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Dimon (JP Morgan) «L’Inflazione è difficile da battere. I tassi delle banche centrali saliranno ancora» (Il Sole24Ore)

di Redazione Lapenna del Web 12 lug 2023 ore 07:17 Le news sul tuo Smartphone

funzioni-mercati-finanziariIn un'intervista esclusiva a Isabella Bufacchi per Il Sole24Ore, il numero uno di JP Morgan Chase - Jaime Dimon - ha espresso il suo parere sulla complessa situazione economica globale. La discussione ha toccato le numerose preoccupazioni che il mercato sta vivendo in questi mesi. Come quella legata al tasso sui fondi federali, che è salito di 500 punto base: la stretta più rapida in quattro decenni. Secondo Dimon, nessuno si aspettava una dinamica così rapida, ma si sarebbe potuto pensare a effetti peggiori. La recessione non è ancora arrivata, e non è detto che arrivi: "I migliori economisti del mondo si sono ripetutamente sbagliati. Potremmo passare da un soft landing a un hard landing," spiega Dimon. Il banchiere rassicura comunque che la situazione attuale "non è lontanamente paragonabile al 2008 quando emersero mille miliardi di dollari di mutui inesigibili".

Anche la situazione dei tassi d'interesse in Europa preoccupa Dimon, che ritiene che anni di tassi d'interesse negativi abbiano costituito un importante errore da parte delle banche centrali. "Mi preoccupo dell’effetto del quantitative tightening sui mercati. È normale avere tassi di interesse che pagano più dell’inflazione. Questa è la norma. Capisco bene che i governi abbiano fatto la cosa giusta dopo la crisi finanziaria e dopo Covid ma, con il senno del poi, era troppo, troppo in tutto il mondo". Il suo team si aspetta tassi più elevati, più a lungo: a suo avviso ci sarebbe ancora troppa liquidità nel sistema. "E ora ci sono tanti fattori che si aggiungono alle pressioni inflazionistiche: il de-risking nel commercio internazionale, la situazione energetica non ancora pienamente stabile, l’IRA Act, il Chips Act e il suo equivalente in Europa," prosegue.

Per quanto riguarda l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia questa situazione sta influenzando tutte le relazioni globali. A suo avviso, sussistono "seri problemi relativi alla sicurezza nazionale sui quali avremmo dovuto concentraci prima", e non riguardano solo l'Ucraina.

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