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Schroders: cosa aspettarsi da qui alla fine del 2014

Cosa aspettarsi per il resto del 2014? I temi chiave che intendiamo cavalcare nel portafoglio di Schroder ISF Strategic Bond hanno bisogno di un po’ più di tempo per concretizzarsi, ma restano a nostro avviso validi e supportati dai fondamentali

di Redazione Soldionline 9 ott 2014 ore 11:09

 

A cura di Bob Jolly, gestore del fondo Schroder ISF Strategic Bond

Cosa aspettarsi per il resto del 2014? I temi chiave che intendiamo cavalcare nel portafoglio di Schroder ISF Strategic Bond hanno bisogno di un po’ più di tempo per concretizzarsi, ma restano a nostro avviso validi e supportati dai fondamentali.

Per l’economia degli Stati Uniti, le aspettative rimangono positive e gli ultimi aggiornamenti sui dati hanno rafforzato questa tesi. I tassi di disoccupazione continuano a migliorare, la crescita ha registrato un rimbalzo rispetto al debole avvio d’anno e i dati del settore immobiliare – fin qui punto debole – hanno cominciato a mostrare progressi. In una fase di ciclo normale, un’economia in crescita a questi ritmi dovrebbe generare inflazione, da tenere sotto controllo: tradizionalmente ciò avviene tramite un rialzo dei tassi di interesse.

2014Queste sono le basi per la nostra posizione short di duration negli Stati Uniti: è un approccio prudente per gli investitori che puntano a gestire attivamente il rischio obbligazionario. Nel breve termine, la Federal Reserve ha ricevuto un po’ di tregua dai dati sull’inflazione, contenuta grazie ai prezzi energetici più bassi; di conseguenza, le pressioni per il rialzo dei tassi si sono temporaneamente allentate.

Una dinamica simile è emersa nel Regno Unito, dove l’inflazione inferiore al target ha spinto il governatore della Bank of England, Mark Carney, a rinnegare quanto detto in precedenza, quando a inizio anno suggeriva che un rialzo dei tassi avrebbe potuto rivelarsi necessario prima di quanto stimassero i mercati.

A nostro avviso, il giudizio dei mercati sugli Stati Uniti e, in misura minore, sul Regno Unito, fa eccessivo affidamento sulle previsioni dei mercati stessi sulla tempistica delle fasi di rialzo dei tassi. In ogni caso, non suggeriamo un’ampia esposizione alla duration negli Usa o nel Regno Unito.

Al contrario, non ci sono ancora dati che suggeriscano una propensione della Banca centrale europea (Bce) ad alzare i tassi d’interesse in un futuro vicino. Gli indicatori relativi all’Eurozona sono infatti debolissimi ormai da un anno intero. Sebbene siano state attuate politiche per combattere la crescita lenta e il basso trend inflativo, continuiamo a ritenere che l’Eurotower abbia avuto un approccio troppo esitante e che ciò costituisca un errore di politica monetaria. Secondo la nostra opinione, il livello di attività economica dell’area è, attualmente, insufficiente a invertire il trend deflativo e, senza un tentativo pro attivo di indebolimento della moneta unica, l’Eurozona potrebbe cadere in un ciclo di deflazione pericoloso.

Tuttavia, prevediamo che questo problema sarà affrontato dalla Bce, anche se in ritardo: per questo il portafoglio resta posizionato di conseguenza. Differentemente da Usa e Regno Unito, dove siamo corti di duration, riteniamo che lo scenario nell’Eurozona sia positivo per gli investitori obbligazionari. La mancanza d’inflazione e la bassa crescita, combinate con una politica monetaria altamente accomodante per un lungo periodo di tempo, creano il quadro ideale per i mercati fixed income. Ci aspettiamo poi un ulteriore indebolimento dell’euro.

Infine, nei mercati del credito, la volatilità resta molto bassa e gli spread molto ridotti. Ciò significa non solo che le valutazioni appaiono piene in certe aree del mercato, ma anche che la volatilità aumenterà periodicamente. Intendiamo capitalizzare su queste fasi di volatilità, come fatto ad agosto, per identificare e accedere a un maggior valore. Queste caratteristiche non fanno poi che aumentare il peso dell’importanza di individuare le opportunità idiosincratiche, cioè specifiche delle singole emissioni.

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