Eurozona in rallentamento per la decelerazione dell’economia tedesca e francese
Accanto alla frenata di Germania e Francia, però, va segnalata anche la dinamica di alcuni periferici: la Spagna esce, dopo un lungo periodo, dalla recessione e l’Italia migliora
di Mauro Introzzi 21 gen 2014 ore 11:03
a cura di John Greenwood, Chief Economist di Invesco
“Dopo una modesta ripresa del PIL reale dell'Eurozona nel secondo trimestre (+0,3% su base trimestrale), la crescita ha subito un rallentamento nel terzo trimestre (+0,1%), ascrivibile principalmente alla decelerazione dell'economia tedesca (dallo 0,7% del secondo trimestre allo 0,3%) e francese (dallo 0,5% al -0,1%). Alcune economie periferiche hanno invece subito un miglioramento: la Spagna è finalmente uscita da una recessione durata ben 27 mesi grazie ad una crescita minima dello 0,1% mentre l'economia italiana è passata dal -0,3% del secondo trimestre al -0,1% del terzo“, spiega John Greenwood Chief Economist di Invesco.
Per il 2014, a fronte della debolezza della crescita della massa monetaria M3 e della flessione dei prestiti bancari, l'Eurozona appare ben lontana da un possibile allineamento ad USA e Regno Unito in termini di espansione del credito o della massa monetaria. Di conseguenza, appare molto improbabile che l'attività economica dell'Area Euro possa ripartire, seguendo lo stesso sostenuto trend degli USA o registrando un'improvvisa inversione di tendenza come quella vista nel Regno Unito. Inoltre, a fronte di una politica fiscale ancora restrittiva (seppure in graduale allentamento) e dell'improbabile deprezzamento valutario, non resta nemmeno uno dei tre principali strumenti (monetari, fiscali e valutari) abitualmente utilizzati per fa ripartire l'economia.
“Di conseguenza per il 2014 prevedo un tasso di crescita pari solo allo 0,8% (rispetto all'1,1% indicato dalla BCE) e un tasso di inflazione dello 0,6%, circa la metà rispetto all'1,1% previsto dalla BCE” continua John Greenwood.
“A mio parere, solo un rafforzamento della domanda delle principali economie o anche un rafforzamento della domanda nell'Eurozona nel suo complesso (tramite un'espansione fiscale o monetaria) potrebbe far ripartire l'attività nei Paesi periferici ma, di nuovo, nulla fa pensare che i leader dell'Area Euro stiano valutando una di queste soluzioni” conclude John Greenwood.
“Dopo una modesta ripresa del PIL reale dell'Eurozona nel secondo trimestre (+0,3% su base trimestrale), la crescita ha subito un rallentamento nel terzo trimestre (+0,1%), ascrivibile principalmente alla decelerazione dell'economia tedesca (dallo 0,7% del secondo trimestre allo 0,3%) e francese (dallo 0,5% al -0,1%). Alcune economie periferiche hanno invece subito un miglioramento: la Spagna è finalmente uscita da una recessione durata ben 27 mesi grazie ad una crescita minima dello 0,1% mentre l'economia italiana è passata dal -0,3% del secondo trimestre al -0,1% del terzo“, spiega John Greenwood Chief Economist di Invesco.
Per il 2014, a fronte della debolezza della crescita della massa monetaria M3 e della flessione dei prestiti bancari, l'Eurozona appare ben lontana da un possibile allineamento ad USA e Regno Unito in termini di espansione del credito o della massa monetaria. Di conseguenza, appare molto improbabile che l'attività economica dell'Area Euro possa ripartire, seguendo lo stesso sostenuto trend degli USA o registrando un'improvvisa inversione di tendenza come quella vista nel Regno Unito. Inoltre, a fronte di una politica fiscale ancora restrittiva (seppure in graduale allentamento) e dell'improbabile deprezzamento valutario, non resta nemmeno uno dei tre principali strumenti (monetari, fiscali e valutari) abitualmente utilizzati per fa ripartire l'economia.
“Di conseguenza per il 2014 prevedo un tasso di crescita pari solo allo 0,8% (rispetto all'1,1% indicato dalla BCE) e un tasso di inflazione dello 0,6%, circa la metà rispetto all'1,1% previsto dalla BCE” continua John Greenwood.
“A mio parere, solo un rafforzamento della domanda delle principali economie o anche un rafforzamento della domanda nell'Eurozona nel suo complesso (tramite un'espansione fiscale o monetaria) potrebbe far ripartire l'attività nei Paesi periferici ma, di nuovo, nulla fa pensare che i leader dell'Area Euro stiano valutando una di queste soluzioni” conclude John Greenwood.
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