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BCE, le decisioni della riunione del 9 giugno 2022

Il Consiglio direttivo ha deciso di porre fine all'asset purchase programme (APP) a partire dal 1° luglio 2022 e ha anticipato l'aumento dei tassi a luglio

di Edoardo Fagnani 9 giu 2022 ore 16:54

bce_19Importanti novità nella politica monetaria della BCE, alla luce dell'attuale contesto macroeconomico, in particolare sull'inflazione, considerata la maggiore sfida per l'istituto centrale europeo.

Le nuove stime dello staff della BCE indicano un'inflazione al 6,8% per il 2022, per poi scendere rispettivamente al 3,5% e al 2,1% nel biennio 2023/2024.

In particolare, sulla base dell'attuale scenario, il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di porre fine all'asset purchase programme (APP) a partire dal 1° luglio 2022 e ha anticipato un primo aumento di 25 punti base dei tassi nella riunione di luglio.

Le decisioni sono state prese con il voto unanime dei membri della BCE.

 

Le decisioni della BCE nella riunione del 9 giugno 2022

Nel dettaglio, la banca centrale ha confermato i tassi di interesse: il saggio di riferimento resta fermo allo zero mentre quello sui depositi è negativo e pari al -0,5%. Tuttavia, il consiglio direttivo ha ufficializzato l'intenzione di aumentare i tassi di interesse di riferimento di 25 punti base nella prossima riunione in programma per il mese di luglio 2022 e ha anticipato un ulteriore incremento nella successiva riunione di settembre. "La calibrazione di questo incremento dei tassi dipenderà dalle prospettive aggiornate per l’inflazione a medio termine. Se le prospettive di inflazione nel medio periodo permarranno tali o si deterioreranno, un incremento maggiore sarà appropriato alla riunione di settembre", ha puntualizzato la BCE, aggiungendo che dopo settembre, in base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo prevede che un graduale ma duraturo un percorso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse sia appropriato.

Inoltre, sulla base dell'attuale scenario, il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di porre fine all'asset purchase programme (APP) a partire dal 1° luglio 2022. Inoltre, il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro dell'APP per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento e, in ogni caso, finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Per quanto riguarda il PEPP, il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. Inoltre, in caso di ulteriore frammentazione del mercato connessa alla pandemia, i reinvestimenti del PEPP potranno essere adeguati in maniera flessibile nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi in qualsiasi momento.

Il Consiglio direttivo continuerà a seguire le condizioni di finanziamento delle banche e ad assicurare che la scadenza delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine della terza serie (OMRLT-III) non ostacoli l’ordinata trasmissione della politica monetaria. Inoltre, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate di rifinanziamento contribuiscono all’intonazione della politica monetaria; le condizioni specifiche delle OMRLT-III cesseranno di essere applicate dal 23 giugno 2022.

Infine, la BCE resta pronta ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi al target del 2% nel medio termine.

 

Le reazioni degli analisti alle indicazioni della BCE

 

Dave Chappell - fixed income senior portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments - ha ipotizzato un aumento di 50 punti base nella riunione di settembre:

La decisione di politica monetaria conferma la fine degli acquisti di obbligazioni e l'inizio del tanto atteso percorso verso tassi positivi, a partire da luglio. Nelle ultime settimane si erano create aspettative sulla possibilità di un rialzo di mezzo punto percentuale per dare il via al ciclo, ma con la dichiarazione di oggi il Consiglio si impegna a un aggiustamento iniziale di 25 punti base.

Tuttavia, la prossima mossa a settembre comporterà quasi certamente un raddoppio a 50 punti base, a meno che le prospettive di inflazione a medio termine non migliorino nelle prossime settimane, il che sembra altamente improbabile. Dopo settembre, la previsione è quella di un percorso graduale ma sostenuto di aumento dei tassi.

