BCE: TASSI ANCORA IN AUMENTO DI 25 PUNTI BASE
È proseguita la stretta della politica monetaria della BCE. L’istituto centrale ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base, portando il saggio di riferimento al 4,5%.
di Redazione Soldionline 14 set 2023 ore 17:19Gli argomenti
È proseguita la stretta della politica monetaria della BCE. L’istituto centrale ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base, portando il saggio di riferimento al 4,5%. La presidente Christine Lagarde ha segnalato che la decisione è stata presa con una maggioranza solida dei componenti del Consiglio direttivo, aggiungendo che alcuni membri avrebbero preferito rimandare la scelta più avanti, sulla base dei dati macroeconomici più precisi.
La Banca Centrale Europea ha precisato l’incremento dei tassi rispecchia la valutazione del Consiglio direttivo delle prospettive di inflazione, considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. "Le proiezioni macroeconomiche di settembre formulate per l’area dell’euro dagli esperti della BCE indicano un tasso di inflazione pari in media al 5,6% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025, per effetto di una revisione al rialzo per il 2023 e il 2024 e al ribasso per il 2025. La correzione al rialzo riflette principalmente l’evoluzione più sostenuta dei prezzi dell’energia", ha aggiunto il consiglio direttivo.
Le decisioni della BCE nella riunione del 14 settembre 2023
Il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 4,5%, al 4,75% e al 4%, con effetto dal 20 settembre 2023.
Il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo. L’istituto centrale ha aggiunto che le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della BCE siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario. Inoltre, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati per determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento continueranno a essere basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, sulla dinamica dell’inflazione di fondo e sull’intensità della trasmissione della politica monetaria.
Inoltre, il Consiglio direttivo ha segnalato che il portafoglio del Programma di acquisto di attività (PPA) si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.
Per quanto riguarda il PEPP (pandemic emergency purchase programme), il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia.
Inoltre, a fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate e i rimborsi in atto contribuiscono all’orientamento della politica monetaria.
Infine, il Consiglio direttivo ha confermato di essere pronto ad adeguare tutti gli strumenti a disposizione nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione torni all'obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria. Lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il mandato di preservare la stabilità dei prezzi.
Le reazioni degli analisti alle indicazioni della BCE
Steve Ryder (sovereign portfolio manager di Aviva Investors) ritiene che il prossimo focus della BCE sarà la crescita e la fine del ciclo di inasprimento:
In occasione del meeting odierno, la BCE ha aumentato i tassi di 25 punti percentuali, sebbene la decisione non sia stata unanime e sia stata accompagnata da una dichiarazione in cui si afferma che "i tassi hanno ormai raggiunto livelli sufficientemente restrittivi".
A questo punto, la BCE è entrata nella fase di "attesa" per il prossimo futuro. D'ora in poi l'attenzione si concentrerà sull'entità della contrazione della crescita e sul modo in cui questa contribuirà a un ulteriore calo dell'inflazione. Riteniamo improbabile un rialzo e concordiamo pertanto con la price action che si concentra sulla fine del ciclo di inasprimento.
Secondo Eric Winograd (Director of Developed Market Economic Research di AllianceBernstein) quella di oggi sarebbe l’ultima stretta della BCE prima della fine del ciclo di aumenti:
La BCE ha seguito in gran parte la traiettoria della Fed in questo ciclo, iniziando ad aumentare i tassi alcuni mesi dopo la Fed e via via accelerando. Tuttavia, oggi ha fatto qualcosa che la Fed non ha ancora fatto: la BCE ha chiaramente segnalato che il ciclo di aumento è finito. Nel comunicato che accompagna le decisioni di politica monetaria, il Consiglio Direttivo ha sottolineato che "sulla base della sua valutazione attuale, il Consiglio Direttivo ritiene che i tassi d'interesse di riferimento della BCE abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per una durata sufficientemente lunga, contribuiranno in modo sostanziale al ritorno tempestivo dell'inflazione al target."
Sebbene ciò non sia una promessa esplicita che non ci saranno ulteriori aumenti dei tassi, è un’indicazione molto decisa verso quella direzione, un messaggio enfatizzato dalla conferma del Presidente Lagarde che la decisione odierna non è stata unanime e che alcuni membri del Consiglio Direttivo avrebbero preferito una pausa. Credo che ci vorrebbe qualcosa di piuttosto drammatico per far riprendere loro gli aumenti dei tassi, e non mi aspetto che ciò avvenga.
