligazioni a medio termine (3-6 anni): i rendimenti restano simili alle obbligazioni più brevi ma con rischi ovviamente maggiori se i tassi dovessero salire. Con meno 'appeal' speculativo rispetto ai titoli a lungo termine, rappresentano una 'via di mezzo' che non offre particolari attrattive.
Obbligazioni a lungo termine (oltre 7 anni): i rendimenti sono simili alle obbligazioni brevi e intermedie; i rischi sono ovviamente proporzionalmente ancora maggiori. Tuttavia in uno scenario di forte rallentamento dell'economia USA (ormai praticamente certo), si potrebbe verificare una riduzione dei tassi di interesse garantendo ottime performance in termini di plusvalenze sui prezzi. Dato l''appeal' speculativo di questi titoli suggeriamo di inserirli in portafoglio con un peso dal 5% al 15% in funzione delle proprie propensioni di rischio.
Obbligazioni 'Corporate': con gli 'spread' (differenziale di rendimento rispetto ai titoli di stato o ai tassi interbancari 'swap') ai minimi storici, non ci sono particolari motivi per investire massicciamente nelle obbligazioni societarie. Facendo grande attenzione nella selezione degli emittenti si possono comunque sempre trovare opportunità abbastanza interessanti.
Obbligazioni in valute estere: la forza dell'Euro soprattutto contro USD ha fino ad ora penalizzato gli investimenti in Bond denominati in valute estere. Nel prossimo futuro riteniamo improbabile che la valuta europea possa continuare a rafforzarsi in maniera così decisa; le obbligazioni in valuta estera quindi potrebbero tornare ad rappresentare un'opportunità interessante.
In conclusione; le aspettative sempre crescenti sul rialzo dei tassi di riferimento della BCE hanno reso la vita difficile ai gestori obbligazionari nel primo trimestre 2007. Per i prossimi mesi ci attendiamo uno scenario meno negativo e pertanto consigliamo un progressivo aumento della rischiosità media del portafoglio obbligazionario attraverso:
- una componente via via più ridotta di titoli indicizzati;
- una percentuale preponderante di obbligazioni a tasso fisso con rating elevato e scadenza non superiore ai 2 anni;
- una componente abbastanza significativa (più o meno elevata in funzione delle proprie propensioni al rischio) di titoli a tasso fisso con scadenza superiore a 7 anni;
- una componente di titoli 'Corporate' piuttosto contenuta e comunque selezionata con grande attenzione;
- una componente di obbligazioni in valuta via via crescente fino ad un massimo del 30% del portafoglio, con un bilanciamento tra titoli in valute ad alto e basso rischio.
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