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E se Tsipras avesse ragione?

Davvero la strada imposta dall’Europa alla Grecia è l’unica possibile? Davvero è la via giusta? Non la pensa così Alexis Tsipras, leader di Syriza, la coalizione di partiti che ha appena vinto le elezioni.

di Marco Delugan 27 gen 2015 ore 16:18

Syriza ha vinto le elezioni e il suo leader Alexis Tsipras ha ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo. Un primo accordo è stato raggiunto con il partito di destra Greci Indipendenti, lontano da Syriza su quasi tutto, tranne che sulla necessità di rivedere le misure di austerità economica imposte dall’Europa come condizioni per la realizzazione dei due piani di salvataggio attuati negli anni appena scorsi. Ma le consultazioni non sono ancora terminate, e la coalizione di governo potrebbe aprirsi ad altri partiti.

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Tra le misure che il nuovo governo ritiene di dover realizzare c’è una nuova ristrutturazione del debito, e cioè la riduzione dello stesso in termini assoluti e l’allungamento dei tempi di pagamento. In gergo finanziario questo tipo di operazioni sul debito pubblico vengono chiamate haircut, un taglio che permette al paese che lo realizza di ridurre le spese per il così detto servizio del debito indirizzandole al miglioramento delle condizioni economiche interne.

E’ prevedibile che una scelta di questo tipo possa non trovare il favore delle istituzioni europee e nemmeno di chi detiene in portafoglio i titoli greci.

Ma davvero Syriza ha tutti i torti nel cercare di realizzare questo obiettivo?

Yanis Varoufakis, il più accreditato per diventare il prossimo ministro delle finanze è professore di economia. In una recente intervista rilasciata a Bloombreg, ha dichiarato questo:

Il nostro obiettivo primario è quello di ripristinare un senso di razionalità nel dibattito che circonda il programma greco. Mettiamola molto brevemente in modo che i nostri spettatori possono capire. Nel 2010 purtroppo, tragicamente, la nostra nazione e in particolare il nostro Stato, divennero insolventi. Come ha fatto l'Europa, l'Europa ufficiale, nella sua infinita saggezza, ad affrontare questo problema? Lo ha fatto, tra virgolette, concedendo il più grande prestito nella storia al più insolvente degli Stati europei. E 'stato un caso tipico di estendere e far finta, scritto grande e applicato ad una nazione intera. E’ come aver negato la realtà del fallimento e averlo poi trattato come un problema di liquidità. Ma in questo modo si sta semplicemente aggravando la bancarotta e la si sta estendendo al futuro.

Difficile non essere d’accordo con una posizione di questo tipo guardando a quanto siano pesanti le misure di austerità che la Grecia si è vista imporre per essere “salvata”.

E poi, altrettanto importante, se non addirittura più importante: il salvataggio è davvero un salvataggio, l’insieme delle misure attuate permetterà davvero alla Grecia di uscire dalla crisi?

Su questo punto Mike Bird di Businessinsider.com ha osservato che:

Negli Stati Uniti durante l’ultima recessione il prodotto interno lordo è sceso del 5% per poi riprendere a salire. Nel Regno Unito la flessione è stata del 7%. Entrambe le nazioni hanno adesso superato i loro livelli pre crisi. La Grecia ha perso il 25% e solo da poco ha ricominciato a salire, ed è ancora molto lontana dai livelli pre crisi.

Se l’obbiettivo dell’Unione Europea è quello di riportare il rapporto debito Pil intorno al 60%, la Grecia dovrebbe realizzare un avanzo primario (tasse meno tutte le spese tolte quelle sugli interessi sul debito) pari al 7,2% del Pil ogni anno dal 2020 al 2030.

E su questo osserva ancora Bird:

Se tutto questo sembra impossibile, è perché lo è. Prestazioni di questo tipo non hanno precedenti in nessuna economia avanzata nella storia recente. Lo storico dell’Economia Barry Eichengreen ha studiato l’economia di 54 paesi nel periodo che va dal 1974 al 2013, e ha scoperto che sono in tre casi – Belgio, Singapore e Norvegia - un paese ha realizzato un surplus primario superiore al 5% del Pil per 10 anni consecutivi. E nessuno aveva le condizioni sociali in cui sta vivendo la Grecia.

Se a questo punto è difficile pensare che possa riuscirci la Grecia, allora non è difficile pensare che la cura imposta dalle istituzioni europee non sia la migliore possibile.

Un alleggerimento del debito greco non sembra, inoltre, un’operazione impossibile. Molto di questo debito non è detenuto da investitori privati o da istituzioni finanziarie, ma da istituzioni internazionali ed europee. E questo vuol dire che i costi di un’operazione del genere non sarebbero enormi.

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Secondo molti economisti, però, è difficile che tutto questo possa venir supportata dai governi e dalle istituzioni che detengono il debito greco. Per molti motivi, non ultimo il rischio che si possano aizzare in questo modo altre posizioni anti austerità, che le politiche di restrizione della spesa pubblica attuate al fine di controllare l’andamento del debito degli stati della zona euro possano venir rigettate anche da altri paesi. Insomma, che non è affatto impossibile che il tentativo di “ripristinare un senso di razionalità nel dibattito che circonda il programma greco”, come diceva Yanis Varoufakis, probabile futuro ministro delle finanze greco, possa fallire.

E in vista di questa possibilità, così conclude il suo ragionamento Mike Bird:

Se anche Syriza dovesse fallire, questo non vuol dire che abbia torto. L’unica cosa davvero responsabile da fare di fronte al collasso economico greco e alle misure imposte per il suo “salvataggio” è opporsi ad un sistema di regole che si sta rivelando assurdo.

Insomma, Tsipras potrebbe avere ragione.

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