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La BNS toglie il floor al Franco: il commento di Saxo

La Banca Nazionale Svizzera ha soppesato i pro e i contro del piano, arrivando alla conclusione che i lati negativi sarebbero stati decisamente maggiori di quelli positivi

di Mauro Introzzi 15 gen 2015 ore 15:44

Commento di Steen Jakobsen, Chief Economist di Saxo Bank

Ssono stato sorpreso come tutti dalla notizia che la BNS ha rimosso il floor sul cambio EURCHF. Questo nonostante in un mio recente commento allertavo di questo grande rischio, ma di certo non con un effetto così rapido.

La BNS ha chiaramente soppesato i pro e i contro del piano, arrivando alla conclusione che i lati negativi sarebbero stati decisamente maggiori di quelli positivi. Nel medio-lungo termine, questa decisione sarà considerata non solo come decisamente razionale, ma anche come una tutela della crescita della Svizzera e delle sue aspettative di inflazione a lungo termine. La Banca Nazionale Svizzera ha di fatto riconosciuto che il ciclo economico deve seguire il suo corso e che l’artificiale debolezza del CHF ha avuto come conseguenza indiretta quella di gonfiare un mercato immobiliare già forte.

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euro_francoTutto questo viene ora neutralizzato e la Svizzera sta inviando un forte segnale a paesi come il Giappone
che la via da seguire per raggiungere una prosperità di lungo termine è quella di permettere al mercato di fissare il tasso di cambio. La Svizzera ha affrontato un CHF molto forte attraverso l’innovazione, la produttività e un ampio “Mittelsland” – il settore delle PMI. Il Giappone, invece, ha esportato il suo problema oltreoceano. L’azione della BNS è piena di razionalità e dona speranza ai mercati, poiché accettare il ciclo economico è l’unico modo per migliorare.

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Mi aspetto che l’EURCHF arrivi a negoziare a circa 1.000 / 1.0500
come fair value quando tutto si sarà calmato. Il CHF è più forte perché supportato da un regime fiscale, una società efficiente e un settore delle PMI che è un’eccellenza per qualità e formazione (e che finalmente ora è supportato da una SNB che crede nella microeconomia più che nella sua versione “macro”), consentendo al tasso di cambio di essere deciso dal mercato.

Questo non mitiga lo shock di molti investitori e aziende, ma sarà una sveglia e una conferma della nostra idea che il 2015 porterà maggiore volatilità.

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