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Ottime performance per gli asset rischiosi nel 1Q

Gli asset rischiosi hanno performato bene dall’inizio dell’anno, ma c’è stato un certo grado di dispersione all’interno delle varie asset class oltre al riemergere dei timori per la crescita globale

di Redazione Soldionline 16 mag 2013 ore 13:47

Articolo a cura di Di Dave Fishwick, Head of Macro and Equities Investments, M&G

Nei primi mesi del 2013 gli asset rischiosi globali hanno continuato a registrare performance positive sulla scia del trend positivo iniziato nell’estate 2012. Il rally dei mercati azionari globali ha visto, tra gli altri, Stati Uniti, che in Australia e Giappone riportare ottime performance. Tuttavia, in questo contesto di performance positive, si possono rintracciare alcune aree che hanno mostrato debolezza. Finora, nel 2013, Cina, Brasile, Corea del Sud, e Sud Africa sono alcune delle più grandi piazze azionarie ad aver riportato un trend negativo (Grafico 1). Per la maggior parte questo dato può essere motivato da fattori specifici per ciascun mercato, anche se i timori per il rallentamento della crescita globale ha svolto un ruolo importante in questi Paesi, altamente esposti a questo tema. È inoltre verosimile che questi timori abbiano avuto la loro parte anche nel recente rally delle obbligazioni governative dei mercati occidentali.
In un contesto come questo, è prioritario essere molto selettivi rispetto all’esposizione azionaria, e non solo a livello geografico, ma anche settoriale: se i comparti ciclici come quello delle materiali e dell’energia hanno sofferto, i titoli considerati ‘più al sicuro’ come i beni di consumo e le società che staccano alti dividendi hanno ottenuto buone performance. Le preferenze di rischio sono in via di cambiamento; mentre l’appetito al rischio è generalmente migliorato, gli investitori hanno ancora cercato quelle che percepiscono essere le azioni ‘più sicure’.

LA CRESCITA GLOBALE E I PREZZI DELLE MATERIE PRIME
I timori per la crescita globale sono stati associati ai cali tangibili dei prezzi delle materie prime che si sono verificati negli ultimi mesi. In questo senso, il prezzo dell’oro è stato il tema acchiappa-titoli per eccellenza, anche se anche altri mercati hanno subito delle brusche cadute (Grafico 2). Tuttavia, riteniamo che i prezzi delle commodities in calo siano per gran parte conseguenza di migliori dinamiche di approvvigionamento, con una riduzione dei costi tanto per i singoli cittadini che per le aziende, e dovrebbe quindi essere visto come un trend positivo per i consumi e la produzione industriale.


LA POLITICA DELLE BANCHE CENTRALI
Legata all’impatto del calo dei prezzi di derrate alimentari ed energia nel mondo è la sempre minore preoccupazione delle principali banche centrali globali circa un ritorno dell’inflazione; questo migliora il raggio d’azione della politica a sostegno della crescita. Spostamenti in questa direzione possono essere constatati in tutto il mondo, dal prolungato alleggerimento quantitativo negli Stati Uniti - anche se sta mostrando qualche segno di rallentamento - al ben più radicale linguaggio del nuovo governatore della Bank of England Mark Carney, fino al taglio dei tassi di interesse in molti mercati emergenti. Questa combinazione di azione politica, tradizionale e radicale, dovrebbe avere effetti positivi per quegli asset rischiosi valutati in modo interessante.
L’ultimo, in ordine di tempo, e più estremo esempio dello spostamento di attenzione constatato negli ultimi dodici mesi in molte banche centrali, è quello della Bank of Japan, con le decisioni prese dal nuovo governatore Haruhiko Kuroda. L’annuncio di un significativo acquisto di asset, di un alleggerimento quantitativo ‘senza limiti definiti,’ e l’obiettivo di ottenere un’inflazione del 2% in due anni, hanno portato a una decisa svalutazione dello yen, ma anche a un’ottima performance dell’azionario nipponico. Dal nostro punto di vista, la rapida natura della price action sugli asset giapponesi mette in questione la possibilità di un’inversione di tendenza nel breve termine. Provare a prevedere tali oscillazioni nel breve termine può essere estremamente rischioso: crediamo che  nel medio termine la piazza azionaria nipponica offra un buon valore, mentre yen e titoli di Stato rimangono poco interessanti considerati i bassissimi tassi di interesse in Giappone.

CONCLUSIONI E OUTLOOK
Nonostante i guadagni registrati da molti asset rischiosi nel 2012, siamo convinti che titoli azionari ben selezionati continuino ad essere più interessanti rispetto a liquidità e titoli di Stato occidentali a breve scadenza. A questo proposito abbiamo visto un inizio dell’anno interessante, in quanto nei mercati occidentali si è visto uno spostamento negli schemi di correlazione tra azioni e bond. Se nei primissimi mesi dell’anno le obbligazioni tendevano al sell-off quando le azioni crescevano, più recentemente le due asset class si sono apprezzate all’unisono. Capire come le diverse asset class si comportino in relazione l’una con l’altra e come questi comportamenti cambino a seconda delle diverse condizioni del mercato è essenziale per gestire un portafoglio distribuito su più asset. Noi siamo convinti che le valutazioni giochino un ruolo importante in questo contesto. È impossibile contare su regole empiriche quando si cerca di ottenere una buona diversificazione; è invece indispensabile monitorare costantemente la natura del comportamento dei prezzi. Per quanto riguarda i mercati azionari, l’inizio del 2013 ha evidenziato quanto sia cruciale nel contesto attuale la selezione dei mercati. Il nostro credo è che alcune delle migliori opportunità risiedano nei mercati che sono valutati attrattivamente come l’indice inglese FTSE 100, nelle azioni di società europee con attività globali, e in quei mercati che presentano valutazioni interessanti perché hanno vissuto delle fasi di debolezza: Corea e Italia sono due esempi. Molti dei titoli di Stato occidentali continuano ad apparire vulnerabili alle variazioni del sentiment. Alcune obbligazioni dei mercati emergenti, come il Messico, o titoli di Stato a lunga scadenza del Regno Unito, sembrano offrire del valore, anche se la fortissima performance di molti mercati negli ultimi anni li ha lasciati a livelli poco interessanti.
Sembra probabile che persista ancora volatilità sui mercati, in quanto l’apparente tranquillità nell’Eurozona, implicita nell’attuale comportamento del mercato, sembra inappropriata; le preoccupazioni sulla crescita non sono completamente infondate, e l’economia globale ha di fronte un gran numero di sfide. Comunque, crediamo che la migliore opportunità di generare rendimenti nel lungo termine consista, come spiegato sopra, nel sostenere i segnali di valutazione generali, e che rispondere alla volatilità dei prezzi al suo aumentare potrà provvedere ulteriori opportunità da qui in avanti.

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