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Banche centrali protagoniste nella settimana

Ci ritroviamo in questa sede, tanto per cambiare ,a dover argomentare sulle scelte di politica monetaria delle banche centrali, nella settimana che vede protagoniste Reserve Bank of Australia, Bank of England e Banca Centrale Europea.

di Redazione Soldionline 3 mar 2015 ore 09:54

A cura di FXCM.it

Ci ritroviamo in questa sede, tanto per cambiare ,a dover argomentare sulle scelte di politica monetaria delle banche centrali, nella settimana che vede protagoniste Reserve Bank of Australia, Bank of England e Banca Centrale Europea. Le banche centrali hanno fin da sempre determinato i movimenti dei prezzi dei mercati finanziari in quanto custodi della leva più importante, quella cioè dei tassi di interesse. Non vi è dubbio però che con l’inizio e l’acuirsi della crisi finanziaria del 2008, con gli effetti e le conseguenze di portata storica che si sono prodotti, il loro ruolo abbia trasceso quelle che erano le azioni ad esse comunemente attribuite per sfociare nella “non-convenzionalità” delle manovre che oramai le contraddistingue.

reserve-bank-of-australiaNon è stato quest’ultimo il caso della RBA, in quanto un paese come l’Australia ha un’economia che quasi si potrebbe definire anticiclica e che dunque, pur avvertendo i venti di crisi degli ultimi 6 anni che provenivano da Stati Uniti ed Europa, è riuscita a mantenersi a riparo da fenomeni di stagnazione e deflazione. Anch’essa tuttavia ha dovuto attuare delle politiche espansive, agendo sul tasso di interesse che ha dovuto progressivamente ridurre negli anni, svilendo così l’alto rendimento che la detenzione di titoli denominati in dollaro australiano portava con sé e di conseguenza disincentivando fenomeni di carry trade che si basavano sul meccanismo per il quale gli investitori andavano a finanziarsi con valuta a tasso basso (tipicamente lo yen) ed acquistavano valuta a tasso elevato come appunto la divisa australiana. Quest’ultima, di fronte ad un mondo sviluppato che ha messo in campo politiche monetarie espansive e non convenzionali - inaugurando di fatto una vera e propria “guerra valutaria” -  ha comunque mantenuto un alto valore relativo che ha trovato però nel tempo un moderato ma progressivo taglio del tasso di interesse di riferimento che, complice il subentrante rafforzamento del dollaro americano, ha infine condotto ad un inesorabile deprezzamento, condito indubbiamente da una forte efficacia comunicativa propria della RBA; quest’ultima ha infatti, in maniera estremamene accorta e lungimirante, reiterato negli ultimi due anni circa la necessità di una divisa domestica più debole facendo leva sulla propria credibilità, caratteristica peraltro che non le ha mai fatto difetto. Questa notte l’istituto centrale oceanico era chiamato a deliberare su un eventuale ed atteso taglio del tasso di riferimento, il quale non è stato però comunicato: 2,25% quindi il valore invariato. Dal momento che le aspettative erano ampie e univoche circa la riduzione, il dollaro australiano si è apprezzato in maniera davvero significativa, mettendo a segno peraltro un movimento estremamente volatile contro l’USD che lo ha visto salire pochi secondi prima la comunicazione e poi  naturalmente schizzare dopo l’annuncio fino a consolidare sopra l’importante livello di 0,78, andando così ancora una volta a mettere in discussione quella che sembrava una ripartenza al ribasso dopo l’ampia fase di re-distribuzione che ne ha caratterizzato il prezzo durante tutto il mese di febbraio. A breve faremo comunque il punto tecnico sul cambio.   Ampliando il nostro orizzonte di analisi, ieri abbiamo assistito ad un riproporsi dei temi dominanti del mercato che continuano a scorrere su due binari: forza di dollaro americano e forza di azionario. Chiari in tal senso i grafici del FXCM Dollar Index e del benchmark S&P500, entrambi prossimi ai punti di massimo visti rispettivamente 10 e 20 giorni fa. Continueremo dunque a seguire logiche operative rivolte in tal senso, ponendo attenzione al controverso cambio UsdJpy (questa notte decorrelatosi ed in linea solo con il Nikkei) per quanto concerne dunque il valutario – oltre che monitorando lo sviluppo intraday di AudUsd che, da trend primario, risulta ancora al ribasso ma che nel breve ha nuovi spazi di crescita – e ai listini europei, per quanto concerne l’azionario, che continuano a mostrare maggiore forza relativa dei “colleghi” d’oltreoceano e che continuano a mostrare evidenti supporti per logiche di riacquisto per quanto ci sia una umana tendenza ad arrovellarsi per ricercare i migliori punti di vendita. In ultimo un warning sul dollaro canadese che nel pomeriggio sarà interessato dalle release sul Pil Canada.

