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Oro nero

Ci è stato chiesto di dare una spiegazione alla dirompente salita del prezzo del petrolio degli ultimi 6 mesi. Una spiegazione che andasse al di là della semplice dinamica domanda-offerta e delle motivazioni di lungo periodo, per analizzare i movimenti speculativi che hanno visto protagonisti soggetti diversi dai consumatori e dai produttori di oro nero.

di La redazione di Soldionline 28 apr 2008 ore 16:00

Cosa spinge tanto in alto il prezzo del petrolio, visto che la domanda e l'offerta reale di questa preziosa materia energetica sono rimaste pressoché inalterate?

Senza dubbio un importante fattore di spinta del prezzo è stata la debolezza del Dollaro, ma questo fattore non è stato l'unico, e probabilmente nemmeno il più importante. I paesi produttori usano il greggio come un hedge contro la perdita di valore del Dollaro, mentre molti fondi di investimento speculativi stanno acquistando petrolio, e altre commodities denominate in Dollari, per coprire il rischio inflazione e andare a bilanciare i bassi rendimenti dei bond che hanno in portafoglio. Se misurassimo l'andamento del prezzo del greggio in altre valute, come Euro, Yen, Franco, Sterlina o persino Yuan e Rupie avremmo un quadro ugualmente a tinte fosche. L'apprezzamento è stato notevole per tutte le economie, in qualunque valuta lo si misuri. Un chiaro segnale che l'inflazione sta accelerando ovunque. La battaglia per il contenimento dei prezzi sarà il tema dominante dei prossimi anni, ancora più di quello della ripresa economica dopo la crisi del credito innescata la scorsa estate.

E' da escludere dunque che la rivalutazione del Dollaro possa frenare la corsa del prezzo del petrolio, mentre un rallentamento delle economie emergenti potrebbe porre un freno alla domanda, almeno nel medio termine. Tuttavia nel breve termine la spirale Dollaro giù petrolio su potrebbe riacquistare forza, soprattutto se il rapporto di cambio Euro-Dollaro dovesse tornare a far registrare nuovi massimi storici, oltre quota 1,60.

A più lungo termine siamo comunque ottimisti sul Dollaro, che crediamo potrà tornare a riconquistare forza verso la fine dell'anno, presupponendo sia lo stabilizzarsi del mercato del credito interbancario, sia che l'economia americana comincerà a rispondere agli stimoli monetari e fiscali fin qui adottati.

Nel frattempo è probabile che il supporto al prezzo del petrolio da parte dei fondi di investimento continuerà come protezione contro la volatilità del mercato azionario e in ragione delle aspettative sul rialzo dei prezzi al consumo.

La gran parte delle ragioni che stanno dietro al crescente costo delle materie prime sono dovute a fattori estranei alle dinamiche produzione-consumo, tuttavia non c'è dubbio che la fame di energia e prodotti agricoli dei paesi emergenti sarà il driver principale del prezzo nel lungo periodo. Ma non c'è da stare tranquilli, la crescita esponenziale delle economie di India e Cina assorbirà una quota sempre crescente della domanda globale. La IEA, l'Agenzia Internazionale dell'Energia, ha rivisto le sue stime per la crescita della domanda mondiale di petrolio del 2008, in gran parte a causa della lenta crescita economica degli Stati Uniti, ma ha avvertito che la richiesta sarà maggiore da parte dei paesi medio orientali e della Cina, domanda che dovrebbe compensare la minore richiesta da parte dei paesi occidentali.

Concludendo, a chi ci chiede quando potrà finire questo rialzo, rispondiamo che le forze di fondo che guidano il prezzo del petrolio sono complesse e molto interconnesse tra loro. Sarà improbabile assistere ad una rapida correzione, poiché è difficile trovare nel breve termine una causa che possa fungere da catalizzatore; mentre la forza economica di chi sta dietro la domanda reale (i paesi emregenti) e speculativa (i fondi di investimento)  con tutta probabilità si ripercuoterà sul prezzo del greggio nei prossimo futuro. 
 

