Usa, l’altra faccia del rapporto sull’occupazione
Deludente, a prima vista. Ma a guardarlo tutto, il rapporto sull’occupazione di gennaio riserva qualche sorpresa. Secondo la household survey il quadro non sarebbe poi così negativo, anzi
di Marco Delugan 7 feb 2014 ore 16:35
La crescita degli occupati nei settori non agricoli è stata inferiore alle attese. I nuovi posti di lavoro creati a gennaio sono stati 113mila contro le stime di 180mila.
Ma il rapporto sull’occupazione è fatto di due parti, due diversi set di dati provenienti da due diverse indagini campionarie. Una è l’indagine “household survey”, svolta tramite interviste telefoniche e postali alle famiglie americane, da cui proviene il tasso di disoccupazione; l’altra è la “establishment survey”, anche questa svolta via posta e telefono, ma rivolta alle aziende dei settori non agricoli.
Dalla seconda proviene il dato sulle nuove buste paga che, come abbiamo visto, non è stato esaltante, inferiore alle attese degli analisti già di per se non particolarmente ottimistiche.
Ma dall’altra indagine, la “household survey”, quella rivolta alle famiglie, emerge una realtà diversa. In gennaio l’economia Usa avrebbe creato 616mila nuovi posti di lavoro – contro i 113mila rilevati dalla “establishment survey” – e il tasso di disoccupazione sarebbe sceso al 6,6% dal precedente 6,7%. Per i lavoratori con la sola istruzione secondaria, inoltre, il tasso di disoccupazione risulta sceso al 6,5% in gennaio dal precedente 7,5%.
I posti di lavoro creati nel mese sarebbero tutti a tempo pieno, mentre i lavori part time risultano addirittura diminuiti.
Che le due indagini diano risultati discordanti non è una novità, e l’andamento dei numeri va osservato nel lungo periodo nel quale gli scenari delineati dai due diversi approcci tendono a coincidere.
Quello che si può cogliere da queste rilevanze statistiche è che il quadro al momento potrebbe non essere così chiaro come la lettura dell’andamento delle sole buste paga potrebbe far pensare. E che il futuro potrebbe riservare sorprese, questa volta positive.
Ma sono solo ipotesi, ovviamente…
Ma il rapporto sull’occupazione è fatto di due parti, due diversi set di dati provenienti da due diverse indagini campionarie. Una è l’indagine “household survey”, svolta tramite interviste telefoniche e postali alle famiglie americane, da cui proviene il tasso di disoccupazione; l’altra è la “establishment survey”, anche questa svolta via posta e telefono, ma rivolta alle aziende dei settori non agricoli.
Dalla seconda proviene il dato sulle nuove buste paga che, come abbiamo visto, non è stato esaltante, inferiore alle attese degli analisti già di per se non particolarmente ottimistiche.
Ma dall’altra indagine, la “household survey”, quella rivolta alle famiglie, emerge una realtà diversa. In gennaio l’economia Usa avrebbe creato 616mila nuovi posti di lavoro – contro i 113mila rilevati dalla “establishment survey” – e il tasso di disoccupazione sarebbe sceso al 6,6% dal precedente 6,7%. Per i lavoratori con la sola istruzione secondaria, inoltre, il tasso di disoccupazione risulta sceso al 6,5% in gennaio dal precedente 7,5%.
I posti di lavoro creati nel mese sarebbero tutti a tempo pieno, mentre i lavori part time risultano addirittura diminuiti.
Che le due indagini diano risultati discordanti non è una novità, e l’andamento dei numeri va osservato nel lungo periodo nel quale gli scenari delineati dai due diversi approcci tendono a coincidere.
Quello che si può cogliere da queste rilevanze statistiche è che il quadro al momento potrebbe non essere così chiaro come la lettura dell’andamento delle sole buste paga potrebbe far pensare. E che il futuro potrebbe riservare sorprese, questa volta positive.
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