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AIAF: ai conti pubblici serve una manovra da 3 miliardi

Dopo la diffusione dei dati sul Pil del secondo trimestre, calato dello 0,2% sia a livello tendenziale che a livello congiunturale, l’AIAF ha pubblicato la nuova edizione dell'Osservatorio sui Conti Pubblici

di Mauro Introzzi 7 ago 2014 ore 14:54
Dopo la diffusione dei dati sul Pil del secondo trimestre, calato dello 0,2% sia a livello tendenziale che a livello congiunturale, gli esperti dell’AIAF (l’Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari) ha pubblicato la nuova edizione dell'Osservatorio sui Conti Pubblici.

LO STATO DEI CONTI PUBBLICI E LE PROSPETTIVE PER IL 2014
Gli analisti hanno realizzato alcune simulazioni, dalle quali emerge che, a causa della flessione della produzione interna italiana ci saranno minori entrate per 7 miliardi di euro (a causa di una crescita complessiva prevista per il 2014 pari alla metà rispetto a quella attesa dal governo). Le minori spese per interessi (per 2 miliardi di euro) porterebbe a un maggiore deficit per circa 5 miliardi. Dal rapporto tra il valore del maggiore deficit complessivo e il minore PIL nominale stimato risulterebbe un rapporto deficit/PIL pari al 3%, invece che il 2,6% programmato dal Governo.
Cruciali per contenere lo sforamento sarebbero, quindi, la minore spesa per interessi e una manovra aggiuntiva da circa 3 miliardi.

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L’AIAF evidenzia che dai dati emerge, dunque, “la conferma di un buon andamento dei conti pubblici, nonostante i dati di crescita economica siano stati sostanzialmente deludenti proprio nel primo trimestre 2014. A una modesta crescita delle entrate corrisponde, infatti, un contenuto calo delle uscite soprattutto grazie alla diminuzione della spesa per interessi. Resta sostanzialmente inattuato il taglio alla spesa, che rappresenta la vera sfida per il contenimento del deficit, e la riduzione in prospettiva della pressione fiscale”.

logo-aiaf_1LA SITUAZIONE MACROECONOMICA
Dal punto di vista macroeconomico la prima metà del 2014 ha deluso le attese, con un andamento sostanzialmente stagnante del PIL. La forte caduta dell’attività produttiva si è interrotta, ma la crescita economica non è ancora evidente. I dati di contabilità nazionale del secondo trimestre 2014 hanno confermato una dinamica ancora negativa del PIL, con un calo congiunturale dello 0,2%, anche se su base tendenziale si registra una flessione più modesta rispetto al trimestre precedente (-0,3% da -0,4%).

Gli ultimi mesi hanno fatto emergere una netta dicotomia tra le indagini relative alla fiducia e la dinamica della produzione industriale. A fronte di una fiducia delle imprese, misurata dall’indice PMI, che ha superato da diversi mesi quota 50 e che rappresenta lo spartiacque tra contrazione ed espansione, la produzione industriale non ha mai evidenziato un deciso recupero. Tale disallineamento potrebbe essere legato a una minore rappresentatività del campione dell’indice PMI o a un recupero di fiducia da livelli molto compressi che non implicano necessariamente un’accelerazione dell’attività produttiva.
L’interruzione della forte caduta della produzione industriale, a partire dalla metà del 2013, è attribuibile a un buon andamento della domanda estera, come evidenzia ad esempio la dinamica degli ordinativi. La domanda interna, invece, è rimasta finora stagnante, quando non in discesa, per effetto di un reddito disponibile compresso e di un mercato del lavoro ancora debole. Permane, in ogni caso, un tema di competitività dell’industria italiana, penalizzata dall’assenza di un significativo aggiustamento sul costo del lavoro rispetto ad altri Paesi.

A compensare l’andamento stagnante dell’industria non è stato il settore dei servizi,
che è risultato comunque in calo anche nel secondo trimestre. L’andamento recente dei dati della fiducia, tuttavia, mette in rilievo che a fronte di una stabilizzazione relativamente all’industria i servizi mostrano un progressivo miglioramento. Poiché la dinamica dei servizi è maggiormente legata alla domanda interna, tale evidenza lascerebbe pensare a un andamento più favorevole in prospettiva anche per i consumi e per gli investimenti.

Con riferimento alla domanda interna, infatti, alcuni segnali sembrano incoraggianti.
La fiducia dei consumatori resta vicina ai massimi da 4 anni e le vendite al dettaglio, seppur molto altalenanti, sono in un trend di miglioramento. Nei dati registrati fino a maggio 2014 non ci sono evidenze di un effetto del bonus di 80 euro deciso dal Governo, ma le prime eventuali indicazioni saranno probabilmente desumibili a partire dai dati di giugno.

Sul fronte dell’occupazione si confermano alcuni miglioramenti a partire dai dati del secondo trimestre 2014.
I mesi di maggio e di giugno hanno visto una crescita degli occupati su base mensile. Nel mese di giugno il tasso di disoccupazione è calato di due decimi di punto percentuale, portandosi ai minimi da agosto 2013.
Sebbene si tratti di primi segnali, appare evidente anche l’interruzione della caduta dell’occupazione in attesa di una più decisa dinamica del mercato del lavoro per la quale una riforma complessiva della legislazione in materia appare una condizione essenziale.

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