Macro-economia e andamento dei cambi  

L' Euro ha corretto dai massimi nei confronti del Dollaro, spinto da dati macro-economici, deludenti nell' Eurozona e migliori delle attese negli Stati Uniti, che hanno modificato le aspettative sui tassi di interesse delle due aree. L' IFO tedesco è stato particolarmente deludente, scendendo ai minimi degli ultimi due anni e il mercato valutario ne ha approfittato per annullare i rumors su possibili aumenti dei tassi da parte della BCE. Nel frattempo i buoni dati degli ordini di beni durevoli e dei sussidi settimanali di disoccupazione negli U.S.A. hanno convinto molti che la Fed non taglierà i tassi d' interesse durante la riunione di Mercoledì 30 Aprile. Tuttavia la maggioranza degli operatori, e noi fra essi, si aspettano ancora un taglio di un quarto di punto al 2%, mentre le chances di un taglio più consistente, come pure di altri interventi nell' immediato futuro, sembrano essersi notevolmente ridotte. A questo riguardo sarà particolarmente importante analizzare il commento alla decisione per capire se il ciclo di ribasso stia approssimando la sua fine.

Al di là della politica monetaria il fattore più importante per il Dollaro sarà l'andamento del mercato del lavoro, con la pubblicazione Venerdì dei non-farm payrolls e del tasso di disoccupazione generale. Il mercato attende un ulteriore discesa degli occupati di 73000 unità e un aumento del tasso di disoccupazione al 5,2%, che confermerebbe il trend ribassista in atto da oltre un anno. Altro dato di capitale importanza è il PIL annualizzato, che dovrebbe scendere ad un misero 0,2%, il dato peggiore dal 2002, mentre sono attesi dati non confortanti sull'andamento del prezzo delle abitazioni e sulla fiducia del settore manifatturiero. 

In Europa l'attenzione resta focalizzata sull' andamento dei prezzi, con la pubblicazione dell' inflazione annualizzata dell'Eurozona e quella preliminare di Aprile di Germania, Italia e Spagna. Dopo una lunga serie di rialzi consecutivi il mercato si attende una discesa dell'inflazione al 3,4% dal 3,6% del mese scorso, ma comunque ben al di sopra del livello di comfort della BCE. Trichet rilascerà dichiarazioni durante la settimana e sarà interessante verificare se, in caso di dati benigni sull'andamento dei prezzi, aprirà finalmente uno spiraglio ai mercati per  possibili tagli ai tassi d' interesse nella seconda metà dell'anno.

Ci aspettiamo, tuttavia, che l'Euro rimanga al di sopra dell' 1,55 contro Dollaro, a meno che la decisione della Fed e i dati macro-economici degli Stati Uniti continuino a sorprendere positivamente, mentre quelli dall'Europa a deludere le attese. 

La Banca del Giappone si riunirà questa settimana e probabilmente lascerà i tassi invariati allo 0,5%. L'outlook economico della Banca rimarrà focalizzato sui rischi alla crescita, ma per il mercato sarà interessante andare a tastare il polso al nuovo governatore per comprendere quanto questi vorrà affidarsi alla politica monetaria per stimolare l' economia.

Se la ripresa mercati azionari troverà stabilità durante la settimana, sarà possibile assistere ad un indebolimento dello Yen e una rivalutazione delle valute ad alto yield; consigliamo pertanto di evitare di prendere posizioni lunghe di Yen contro Dollaro, Euro e Sterlina. 
 

Il Mercato dei Cambi, strategie per la settimana 28 Aprile - 05 Maggio 2008 

Tavola delle correlazioni degli ultimi 252 giorni di scambi 



Analisi della rischiosità dei singoli cross (volatilità e variazione dalla scorsa settimana): 


 

Indice Carry Trade:

(Indice composto dai seguenti cross: EURJPY, EURCHF, GBPJPY, GBPCHF, AUDJPY, AUDCHF) 

Analisi delle singole valute basate su criteri macro-economici*

USD:  debolezza
EUR:  neutralità
JPY:   neutralità
GBP: debolezza
CHF: neutralità
CAD: debolezza
AUD: forza
NZD: neutralità

MARKET RISK METER:  

Il rischio complessivo del mercato dei cambi è molto alto, oltre il 70 percentile rispetto al dato storico. Ciò comporta una pressione ribassista sulle valute ad alto yield, tipico di un mercato avverso al rischio. In questo contesto è possibile trovare buone opportunità di investimento sulle valute che presentano i fondamentali più forti. 

*Analisi svolta tramite l'uso di regressori sui principali indicatori macro: PIL, inflazione, tassi di interesse, produzione industriale, bilancia dei pagamenti e redditi personali.

Asset allocation consigliata*






Arrivederci alla prossima settimana. 

Simone Paolini    



 

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