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BCE, le decisioni della riunione del 3 febbraio 2022

Nella prima riunione del 2022 la BCE ha confermato l’orientamento accomodante della propria politica monetaria, assunto nella riunione di dicembre

di Edoardo Fagnani 3 feb 2022 ore 16:47

bce_18Nella prima riunione del 2022 la BCE ha confermato l’orientamento accomodante della propria politica monetaria assunto nella riunione di dicembre.

 

Le decisioni della BCE nella riunione del 3 febbraio 2022

Nel dettaglio, la banca centrale ha confermato i tassi di interesse: il saggio di riferimento resta fermo allo zero mentre quello sui depositi è negativo e pari al -0,5%.

La banca centrale ha segnalato che i tassi resteranno su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché non vedrà l’inflazione raggiungere il 2% ben prima della fine del suo orizzonte di proiezione e in maniera durevole per il resto dell’orizzonte di proiezione, e finché non riterrà che i progressi conseguiti dall’inflazione di fondo siano sufficientemente avanzati da essere coerenti con lo stabilizzarsi dell’inflazione sul 2% nel medio periodo. Questo potrebbe implicare un periodo transitorio in cui l'inflazione si attesti moderatamente oltre il target fissato.

Inoltre, la BCE ha segnalato che il Consiglio direttivo condurrà gli acquisti netti di attività nell’ambito del PEPP (pandemic emergency purchase programme) a un ritmo inferiore rispetto al trimestre precedente e interromperà gli acquisti netti di attività del PEPP alla fine di marzo 2022; i proventi saranno reinvestiti almeno fino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. La flessibilità rimarrà, quindi, un elemento della politica monetaria ove i rischi per la sua trasmissione mettano a repentaglio il conseguimento della stabilità dei prezzi. In particolare, in caso di ulteriore frammentazione del mercato connessa alla pandemia, i reinvestimenti del PEPP potranno essere adeguati in maniera flessibile nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi in qualsiasi momento. Inoltre, gli acquisti netti del PEPP potrebbero essere ripresi, se necessario, per contrastare gli shock negativi connessi alla pandemia.

In linea con una riduzione graduale degli acquisti di attività decisa nella riunione di dicembre 2021, affinché l’intonazione della politica monetaria rimanga coerente con lo stabilizzarsi dell’inflazione sull’obiettivo di medio termine, il Consiglio direttivo della BCE ha stabilito che gli acquisti netti nell'ambito dell'asset purchase programme (APP) si attesteranno a un ritmo mensile di 40 miliardi di euro nel secondo trimestre del 2022 e si ridurranno a 30 miliardi nel trimestre successivo. Da ottobre 2022 gli acquisti proseguiranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro, fino a quando sarà necessario a rafforzare l’impatto di accomodamento dei tassi di riferimento e termineranno poco prima che inizierà a innalzare i tassi di riferimento della BCE. Inoltre, il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro dell'APP per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento e, in ogni caso, finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Il Consiglio direttivo continuerà a seguire le condizioni di finanziamento delle banche e ad assicurare che la scadenza delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine della terza serie (OMRLT-III) non ostacoli l’ordinata trasmissione della politica monetaria. Inoltre, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate di rifinanziamento contribuiscono all’intonazione della politica monetaria; le condizioni specifiche delle OMRLT-III cesseranno di essere applicate a giugno del 2022. Il Consiglio direttivo valuterà anche l’adeguata calibrazione del sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve, affinché la politica dei tassi di interesse negativi non limiti la capacità di intermediazione delle banche in un contesto di abbondante liquidità in eccesso.

Infine, la BCE resta pronta ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi al target del 2% nel medio termine.

 

Le reazioni degli analisti alle indicazioni della BCE

Steve Ryder - sovereign portfolio manager di Aviva Investors - ha focaliizato l'attenzione sulle dichiarazioni di Christine Lagarde nel corso della conferenza stampa a commento delle decisioni di politica monetaria:

C'è stata una grande attenzione per il meeting della BCE, considerando i continui rialzi dell'inflazione nell'area dell'euro.

