Il rame, anticipatore del ciclo economico, sui minimi degli ultimi 14 mesi
Mentre i listini azionari nelle ultime sedute stanno cercando di recuperare il terreno perduto nei mesi di luglio ed Agosto, i prezzi del rame sono letteralmente crollati
di Redazione Soldionline 3 ott 2011 ore 14:44
Articolo a cura di XTB
Mentre i listini azionari nelle ultime sedute stanno cercando di recuperare il terreno perduto nei mesi di luglio ed Agosto, i prezzi del rame sono letteralmente crollati. In inglese il rame viene anche definito “Dottor Copper” perchè anticipa il ciclo economico, ed il calo dei prezzi in controtendenza (nel breve) con quanto avviene sui listini azionari è un segnale da non tralasciare. Dietro il crollo dei prezzi del rame c’è la paura di un rallentamento generale dell’economia mondiale, i mercati stanno scontando questa incertezza , e lo stanno facendo i maniera evidente sui metalli (rispetto ai listini azionari). Si guardi il grafico riportato in basso (in nero il rame, in rosso S&P 500).
Va inoltre sottolineata l’importanza del primo importatore al mondo del metallo rosso: la Cina. L’inflazione cinese continua a stazionare oltre il 6% e potrebbe penalizzare ulteriormente le importazioni (il prossimo dato è atteso per l’11 di Ottobre ed in passato abbiamo visto come ad un aumento dell’inflazione i mercati abbiano risposto con un calo dei prezzi dei metalli). Il manifatturiero cinese, così come in altre parti del mondo, non è in salute; i principali indici macroeconomici (PMI acronimo di Purchase Manifacturing Indeces) sono poco sopra la soglia dei 50 punti, livello che segna il crocevia tra crescita e recessione. In Cina l’utlimo dato di Settembre si è attestato a 50.9 ed il dato atteso per il 1 Ottobre è 50.7 in calo (ed anche questo spiega perchè i commodities traders stiano liquidando le posizioni rialziste).
Come se non bastasse Bloomberg da qualche minuto ha reso pubblici i risultato di un’indagine condotta su diversi investitori globali. Il 59% degli intervistati ha dichiarato che il PIL cinese (in crescita del 9,5% nell’ultimo trimestre) non andrà oltre il 5% nel 2016. Un rallentamento che potrebbe portare i prezzi dei metalli ancora più in basso con pessime conseguenze sull’economia mondiale (a meno che i Cinesi stessi non diventino “consumatori”, ma sarebbe necessario un forte cambio di paradigma economico).
D’altro canto se il mondo Occidentale consuma di meno (si vedano i dati pubblicati oggi dall’Istat sull’Italia, coi risparmi più bassi dal 2000) perchè la Cina dovrebbe produrre di più?

Mentre i listini azionari nelle ultime sedute stanno cercando di recuperare il terreno perduto nei mesi di luglio ed Agosto, i prezzi del rame sono letteralmente crollati. In inglese il rame viene anche definito “Dottor Copper” perchè anticipa il ciclo economico, ed il calo dei prezzi in controtendenza (nel breve) con quanto avviene sui listini azionari è un segnale da non tralasciare. Dietro il crollo dei prezzi del rame c’è la paura di un rallentamento generale dell’economia mondiale, i mercati stanno scontando questa incertezza , e lo stanno facendo i maniera evidente sui metalli (rispetto ai listini azionari). Si guardi il grafico riportato in basso (in nero il rame, in rosso S&P 500).
Va inoltre sottolineata l’importanza del primo importatore al mondo del metallo rosso: la Cina. L’inflazione cinese continua a stazionare oltre il 6% e potrebbe penalizzare ulteriormente le importazioni (il prossimo dato è atteso per l’11 di Ottobre ed in passato abbiamo visto come ad un aumento dell’inflazione i mercati abbiano risposto con un calo dei prezzi dei metalli). Il manifatturiero cinese, così come in altre parti del mondo, non è in salute; i principali indici macroeconomici (PMI acronimo di Purchase Manifacturing Indeces) sono poco sopra la soglia dei 50 punti, livello che segna il crocevia tra crescita e recessione. In Cina l’utlimo dato di Settembre si è attestato a 50.9 ed il dato atteso per il 1 Ottobre è 50.7 in calo (ed anche questo spiega perchè i commodities traders stiano liquidando le posizioni rialziste).
Come se non bastasse Bloomberg da qualche minuto ha reso pubblici i risultato di un’indagine condotta su diversi investitori globali. Il 59% degli intervistati ha dichiarato che il PIL cinese (in crescita del 9,5% nell’ultimo trimestre) non andrà oltre il 5% nel 2016. Un rallentamento che potrebbe portare i prezzi dei metalli ancora più in basso con pessime conseguenze sull’economia mondiale (a meno che i Cinesi stessi non diventino “consumatori”, ma sarebbe necessario un forte cambio di paradigma economico).
D’altro canto se il mondo Occidentale consuma di meno (si vedano i dati pubblicati oggi dall’Istat sull’Italia, coi risparmi più bassi dal 2000) perchè la Cina dovrebbe produrre di più?

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