ANALISI TECNICA VALUTE
EURO-DOLLARO
Il segnale ribassista lanciato giovedì scorso resta ancora predominante in ottica di conferme al ribasso, nonostante l’evidente equivocità degli ultimi 2 giorni di trading. Il 4 ore mostra una buona tecnicalità e pone bene in evidenza l’area di resistenza a 1,1240 che ieri ha permesso delle precise vendite fino alla zona di 1,1175 dalla quale poi sono partiti gli acquisti di questa notte. Le indicazioni restano dunque le medesime viste ieri, che vedono nell’idea di nuove vendite a 1,1235/40 la prima da tenere a mente e naturalmente 1,1175 il primo livello di interesse e, su violazioni, i minimi relativi che dovranno essere raggiunti per alimentare il bias ribassista. Riterremo sensata la possibilità di acquisti sopra 1,1240 in direzione 1,1270, ma un approccio conservativo contemplerebbe l’idea di neutralità di quest’area a favore di acquisti che dunque potrebbero essere rimandati una volta superata questa zona e con maggiore chiarezza sopra 1,1290.

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DOLLARO-YEN
Come si accennava nella prima parte, continua a mantenersi estremamente controverso il cambio che nei recenti giorni aveva fornito l’idea di poter spingersi fino ai massimi relativi per poi mostrare ancora ampie vendite questa notte per il potenziale sviluppo di un bearish engulfing daily che, laddove confermato, potrebbe rispingere il cambio verso le vischiose zone sotto 119,40 e 119. Il 4 ore mostra ora un interessante supporto in area 119,65 che potrebbe dunque sostenere il prezzo in prima istanza verso area 120 che, se superato, ci farebbe rivedere i punti di massimo. Più irta di livelli di supporto vicini invece il la strada ribassista che per ora suggerisce solo delle vendite sotto 119,50 verso area 119,25 e soprattutto 119,00/10.

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DOLLARO-STERLINA

Nuovo ribaltamento di fronte per il cable che, dopo gli ottimi segnali di forza nei giorni scorsi, è tornato a perdere quota nei confronti del biglietto verde. Il grafico daily mostra ora l’appoggio alla media mobile esponenziale a 21 periodi che, dopo essere stato perfetto livello di resistenza in tutta la discesa degli ultimi mesi, ha poi costituito un valido supporto per la correzione dell’ultimo mese. Ben in evidenza dunque l’area tra 1,5330 e 1,5350, decisiva per veri ribassi di pund. Il 4 ore suggerisce delle potenziali zone di vendite in limit attorno alla soglia di 1,54 verso appunto gli obiettivi appena citati. Attenderemo invece nuove salite sopra 1,5430 per ragionare in acquisto verso 1,5455 e 1,5475.

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DOLLARO AMERICANO-DOLLARO AUSTRALIANO
Come già detto nell’ampia parentesi dedicata sopra alla dinamica del dollaro australiano, il daily resta ribassista ma pone un warning importante alla zona di 0,79. Il segnale rialzista è stato indubbiamente forte, con nuovi acquisti che potrebbero addensarsi sopra 0,7835 e 0,7860 verso 0,7910. Ritorneremo short di breve sotto 0,7810 con target a 0,7790, vero trigger point per ripartenze verso i minimi.

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Dax
Dax precisissimo, sia per precisione dei livelli statici di supporto e di resistenza che per le soglie numeriche di target in assenza di precedenti riferimenti storici. In tal senso  il grafico orario appare molto precise e ieri ve n’è stata ulteriore conferma con le ripartenze in area 11.370 punti. Possibile ora riguardare i massimi con  invariate probabilità di rottura di essi in direzione 11.500 punti. Rimanderemo gli short sotto 11.350 punti verso 11.300.

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Oro
Molto volatile l’oro questa notte; oro che sul daily ha fornito un buon segnale di vendita che potrebbe ripresentarsi su nuovi cedimenti sotto 1.204 verso 1.197 e l’area dei minimi naturalmente. Ad ora ancora 1.215 e 1.210 ci pongono un’ottica di vendita in direzione dei punti già citati. Rimanderemo gli acquisti sopra 1.215 verso area 1.220 e 1.223.

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