Chi ha perso di più (e chi di meno) dal crollo del prezzo del petrolio
Il danno maggiore è per i paesi esportatori. Ma anche tra questi ci sono differenze dovute ai costi di estrazione. Qualche beneficio, invece, per gli importatori netti.
di Marco Delugan 8 apr 2016 ore 14:42Nel 2014 il prezzo del petrolio era sopra i 100 dollari al barile. E’ sceso sotto i 100 a settembre di quell’anno. Da allora il prezzo del petrolio è quasi sempre calato. Ha rialzato la testa nei primi mesi del 2016, e si trova adesso appena sotto i 40 dollari al barile. E non sembra potersi alzare dai livelli attuali in breve tempo.
Il crollo avvenuto in poco più di un anno e mezzo è dovuto in gran parte alla decisione dell’Opec di alzare i livelli di produzione nonostante la domanda globale fosse in calo.
In settimana l’Iran ha annunciato che la sua produzione di petrolio ha superato i 2 milioni di barili al giorno da quando sono state tolte le sanzioni delle nazioni occidentali. Incremento che ha a sua volta alzato i livelli di sovrapproduzione.
Per mostrare come tutto questo ha influito sull’economia globale, Deutsche Bank ha “disegnato” una mappa che mostra quali paesi importano ed esportano petrolio.
Ne ha scritto oggi Businessinsider.
I paesi in verde sono importatori di petrolio, più è scuro il verde e più ne importano. I paesi in beige ne esportano poco. Quelli in rosso ne esportano di più, più è scuro il rosso e più ne esportano.
Dalla mappa si vede come Arabia Saudita e Venezuela siano tra i paesi più colpiti dal crollo dei prezzi, mentre India, Cina e Stati Uniti ne abbiano tratto vantaggio, essendo importatori netti.
Ma non tutti i paesi danneggiati, lo sono stati allo stesso modo.
Ecco cosa dice l’analisi di Deutsche Bank.