Apple e il +7% post trimestrale, si poteva prevedere?
Apple per buona parte della seduta di ieri è stata scambiata sopra 117$, ovvero oltre il +7%, per poi chiudere con un rialzo post trimestrale del +5,65%, sulla scia della chiusura debole dell’Indice generale americano
di Redazione Soldionline 29 gen 2015 ore 10:39A cura di WeOptions
Apple per buona parte della seduta di ieri è stata scambiata sopra 117$, ovvero oltre il +7%, per poi chiudere con un rialzo post trimestrale del +5,65%, sulla scia della chiusura debole dell’Indice generale americano.
Quindi una trimestrale ben sopra le attese ha sorpreso il mercato e gli analisti? Sembrerebbe! Certamente non gli opzionisti che da giorni notavano la volatilità implicita delle opzioni weekly su Apple (per intenderci quelle con scadenza domani) prezzare la strategia straddle con un movimento dell’azione sottostante o del +7% o del -7% all’indomani della comunicazione degli earnings.
Lo straddle è una strategia neutrale consistente nel contemporaneo acquisto sia di opzioni put (che danno il diritto di vendere un titolo ad un determinato prezzo entro una certa data) che di opzioni call (che garantiscono invece il diritto di comprare) aventi strike price uguale e immediatamente vicino alla prezzo dell’azione in un determinato istante. Il costo di uno straddle (ovvero la somma dei prezzi dell’opzione put e della call individuate) è un indicatore abbastanza preciso di quanto un’azione ci si aspetta si muova successivamente a un evento programmato.
WeOptions, per esperienza, sconsiglia di applicare la strategia in occasione della comunicazione dei bilanci societari perché statisticamente accade che il movimento dell’azione (al rialzo o al ribasso che sia) successivamente alla comunicazione dei dati, non sia sufficiente a coprire il costo della somma di put+call. Di conseguenza la strategia non è profittevole, ma ha un interessante potere predittivo.
Tornando al prezzo di chiusura di Apple il giorno 28 gennaio pari a 109,14$, pochi minuti prima della comunicazione della trimestrale avvenuta a Borsa chiusa si poteva notare, in corrispondenza di quei momenti, che la call 109 prezzava 3,80 $ e la put con lo stesso strike 3,70$ (prezzi ask) per un costo complessivo della strategia di 7,50$ che portava a un auspicabile prezzo del titolo, per il giorno successivo, o a quota 116,64 $ (in caso di dati sorprendentemente positivi) o a quota 101,64 $ (in caso di trimestrale deludente).
Nella giornata di ieri il prezzo di apertura di Apple è stato di 117,62 $ e quindi la strategia sembra aver funzionato dal momento che l’elevata volatilità implicita delle options dei giorni precedenti si è poi rivelata in linea con la volatilità realizzata dal sottostante!! Tuttavia, possiamo dire, prudentemente, che questa volta sia andata bene…
Ciò che un’opzionista avrebbe in realtà potuto più razionalmente dedurre studiando le options su Apple, è che il titolo aveva le carte in regola per esplodere al rialzo, per cui la cosa migliore da fare era comprare le azioni sottostanti e gli stock future nei giorni precedenti e non la strategia straddle! Una notevole sproporzione nel numero degli open interest delle opzioni call rispetto alle put, depurato da strategie di copertura (come le covered call) suggeriva l’operazione con pochi rischi! Ciò accade perché la speculazione (leggasi insider trading) si riversa normalmente su strumenti a leva finanziaria, come le opzioni.
In Italia, si è parlato recentemente di sfruttamento di informazioni privilegiate da parte dei bene informati in relazione al recente provvedimento legislativo che prevede la trasformazione delle Banche Popolari in Spa. In WeOptions abbiamo individuato un unico movimento anomalo su un paio di call del Banco Popolare nei giorni immediatamente precedenti la notizia. Sarà mica stato quel gestore londinese amico e guru del governo Renzi