Oggi più che mai, l'unico modo per ottenere rendimento è rischiare
La nostra convinzione generale, secondo cui stiamo attraversando una fase di financial repression per cui l’unica alternativa per gli investitori sia l’assunzione di rischio
di Redazione Soldionline 16 ott 2013 ore 14:51Articolo a cura di Allianz Global Investors
La nostra convinzione generale, secondo cui stiamo attraversando una fase di financial repression per cui l’unica alternativa per gli investitori sia l’assunzione di rischio, è stata considerata ancora convincente in occasione del secondo Investment Forum del 2013, che ha avuto luogo a New York a metà settembre.
Understand
Prima di analizzare la reale efficacia del nuovo approccio di politica macroeconomica introdotto dal Primo Ministro giapponese Shinzo Abe, conveniamo sul fatto che l’Abenomics difficilmente potrà avere successo, nonostante il forte impegno dell’amministrazione a combattere la deflazione. Senza le necessarie riforme sul fronte dell’offerta e l’apertura del Giappone all’immigrazione per affrontare il problema demografico, la situazione potrebbe rilevarsi instabile e provocare una crisi dello Yen e la conseguente ridistribuzione dei risparmi in Giappone allo scopo di finanziare il debito, con implicazioni di rilievo per il sistema finanziario globale.
L’analisi della massiccia vendita di titoli del Tesoro americano causata dalle dichiarazioni della Federal Reserve in merito al “tapering”, cioè all’intenzione di ridurre gradualmente nei prossimi mesi l’acquisto di titoli governativi, ha lasciato pochi dubbi sul fatto di essere arrivati ad un punto di svolta del ciclo dei tassi di interesse globali nonchè alla fine della fase rialzista dei mercati obbligazionari. Tuttavia, con gli alti livelli di indebitamento a livello globale, crediamo che l’allentamento monetario continuerà più a lungo di quanto previsto in questo momento dal mercato.
Nell’ultima sessione del Forum, i partecipanti hanno affrontato temi specifici a livello di singole aree geografiche ed asset class, partendo in particolare da una valutazione dell’attrattività dei mercati emergenti. Le economie emergenti con un deficit delle partite correnti con molta probabilità potrebbero risentire dell’impatto negativo di eventuali strette monetarie nei mercati sviluppati. Riteniamo che i mercati azionari emergenti siano abbastanza costosi se confrontati con i dati storici e che essi non rappresentino l’unico modo per partecipare alla crescita economico-finanziaria dell’area. Al contrario, le obbligazioni dei mercati in via di sviluppo in valuta locale rappresentano un’asset class unica, che offre agli investitori accesso ad economie caratterizzate da dinamiche demografiche solide e da un rapporto tra debito e Pil relativamente basso. Di conseguenza, il recente crollo dei prezzi nel mercato obbligazionario e la svalutazione di alcune valute locali nei mercati emergenti hanno evidenziato che il rialzo dei rendimenti nei mercati obbligazionari dei paesi in via di sviluppo può rappresentare una significativa protezione contro ulteriori svalutazioni delle valute nel medio termine.
Act
In un mondo in cui il deleveraging1 settore pubblico e privato è solamente all’inizio ed i costi di rifinanziamento sono quindi un fattore importante, gli stimoli delle Banche Centrali sotto forma di Quantitative Easing rimangono cruciali. Le principali Banche Centrali pertanto continueranno a voler restare “dietro la curva”. L’abbondante liquidità immessa dalle Banche Centrali manterrà i tassi a breve vicino allo zero, i rendimenti a lungo termine al di sotto del livello di equilibrio e i rischi inflazionistici al rialzo. Considerato che la maggior parte delle risorse finanziarie globali è investita in strumenti liquidi a brevissimo termine, la financial repression resta ancora un effettivo pericolo per gli investitori.
Confermiamo quindi la nostra convinzione per cui non c’è nel alternativa se non quella di investire nei risk asset:
• I titoli governativi di riferimento nei mercati sviluppati offrono rendimenti inferiori alla soglia di equilibrio e continuano ad essere costosi. Le scadenze a più lungo termine sembrano da evitare.
• Considerate le caratteristiche specifiche delle obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale, manteniamo il nostro giudizio positivo includendo anche alcune delle economie più fragili, che recentemente hanno risentito delle dichiarazioni della Federal Reserve sulla riduzione degli stimoli monetari.
• Le valutazioni azionarie sono sostenute da una serie di fattori, tra cui il profondo divario dei rendimenti tra azioni e obbligazioni e il fatto che la maggior parte dei grandi investitori ha una posizione sottopesata nei mercati azionari e che molti settori presentano un rendimento da dividendi interessante. Con riferimento al segmento dei titoli a dividendo, sarebbe preferibile un orientamento più ciclico verso le società con un potenziale di crescita dei dividendi.
• Il Giappone è un caso a parte. Si potrebbe optare per un’operazione tattica sul mercato azionario giapponese per sfruttare la reflazione, ma finché non saranno attuate riforme strutturali importanti non possiamo prevedere una sovraperformance sostenuta. I JGB (titoli governativi giapponesi) invece non appaiono un investimento attraente.
Oggi più che mai, sembra che l’unico modo per ottenere rendimento sia rischiare.