Martina Daga (Junior Macro Economist, AcomeA SGR) ha segnalato che l’attenzione si sta spostando da “quanto ancora alzeranno i tassi di riferimento” a “per quanto tempo rimarranno alti”:
Dall’inizio del ciclo dei rialzi lo scorso anno a oggi, la Bce ha alzato i tassi complessivamente di 450 punti base. La decisione non era scontata, nell’ultima riunione di politica monetaria, infatti, Lagarde non aveva dato indicazioni sulla prossima mossa, lasciando la decisione odierna completamente dipendente dai dati. Questi, tuttavia, nelle ultime settimane ci hanno dato indicazioni diverse: da un lato la debole crescita economica, anticipata dai soft data già da alcuni mesi e ora confermata anche da hard data, avrebbe potuto sostenere una pausa nel ciclo dei rialzi; dall’altro lato l’inflazione rimane forte e sopra il target del 2%, con la componente core in particolare che fatica a scendere, e questo ha rappresentato una valida argomentazione per un ulteriore rialzo. Durante la conferenza stampa è stato chiarito che, nonostante la decisione sia stata supportata dalla maggior parte dei membri del board, alcuni avrebbero preferito una pausa.
Avvicinandoci alla fine del ciclo dei rialzi l’attenzione si sta spostando da “quanto ancora alzeranno i tassi di riferimento” a “per quanto tempo rimarranno alti” e verso gli altri strumenti di politica monetaria nelle mani della Bce. Per il momento non sono stati annunciati cambiamenti nel programma di Quantative Tightening, da luglio la Bce ha smesso di reinvestire tutti i titoli in scadenza del programma APP, a oggi la Bce detiene un totale di euro 3.135 bn dei titoli in questo programma principalmente concentrati nel PSPP, mentre per il momento rimane garantito il reinvestimento dei titoli in scadenza del programma PEPP fino alla fine del 2024. La liquidità in eccesso è rimasta sostanzialmente stabile da fine giugno, quando ha registrato un calo importante dovuto non solo all’avanzamento del programma di QT, ma anche al ripagamento della scadenza di giugno del TLTRO da parte delle banche europee.
Secondo Martin Moryson (Martin Moryson DWS) il ciclo di rialzo dei tassi delal BCE dovrebbe essere completato:
Con il rialzo odierno di altri 25 punti base, il ciclo di rialzo dei tassi dovrebbe essere completato. Si presume che d'ora in poi la Banca Centrale Europea (BCE) rimarrà ferma fino a quando non inizierà a ridurre lentamente i tassi d'interesse nell'estate del prossimo anno.
La BCE ha corretto bruscamente le sue proiezioni: A fronte dell'aumento dei prezzi del petrolio e dei generi alimentari, ha alzato le previsioni sull'inflazione complessiva per quest'anno e per il prossimo. Ora la BCE prevede che anche l'anno prossimo l'inflazione media annua sarà ben superiore al 3%, ben lontana dal suo obiettivo di inflazione. La BCE non ha dovuto apportare alcun aggiustamento al tasso core, che per sua natura non dipende dai prezzi del petrolio e dei generi alimentari.
D'altro canto, la BCE ha dovuto rivedere al ribasso le sue aspettative di crescita, in precedenza piuttosto ottimistiche. Per quest'anno e per l'anno prossimo insieme, prevede una crescita cumulativa solo dell'1,7% (proprio come noi), dopo aver ipotizzato il 2,4% a giugno. Il motivo è che la ripresa, che dovrebbe essere trainata, tra l'altro, dai consumi, ora dovrebbe iniziare più tardi a causa dell'aumento dei prezzi del petrolio.
Nel complesso, è probabile che questo sia l'ultimo passo sui tassi di interesse. L'economia dell'area dell'euro si sta già indebolendo a sufficienza da rendere molto improbabile un nuovo aumento dell'inflazione. Solo nel caso, come detto improbabile, in cui i tassi di inflazione dovessero davvero sfuggire di mano e superare le già alte aspettative di inflazione della BCE, quest'ultima farebbe un altro passo verso l'alto.