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Non solo Giappone e petrolio. C'è anche Draghi

La settimana appena conclusa è stata poco significativa. Se si eccettuano il petrolio e il Giappone la price-action è stata stabile in tutte le asset-class e le novità sul fronte macro praticamente assenti

di Redazione Soldionline 18 nov 2014 ore 10:25

A cura di Alessandro Balsotti, Senior Portfolio Manager di JCI Capital

La settimana appena conclusa è stata poco significativa. Se si eccettuano il petrolio e il Giappone la price-action è stata stabile in tutte le asset-class e le novità sul fronte macro praticamente assenti. Per gli amanti dei numeri: settimana scorsa abbiamo avuto quattro chiusure (su quattro, la quinta il mercato era chiuso per il Veterans’ Day) con movimenti minori di 0,1% rispetto alla sessione precedente, non accadeva dal maggio 1979…

Sul petrolio la pressione al ribasso continua aspettando con ansia la riunione dell’OPEC del 27 novembre. Improbabile venga raggiunto un accordo su tagli alla produzione. Conseguentemente, anche se l’area 70-75 dollari dovrebbe fornire un supporto importante, è difficile aspettarsi rimbalzi significativi in tempi brevi.
VEDI L'INFOGRAFICA:  Il calo del prezzo del petrolio nell'ultimo anno

giappone_4In Giappone la situazione è assai complessa. Il dato pessimo di lunedì (crescita Q3 -1,6% vs +2,2% atteso, anche se le revisioni delle prime letture sono spesso importanti) in qualche modo giustifica l’aggressività della BoJ e la contemporanea ritrosia a mantenere il piano fiscale originario, ritardando di 18 mesi il secondo aumento dell’IVA. Anche l’annuncio a brevissimo di elezioni anticipate da tenersi a dicembre per capitalizzare il supporto di Abe e ottenere un mandato ancora più forte, vista la debolezza delle opposizioni, per riforme strutturali più incisive, sembra quasi certo e lavora nel confermare una ferrea determinazione politicoistituzionale nel perseguire il piano previsto dalla ‘Abenomics’. Da tempo affermiamo che il corto yen e il lungo Nikkei siano posizioni destinate a funzionare a lungo. Una premessa per la longevità di questi ‘trades’ è sempre stata però che l’Abenomics sarebbe infine riuscita a reflazionare il paese dopo due decenni di stagnazione. Questo dato potrebbe essere un falso allarme o potrebbe far trarre conclusioni affrettate. In ogni caso ci spinge a vedere con maggiore cautela queste idee d’investimento.

La settimana avrà nelle minute dell’ultimo FOMC (mercoledì sera) e nel CPI americano (giovedì) due potenziali fattori di vivacità. Già ieri comunque Draghi e Mersch (un falco) sono riusciti a smuovere un po’ le acque, confermando la volontà di andare ben oltre quanto fatto finora se necessario. Mersch ha addirittura parlato, tra le varie opzioni, di ETF azionari come potenziale oggetto di futuro QE (!). Tatticamente siamo disposti ad abbandonare la nostra preferenza sull’azionario americano rispetto a quello europeo. La divergenza negli ultimi mesi, per quanto fondata, è stata enorme. C’è spazio per una correzione.

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