Tassi BCE, taglio a giugno (con "salto" a luglio)?
di Redazione Lapenna del Web 10 apr 2024 ore 10:53 Le news sul tuo SmartphoneKevin Thozet - membro del Comitato Investimenti di Carmignac - ritiene che la riunione dell'11 aprile 2024 della BCE sarà tra le più rapide della storia.
Secondo l'esperto, Christine Lagarde è stata molto chiara a marzo: possiamo aspettarci un taglio dei tassi a giugno e altri due o tre più avanti, nel corso dell'anno. L'esperto è dell'avviso che a sole cinque settimane dall'ultima riunione del Consiglio direttivo, e dunque con poche statistiche in più da considerare, difficilmente una banca centrale così data-dependent potrà cambiare direzione.
"Le ultime notizie sull'inflazione hanno spiazzato il consensus, registrando un dato inferiore di 10 punti base rispetto alle attese, ma pienamente in linea con le previsioni della BCE," precisa Kevin Thozet, secondo cui, per ora, lo scenario BCE si sta evolvendo come da previsioni. L'esperto ha aggiunto che, a fronte dei progressi compiuti in tema di disinflazione, in linea con le previsioni dello staff, la riunione di questa settimana dovrebbe confermare l'ipotesi di un taglio a giugno, a condizione che i dati restino allineati.
"Secondo le nostre previsioni, la BCE dovrebbe ridurre i tassi di interesse a giugno, con un possibile "salto" a luglio", spiega Kevin Thozet. L'esperto ha aggiunto che la dipendenza dai dati significa che il rischio inflazionistico al rialzo dovrebbe essere integrato dal Consiglio, dato che l'inflazione core dei servizi rimane al 4%, i prezzi delle materie prime sono in rialzo e i rischi geopolitici rimangono elevati. Superata l'estate, spiega l'esperto, potrebbero accadere molte cose, ma i tre-quattro tagli annunciati dalla banca centrale europea implicano tagli in successione a partire da settembre.
"Questo contesto offre uno scenario favorevole ai mercati del credito europei," ha evidenziato l'esperto, spiegando che la tenuta dell'economia fa sì che i tassi di default rimangano contenuti, mentre la disinflazione (o il contenimento dell'inflazione ciclica) fa sì che la politica monetaria possa essere più accomodante.
Kevin Thozet invita a privilegiare le scadenze brevi e intermedie: tassi di policy più bassi dovrebbero essere sinonimo di reflazione e quindi di rendimenti obbligazionari a lungo termine più elevati, in quanto la curva dei rendimenti diventa più ripida e riflette il miglioramento delle prospettive di crescita futura.
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