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BCE: TASSI ANCORA IN AUMENTO DI 25 PUNTI BASE

Come nelle attese, è proseguita la stretta della politica monetaria della BCE. La decisione è stata presa con il voto unanime dei componenti del Consiglio direttivo

di Redazione Soldionline 27 lug 2023 ore 16:27

bce_19Come nelle attese, è proseguita la stretta della politica monetaria della BCE. L’istituto centrale ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base, portando il saggio di riferimento al 4,25%. La presidente Christine Lagarde ha segnalato che la decisione è stata presa con il voto unanime dei componenti del Consiglio direttivo.

La Banca Centrale Europea ha precisato l’incremento dei tassi rispecchia la valutazione del Consiglio direttivo delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. "Gli andamenti osservati dopo l’ultima riunione confermano l’aspettativa che l’inflazione si ridurrà ulteriormente nel resto dell’anno, ma si manterrà su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo", ha aggiunto il consiglio direttivo.

 

Le decisioni della BCE nella riunione del 27 luglio 2023

Il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%, con effetto dal 2 agosto 2023.

L’istituto centrale ha aggiunto che le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi da conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine e siano mantenuti su tali livelli finché necessario. Inoltre, i Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati per determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento continueranno a essere basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, sulla dinamica dell’inflazione di fondo e sull’intensità della trasmissione della politica monetaria.

Inoltre, il Consiglio direttivo ha segnalato che il portafoglio del Programma di acquisto di attività (PPA) si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.

Per quanto riguarda il PEPP (pandemic emergency purchase programme), il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia.

Inoltre, a fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate e i rimborsi in atto contribuiscono all’orientamento della politica monetaria.

Infine, il Consiglio direttivo ha confermato di essere pronto ad adeguare tutti gli strumenti a disposizione nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione torni all'obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria. Lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il mandato di preservare la stabilità dei prezzi.

 

Le reazioni degli analisti alle indicazioni della BCE

Ulrike Kastens (DWS) ritiene che la fine del ciclo dei rialzi sia vicina:

La Banca Centrale Europea ha mantenuto la promessa: i tassi di interesse di riferimento aumenteranno di altri 25 punti base. Ma il "tono da falco" dell'ultimo comunicato stampa della BCE è stato ammorbidito. Sebbene la banca centrale si aspetti che il tasso di inflazione rimanga ancora troppo alto per troppo tempo, le condizioni di finanziamento si sono effettivamente inasprite e hanno frenato la domanda. Questo può essere considerato un successo nel far scendere l'inflazione. La fine del ciclo di rialzi dei tassi di interesse è quindi a portata di mano.

Come in precedenza, tuttavia, la BCE continua a dipendere dai dati. A nostro avviso, ora tutto dipende dalle proiezioni sulla crescita economica e sull'inflazione che la banca centrale farà a settembre per decidere come procedere con la politica monetaria. Sebbene gli indicatori di sentiment si stiano indebolendo in modo significativo, l'inflazione non è ancora stata sconfitta, soprattutto perché i salari e il mercato del lavoro non stanno dando alcun sollievo.

Continuiamo quindi a prevedere un aumento del tasso di interesse di riferimento al 4% a settembre.

 

Dave Chappell - Senior Fixed Income Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments - guarda alla riunione di settembre, segnalando che ogni ulteriore aggiustamento dipenderà dai dati:

La BCE ha seguito l'esempio della Federal Reserve statunitense e ha effettuato un altro aumento dei tassi di 25 punti base, sottolineando che ogni ulteriore aggiustamento dipenderà dai dati.

Le sottili modifiche apportate alla formulazione dell'ultima dichiarazione di politica monetaria suggeriscono che i tassi sono o si stanno avvicinando al livello che il comitato ritiene "sufficientemente restrittivo" per avviare l'inflazione verso l'obiettivo del 2% a medio termine. Mentre l'economia statunitense ha finora superato l'inasprimento delle condizioni finanziarie e il fallimento di qualche banca, confondendo molti con la sua resilienza, l'Eurozona è rimasta a malapena fuori dal territorio di contrazione negli ultimi 9 mesi e le ultime indagini PMI e sulle condizioni del credito suggeriscono che resterà difficile ottenere crescita, anche se la disoccupazione rimane storicamente bassa.

A questo proposito, la BCE dovrebbe ritenere che la politica monetaria stia effettivamente “mordendo” e che nelle prossime riunioni il dibattito si sposterà su quando fare una pausa, piuttosto che su quanti altri rialzi siano probabilmente necessari.

 

Filippo Diodovich - Senior Market Strategist di IG Italia - ha evidenziato che i toni e la comunicazione in conferenza stampa non sono stati particolarmente “hawkish” (falco):

Come ampiamente previsto la Banca Centrale Europea ha deciso di alzare i tassi di interesse di 25 punti base. Nel comunicato unica sorpresa è stata la decisione di non remunerare (tasso allo 0%) le riserve minime obbligatorie che le banche devono lasciare nelle casse dell’istituto di Francoforte, scelta presa per preservare l’efficacia della politica monetaria.

Il comunicato non ha lasciato alcuna indicazione sulle prossime mosse nel meeting di settembre. Anche in conferenza stampa il governatore Lagarde non è caduto nelle richieste insistenti dei giornalisti su quali saranno le prossime scelte sui tassi. Lagarde ha dichiarato l’ovvio (non ci sarà un taglio dei tassi) e mantenuto un posizionamento dipendente dall’andamento dei dati macroeconomici in particolar modo inflazione headline e inflazione core. Come espressamente detto dalla numero uno dell’istituto di Francoforte ci saranno 2 dati sulle pressioni inflazionistiche prima della riunione del Consiglio Direttivo del 14 settembre che saranno fondamentali nrel processo di decision making.

I toni e la comunicazione in conferenza stampa non sono stati particolarmente “hawkish”. Lagarde ha ricordato come l’outlook delle economie europee di breve è peggiorato a causa di un indebolimento della domanda interna e come il mercato del credito ha mostrato chiari segnali di contrazione (report della BCE sui prestiti alle imprese). Questi elementi hanno lasciato intendere come nelle discussioni del Consiglio ci sia stato qualche pressione sul fare una pausa il prima possibile per evitare un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche.

 

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