BCE TASSI ANCORA IN AUMENTO, DI 50 PUNTI BASE
È proseguita la stretta della politica monetaria della BCE. Il saggio di riferimento è stato portato al 3,5%
di Edoardo Fagnani 16 mar 2023 ore 16:56Gli argomenti
Come nelle attese, è proseguita la stretta della politica monetaria della BCE. In particolare, l’istituto centrale ha alzato i tassi di interesse di 50 punti base, portando il saggio di riferimento al 3,5%.
Inoltre, il Consiglio direttivo ha precisato che segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati ed è pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro.
Le decisioni della BCE nella riunione del 16 marzo 2023
Il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 3,50%, al 3,75% e al 3,00%, con effetto dal 22 marzo 2023.
L’istituto centrale ha aggiunto che l'elevato livello di incertezza accresce l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento, che saranno determinate dalle sue valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari, dalla dinamica dell’inflazione di fondo e dall’intensità di trasmissione della politica monetaria.
Il Consiglio direttivo segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati ed è pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro. "Il settore bancario dell’area dell’euro è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità. In ogni caso, la BCE dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza, e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria", ha precisato l'istituto.
Inoltre, il Consiglio direttivo ha segnalato che il portafoglio del Programma di acquisto di attività (PPA) si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema reinveste solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Il ritmo di tale riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine di giugno 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo.
Per quanto riguarda il PEPP (pandemic emergency purchase programme), il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia.
Inoltre, a fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate contribuiscono all’orientamento della politica monetaria.
Infine, il Consiglio direttivo ha confermato di essere pronto ad adeguare tutti gli strumenti a disposizione nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione torni all'obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria. La BCE dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario dell’area dell’euro, qualora ve ne sia l’esigenza. Lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il mandato di preservare la stabilità dei prezzi.
Le reazioni degli analisti alle indicazioni della BCE
Altaf Kassam - EMEA Head of Investment Strategy and Research di State Street Global Advisors - prova a fornire un'indicazione sulle prossime mosse della BCE:
Oggi la BCE ha confermato la nostra aspettativa di base di un rialzo di 50 punti base di tutti i tassi di policy. Questa previsione sembrava scontata all'inizio di marzo, visto che la crescita del CPI di febbraio è stata sorprendentemente forte e che la Banca si era impegnata in tal senso nel meeting del 2 febbraio. Tuttavia, a causa dei timori di una crisi bancaria imminente proveniente dagli Stati Uniti, il mercato ha iniziato a prezzare un rialzo più dovish di 25 punti base.
Alla fine, un rialzo dovish di 25 punti base avrebbe potuto far preoccupare il mercato, inducendolo a credere che ci fosse davvero il rischio di un fallimento sistemico del sistema bancario dell'Unione Europea dovuto al contagio dagli Stati Uniti in Svizzera, mentre le spiacevoli sorprese al rialzo relative ai dati sull'inflazione all'inizio dell’anno hanno dato forza ai falchi - quindi un rialzo di 50 punti base sembrava adeguato.
Tuttavia, una concessione al rapido inasprimento delle condizioni finanziarie sembra essere la sospensione della forward guidance a favore di un approccio dipendente dai dati nelle singole riunioni.
Sylvain Broye - Chief Economist EMEA di S&P Global Ratings - ha apprezzato le scelte della BCE:
Oggi la BCE ha fatto ciò che ci si aspetterebbe da una banca centrale con un mandato di stabilità dei prezzi, quando l'inflazione, al netto delle componenti volatili dell'energia e degli alimenti, è più che doppia rispetto al target: ha rispettato l'impegno di aumentare i tassi di riferimento di 50 punti base.
Le potenziali fragilità del sistema bancario dovrebbero essere affrontate con strumenti di politica monetaria diversi dai tassi di interesse. La BCE ha a disposizione molti di questi strumenti.
Per quanto riguarda il futuro andamento dei tassi di interesse, con l'inflazione che dovrebbe rimanere al di sopra dell'obiettivo fino al 2024 e la crescita del PIL che dovrebbe accelerare nuovamente l'anno prossimo, riteniamo che la BCE possa aumentare il tasso sui depositi al 3,50% dall'attuale 3,0% entro l'estate, ma con prudenti incrementi di 25 punti base.
Katharine Neiss - Chief European Economist di PGIM Fixed Income - non esclude quello odierno sia l'ultimo rialzo della BCE, almeno nel breve termine:
La decisione odierna della BCE contiene tutti gli elementi chiave delle nostre attese. In primo luogo, si è attenuta al ben noto rialzo di 50 punti base per far fronte all'inflazione. Allo stesso tempo, però, l'ultimo annuncio riconosce le recenti turbolenze dei mercati finanziari non suonando dunque stonato. In secondo luogo, non è stata fatta alcuna menzione all'accelerazione dell’andamento del QT oltre il secondo trimestre, che a mio avviso è la decisione giusta. Inoltre, sono state fornite rassicurazioni sugli strumenti di liquidità e sulla supervisione regolamentare e di vigilanza all'interno dell'Area Euro – vale la pena sottolineare fondamentali forti nella regione. In terzo luogo, la dichiarazione contiene un notevole spostamento verso un tono più dovish, sottolineando la dipendenza dai dati e rinunciando a segnalare successivi rialzi dei tassi.
Si tratta di un cambiamento importante che apre le porte alla possibilità che questo rialzo sia l'ultimo, almeno per il prossimo futuro. In effetti, un cambiamento nei fondamentali macro potrebbe giustificarlo: in Europa l’erogazione di credito all'economia reale si basa maggiormente sulle banche e quindi, a parità di altre condizioni, le recenti turbolenze si tradurrebbero in condizioni finanziarie più rigide che altrove. Inoltre, secondo l'ultima indagine sui prestiti bancari della BCE, le condizioni finanziarie si stavano già rapidamente irrigidendo e l'economia interna non si sta surriscaldando come quella Oltreoceano.
Sandra Holdsworth - Head of Rates di Aegon AM - ritiene che il ritmo di ulteriori aumenti sarà più lento di quanto si pensasse:
La Banca centrale europea ha aumentato nuovamente i tassi di interesse. Il tasso di deposito è ora al 3%, il livello più alto dal 2008, in aumento del 3,5% rispetto al minimo dell'estate scorsa, mentre si continua ad affrontare il problema dell'inflazione. La BCE ha mantenuto il ritmo del QT e nel comunicato non ha indicato la probabilità di futuri rialzi, mentre le previsioni economiche sono state modificate, come da attese. L'inflazione futura è stata rivista al ribasso e la crescita economica al rialzo, grazie agli effetti di prezzi dell'energia più bassi.
Nella conferenza stampa la Presidente Lagarde ha riconosciuto che le prospettive sono diventate più incerte a causa della recente volatilità dei mercati finanziari. Ha anche sottolineato che il settore bancario è in una posizione molto più solida rispetto alle crisi precedenti e che la BCE dispone di molti strumenti per affrontare le tensioni e una crisi di liquidità, se necessario.
I mercati si chiedono ora se i tassi nell'Eurozona siano vicini al loro picco, contrariamente a quanto accadeva qualche settimana fa, quando si prevedeva un picco di oltre il 4,0%. Data l'attuale volatilità dei mercati, sembra probabile che il ritmo di ulteriori aumenti sarà più lento di quanto si pensasse, nonostante gli attuali alti livelli di inflazione.