L’oro e la deflazione degli asset
Di scarsa utilità se non per conservare capitale (il suo valore economico è sociale, non industriale) l’oro svolge la funzione di denaro senza rischio d’inflazione quando gli investitori ne hanno più necessità, ovvero durante una deflazione nei prezzi degli altri asset
di Redazione Soldionline 24 mag 2010 ore 14:58
a cura di BullionVault.it
Di Adrian Ash
Di scarsa utilità se non per conservare capitale (il suo valore economico è sociale, non industriale) l’oro svolge la funzione di denaro senza rischio d’inflazione quando gli investitori ne hanno più necessità, ovvero durante una deflazione nei prezzi degli altri asset.
Per lo meno, questa è la ragione per cui gli investitori stanno scegliendo di comprare oro oggi. Non c’è da sorprendersi se i capitali a rischio stiano preferendo l’oro persino al dollaro. L’oro non inflaziona, né si distrugge, e ha 5.000 anni di storia come strumento sicuro per conservare ricchezza.
È pur vero che in quest’ultimo mese la fuga dei capitali verso investimenti in valuta ha significato una flessione del 6% del prezzo dell’oro contro il dollaro rispetto ai recenti record. Eppure, se paragonato ad altri asset o bond governativi, l’oro mostra finora notevole resistenza. Il petrolio è sceso del 20%, il platino del 15%, l’AUD del 10%, nonostante renda 450 punti base più dei cash deposits alla Fed.
E se la deflazione dovesse continuare, la domanda d’oro fisico da investimento probabilmente stabilirà un minimo sul prezzo dell’oro molto prima che altri asset trovino il loro minimo, proprio come accadde durante il crollo di Lehman Brothers.
Durante le crisi finanziarie, la domanda d’oro fisico da investimento cresce a livelli che non sono paragonabile a nessun altra classe di asset. Neppure l’argento ci si avvicina, perché gli investitori istituzionali e con grandi capitali a disposizione preferiscono comunque la liquidità molto più profonda del mercato dell’oro, e gli inferiori costi di custodia.
In realtà è difficile pensare ai “metalli preziosi” come una classe di investimento unica, specialmente in momenti come questo in cui l’instabilità è sempre all’orizzonte.
L’oro, diversamente dall’argento e dal platino, ha una garanzia di smobilitazione che i metalli industriali non hanno. Se si paragona l’andamento del prezzo dell’oro in qualsiasi valuta, con quello di altre commodities, si noterà che quando l’ottimismo e la domanda economica vengono meno, l’oro attira capitali. Petrolio, rame, semi di soia, persino l’argento e il platino sono invece più vulnerabili perché i rialzi di prezzo dipendono dalla crescita economica, che quest’ultima sia o meno spinta da una accresciuta base monetaria.
L’oro, in breve, non è soltanto il “jolly” da giocare in caso di inflazione. Accumulare oro probabilmente non è la reazione più sofisticata agli eventi attuali, e può darsi performerà peggio di una posizione centrata esclusivamente sul dollaro. Eppure comprare oro di questi tempi è una reazione perfettamente normale, oltre che storicamente coerente e sensata.
Inoltre, c’è da sottolinearlo, rimane ancora una scelta di minoranza.
Di Adrian Ash
Di scarsa utilità se non per conservare capitale (il suo valore economico è sociale, non industriale) l’oro svolge la funzione di denaro senza rischio d’inflazione quando gli investitori ne hanno più necessità, ovvero durante una deflazione nei prezzi degli altri asset.
Per lo meno, questa è la ragione per cui gli investitori stanno scegliendo di comprare oro oggi. Non c’è da sorprendersi se i capitali a rischio stiano preferendo l’oro persino al dollaro. L’oro non inflaziona, né si distrugge, e ha 5.000 anni di storia come strumento sicuro per conservare ricchezza.
È pur vero che in quest’ultimo mese la fuga dei capitali verso investimenti in valuta ha significato una flessione del 6% del prezzo dell’oro contro il dollaro rispetto ai recenti record. Eppure, se paragonato ad altri asset o bond governativi, l’oro mostra finora notevole resistenza. Il petrolio è sceso del 20%, il platino del 15%, l’AUD del 10%, nonostante renda 450 punti base più dei cash deposits alla Fed.
E se la deflazione dovesse continuare, la domanda d’oro fisico da investimento probabilmente stabilirà un minimo sul prezzo dell’oro molto prima che altri asset trovino il loro minimo, proprio come accadde durante il crollo di Lehman Brothers.
Durante le crisi finanziarie, la domanda d’oro fisico da investimento cresce a livelli che non sono paragonabile a nessun altra classe di asset. Neppure l’argento ci si avvicina, perché gli investitori istituzionali e con grandi capitali a disposizione preferiscono comunque la liquidità molto più profonda del mercato dell’oro, e gli inferiori costi di custodia.
In realtà è difficile pensare ai “metalli preziosi” come una classe di investimento unica, specialmente in momenti come questo in cui l’instabilità è sempre all’orizzonte.
L’oro, diversamente dall’argento e dal platino, ha una garanzia di smobilitazione che i metalli industriali non hanno. Se si paragona l’andamento del prezzo dell’oro in qualsiasi valuta, con quello di altre commodities, si noterà che quando l’ottimismo e la domanda economica vengono meno, l’oro attira capitali. Petrolio, rame, semi di soia, persino l’argento e il platino sono invece più vulnerabili perché i rialzi di prezzo dipendono dalla crescita economica, che quest’ultima sia o meno spinta da una accresciuta base monetaria.
L’oro, in breve, non è soltanto il “jolly” da giocare in caso di inflazione. Accumulare oro probabilmente non è la reazione più sofisticata agli eventi attuali, e può darsi performerà peggio di una posizione centrata esclusivamente sul dollaro. Eppure comprare oro di questi tempi è una reazione perfettamente normale, oltre che storicamente coerente e sensata.
Inoltre, c’è da sottolinearlo, rimane ancora una scelta di minoranza.
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