Il Consiglio non è al momento preoccupato per l'allargamento degli spread periferici, che ha accompagnato il cambio di rotta della politica monetaria quest'anno. La flessibilità del programma di reinvestimento PEPP sembra rimanere l'unico sostegno per contrastare i rischi di frammentazione, almeno per ora.

 

Ed Hutchings - Head of Rates di Aviva Investors - ha segnalato la posizione restrittiva della BCE:

Dal meeting della BCE è emersa una posizione restrittiva da parte dell’istituto centrale rispetto alla politica monetaria. Con un'inflazione sempre elevata e superiore al consenso, la BCE si riserva la possibilità di decidere fino a che punto e con quale velocità agire. È stato preannunciato un rialzo dei tassi dello 0,25% per luglio, benché in seguito si potrebbe assistere ad aumenti dello 0,5%.

L'euro dovrebbe trarne beneficio, ma i titoli di Stato dovrebbero continuare a faticare. Tuttavia, dato che i mercati stanno già valutando un grado significativo di normalizzazione dei tassi, riteniamo che per essi le prospettive da qui in avanti siano più equilibrate.

 

Secondo Pasquale Diana - Head of Macro Research di AcomeA SGR - la BCE ha intrapreso la lunga marcia verso i tassi neutrali:

Nessuna ambiguità: tassi su a luglio di 25 punti base, con un altro rialzo a settembre. Spesso le banche centrali amano usare un linguaggio molto ambiguo. Non è il caso della BCE oggi, che ha preannunciato la fine degli acquisti nel programma APP a inizio luglio, e un rialzo di 25 punti base il 21 luglio. La BCE aggiunge che intende alzare i tassi anche a settembre, e indica un rialzo più corposo (50 punti base) nel caso in cui la previsione d’inflazione non migliori tra giugno e settembre. Oltre settembre, la BCE intende continuare a normalizzare i tassi, a un ritmo dettato dai dati macro e dall’inflazione. Nella conferenza stampa, la Lagarde ha enfatizzato l’importanza delle previsioni trimestrali (marzo, giugno, settembre, dicembre) ma ha chiarito che può cambiare i tassi anche fuori da queste date.

Esplicita quanto possibile, ambigua quanto necessario. In sostanza, la BCE ha chiaramente lasciato intendere la volontà di alzare i tassi fino a 75 punti base entro settembre se le previsioni d’inflazione non dovessero migliorare, per portare il tasso sui depositi (-0.50%) in territorio positivo. Da lì in poi, il ciclo continuerà fino ad avvicinarsi a un tasso neutrale, sul quale la BCE per ora preferisce rimanere ambigua, oltre ad osservare che è chiaramente positivo (Schnabel) e sta salendo (De Guindos). Se sia 1%, 1.50% o 2% al momento non è una priorità.

Che dire della frammentazione? Che farebbe la BCE se gli spreads si allargassero molto? La percezione è che la BCE non voglia (non possa?) parlare di un nuovo strumento anti-frammentazione perché sarebbe fonte di divisione in un momento in cui c’è unità di intenti nel Consiglio direttivo. La BCE ha semplicemente ripetuto che intende usare i reinvestimenti del PEPP in maniera flessibile, tra i vari paesi e le varie asset class. La Lagarde aggiunge che la BCE sa come “disegnare e implementare” nuovi strumenti, se necessario. Bisogna ammettere peraltro che non è facile disegnare uno strumento che assomigli a un programma di acquisti per contenere gli spread in un momento in cui la BCE sta alzando i tassi. Quale aumento degli spread verrebbe visto come ingiustificato? Ci sarebbe condizionalità per beneficiare di questo strumento, e di che tipo? Cosa farebbe la BCE con la liquidità creata dallo strumento? Sono tutte domande su cui trovare un compromesso non sarebbe facile. Ecco perché è ragionevole ipotizzare che questo strumento verrebbe creato solo in seguito a tensioni molto marcate sul debito nella periferia dell’eurozona. Non ci siamo ancora vicini.

 

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