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Tra gli emergenti, occhio alla Turchia

Dopo le forti perdite delle quotazioni nel mese precedente, a giugno c'è stata in generale una notevole ripresa delle quotazioni sui listini azionari della maggior parte dei paesi emergenti.

di Redazione Soldionline 16 lug 2012 ore 15:43

Articolo a cura di Raiffeisen Capital Management

Panoramica globale

Dopo le forti perdite delle quotazioni nel mese precedente, a giugno c'è stata in generale una notevole ripresa delle quotazioni sui listini azionari della maggior parte dei paesi emergenti. Sono cresciute in modo particolare le azioni turche, mentre la Cina e il Brasile si sono mostrati relativamente deboli. I temi dominanti sono stati i dati economici quasi ovunque più deboli, le crescenti preoccupazioni sullo stato dell'economia cinese e l'ulteriore inasprimento della crisi finanziaria nella zona euro. Nonostante ciò, a giugno non abbiamo avuto nuove significative sorprese negative. L'esito sorprendentemente positivo delle elezioni parlamentari greche, dal punto di vista dei mercati finanziari, e nuove speranze di poter superare il dramma del debito dell'eurozona hanno dato agli asset più rischiosi un nuovo sensibile impulso a livello globale. Rimane, però, da vedere, quanto ancora durerà quest'atmosfera positivista. Poiché anche dopo il recente vertice UE, la zona euro è ancora molto lontana da una soluzione effettiva del problema del
debito sovrano. In aggiunta, il taglio dei tassi da parte della banca centrale cinese ha agito da supporto ai mercati azionari e obbligazionari. Inoltre, il sentiment tra gli investitori era ed è complessivamente abbastanza pessimistico e cauto. Questo a sua volta lascia presupporre la possibilità di ulteriori riprese delle quotazioni in futuro.
Per quanto riguarda i fattori negativi, invece, ci sono dei punti interrogativi sempre più grandi riguardo alla congiuntura USA. La fine di diverse agevolazioni fiscali l'anno prossimo e prime, timide misure di risparmio da parte dello Stato
potrebbero far scivolare quest'economia, che è ancora la più grande e importante del mondo, in una recessione. Nella migliore delle ipotesi, dovrebbe saltare fuori una quasi impercettibile crescita reale, poco sopra lo zero. Insieme a un'attività economica in calo nella zona euro, questo avrà le sue ripercussioni anche sulla congiuntura dei paesi emergenti. Il problema è con quale forza e rapidità vi saranno percepiti questi effetti negativi. Il consumo interno e il commercio tra i paesi emergenti stessi dovrebbe, per il momento, rimane ancora piuttosto forte.Nel caso di un rallentamento più forte dell'economia mondiale, la Cina avrebbe la possibilità di adottare nuovi programmi congiunturali. A questo proposito, Pechino si comporterebbe, con ogni probabilità, in modo ancora più prudente che nel 2008/2009.


Nel frattempo, la maggior parte dei paesi emergenti mostra una dinamica di crescita in calo e gli indicatori anticipatori economici prevedono una continuazione di tale trend. In Cina, però, potrebbe essere già di nuovo in atto una stabilizzazione – a prescindere dal fatto che le statistiche economiche ufficiali del governo siano in una certa misura corrette.


Turchia
L'economia turca continua a crescere con un buon ritmo, senza però raggiungere gli alti incrementi a due cifre dell'anno passato. La produzione industriale ha sorpreso positivamente, mostrando, però, solo un lieve incremento
su base annua. L'indice dei direttori d'acquisto ha superato la soglia dei 50 e di conseguenza indica un'ulteriore leggera espansione dell'economia. Anche l'inflazione ha sorpreso in modo positivo con "solo" l'8,9% annualizzato.
L'inflazione "core" (senza i prezzi dei generi alimentari e dell'energia) con un 7,4% si trova, però, ancora nettamente sopra il valore obiettivo del 5% stabilito dalla banca centrale. Come da attese, quest'ultima ha lasciato invariato il tasso di riferimento, così come il corridoio dei tassi. Nel confronto mensile la lira turca si è apprezzata; le obbligazioni turche hanno avuto una forte richiesta e hanno acquistato valore. A sorpresa l'agenzia di rating Moody's ha innalzato il rating della Turchia – appena un gradino sotto il livello di "investment grade". Il tallone d'Achille dell'economia turca rimane l'alto disavanzo delle partite correnti. Questo viene trainato soprattutto dalle importazioni di energia. Il calo del prezzo del petrolio dovrebbe mitigare questo problema e avere inoltre effetti positivi sull'inflazione. Ciò supporterebbe ulteriormente le obbligazioni turche. Il mercato azionario di Istanbul è stato uno dei più forti tra i paesi emergenti; l'indice ISE- 100 ha guadagnato quasi il 14%. Hanno fatto registrare notevoli aumenti delle quotazioni in particolare le azioni bancarie turche.

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