Che cos'è successo sui mercati questa settimana
L’ultima settimana è stata interlocutoria sui mercati internazionali, in seguito alle vendite sul Nikkei del 23 maggio. Cerchiamo di guardare più nel dettaglio cosa sta succedendo.
di Redazione Soldionline 31 mag 2013 ore 10:46L’ultima settimana è stata interlocutoria sui mercati internazionali, in seguito alle vendite sul Nikkei del 23 maggio.
Cerchiamo di guardare più nel dettaglio cosa sta succedendo.
I tassi di interesse sui bond governativi (JGB giapponesi, Treasuries americani, Bund tedeschi) sono recentemente saliti, segnando un percorso di “normalizzazione” dopo anni di tassi bassi. Questo ha causato vendite su tutti i mercati obbligazionari, ma non solo: i tassi di interesse sono lo strumento di base per prezzare qualsiasi attività finanziaria, per cui un rialzo dei tassi ha ceteris paribus un impatto negativo sul prezzo di tutti gli asset quotati. Ad aver sofferto maggiormente sono stati in mercati azionari, asiatici ed emergenti in particolare. Ma anche i mercati del credito o delle obbligazioni emesse dai paesi emergenti (in valuta locale e non) hanno sofferto, con rialzi degli spreads e dei rendimenti.
Il selloff su azioni e obbligazioni corporate ha causato un generale aumento dell’avversione al rischio degli investitori, che hanno quindi anche venduto posizioni ritenute più “a rischio”, ad esempio gli investimenti su valute locali dei paesi emergenti come il Rand sudafricano o il Real brasiliano (economie tra l’altro in difficoltà recentemente per crescita bassa e inflazione in crescita).
Tirando le somme, in primo luogo si può dire che un progressivo aumento dei tassi di interesse sulle scadenze medio lunghe ha messo in luce quanto è delicata l’uscita da politiche monetarie espansive e che probabilmente la “normalizzazione” dei tassi di interesse richiederà tempo e interventi costanti da parte dei policy makers per evitare scenari di panico generalizzato (come successe nel 1994, quando un veloce rialzo dei tassi di interesse a livello globale causò una serie di crisi creditizie).
Secondariamente, la debolezza dei paesi emergenti (dal punto di vista delle valute, dei tassi e dei mercati azionari) è stata più marcata di quanto molti si aspettavano. Questo fenomeno non va sottovalutato: i mercati emergenti sono stati per anni quasi un rifugio per investitori in fuga dall’Europa (per la crisi dei debiti sovrani) o dai paesi sviluppati in genere (dove i rendimenti dei titoli governativi erano ai minimi). Una lenta uscita dalla crisi da parte di Europa e Giappone, accompagnata da una normalizzazione dei rendimenti, potrebbe far rientrare capitali sulle economie sviluppate, riducendo l’appeal dei mercati emergenti.
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