La priorità era capire il modo in cui il presidente Lagarde avrebbe affrontato questo fenomeno e se le attese del mercato rispetto ad un primo rialzo dei tassi nel 2022 potessero essere confermate.

La Lagarde ha riconosciuto che le pressioni inflazionistiche stanno aumentando e che i rischi sono orientati al rialzo. Per quanto le aspettative di un aumento dei tassi nel 2022, Lagarde è stata meno incline rispetto a dicembre e ha suggerito che una valutazione maggiore potrebbe essere fatta a marzo.

Questa incertezza ha continuato a spingere i tassi di interesse al rialzo e gli spread delle obbligazioni europee ad allargarsi ulteriormente - crediamo che queste pressioni continueranno e restiamo sottopesati nella regione.

 

Konstantin Veit - Senior Portfolio Manager European Rates di PIMCO - si è già focalizzato sulla prossima riunione di marzo:

L'incontro di oggi della BCE ha dato un messaggio da falco: il Consiglio direttivo ha mostrato una maggiore apertura verso un ritiro anticipato del sostegno di politica monetaria.

La prossima tappa è marzo, quando avremo le nuove proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’istituto centrale. Se le proiezioni sull'inflazione, già moderatamente aggressive, saranno caratterizzate da sostanziali revisioni al rialzo per il 2023 e il 2024, la BCE probabilmente contemplerà un percorso di uscita in qualche modo accelerato, uno scenario che il mercato sta già valutando.

Il mercato sta ora prezzando un primo rialzo dei tassi di 10 punti base a luglio, il che implica la fine degli acquisti netti di asset già ad aprile.

Se, d'altra parte, l'inflazione a medio termine scenderà in linea o al di sotto delle proiezioni attuali, la BCE probabilmente procederà con il pilota automatico per la maggior parte dell'anno.

 

Kaspar Hense - Senior Portfolio Manager di BlueBay Asset Management - non ha nascosto la delusione da quanto emerso dalla conferenza stampa di Christine Lagarde:

Christine Lagarde ancora una volta non è riuscita a gestire al meglio la conferenza stampa post-meeting: né ha spinto per contenere il pricing dei mercati, né ha chiarito che l'inflazione attuale in Europa è legata al lato dell'offerta, come ha inizialmente sostenuto nel suo discorso. Sebbene nel suo speech abbia evidenziato i rischi sul fronte crescita, i deboli effetti secondari e le aspettative sull’inflazione, il suo tono è diventato molto più "falco" nella sessione di Q&A, dove non è riuscita a tranquillizzare i mercati, rimandando al fatto che da marzo in avanti ogni meeting potrebbe riservare delle sorprese. Non sorprende quindi che nei prossimi giorni sia Lagarde che Philip Lane dovranno attivarsi per calmare i mercati e attenuare il tono "da falco" che ha chiaramente deluso gli operatori.

Nonostante ciò, ci aspettiamo che la BCE diventi più convincente nel corso dei prossimi meeting, soprattutto in concomitanza con l’aggiornamento delle previsioni economiche. Ci si aspetta che i salari aumenteranno verso il quarto trimestre dell’anno, con un’importante negoziazione sul fronte salariale e un aumento del salario minimo in Germania. Ciò implica che l’Eurotower sarà in una buona posizione per continuare a inasprire moderatamente la politica monetaria in una fase di rafforzamento economico. Farlo ora, in un momento in cui Omicron sta impazzando e la Russia è schierata al confine, vorrebbe dire buttarsi in una corsa all’inasprimento non necessaria, come invece avvenuto altrove, dove le aspettative su inflazione e mercato del lavoro sono molto più avanti. Speriamo in ogni caso che la gestione dei meeting diventi meno disruptive col passare del tempo.

 

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