Il prezzo del Rame e l’inflazione Cinese
Gli analisti di XTB hanno condotto un’analisi sul grafico daily del rame e sul suo comportamento in seguito alla pubblicazione dei dati dell’inflazione cinese
di Redazione Soldionline 15 feb 2011 ore 13:59
A cura di Paolo Bercich, di XTB (paolo.bercich@xtb.it)
Le spinte inflazionarie del gigante asiatico (ieri è stato ufficializzato il sorpasso sul Giappone nel ranking delle economie mondiali classificate secondo il PIL) preoccupano i mercati, ed in particolare i metalli di cui la Cina, la fabbrica del mondo, è il primo importatore a livello mondiale.
Il tasso di inflazione cinese è passato dal 3,6% di Ottobre 2010 al 4,9% odierno (il dato è stato rilasciato nella notte dal governo cinese, il dato atteso era del 5,3%), un dato che, anche se migliore delle attese, continua inevitabilemente ad alimentare le voci speculative su un possibile intervento di politica monetaria restrittiva teso ad aumentare i tassi di interesse per contenere l’inflazione. Un intervento che porterebbe ad una contrazione della produzione e quindi della domanda e delle importazioni di metalli ed altre materie prime con conseguente “sgonfiamento” del rally che vede le commodities protagoniste da ormai due anni.
Uno scenario contrario a quanto previsto dai principali analisti a livello mondiale ma certamente non da escludere.
Abbiamo condotto un’analisi sul grafico daily (figura di seguito) del rame e sul suo comportamento in seguito alla pubblicazione dei dati relativi all’inflazione cinese. In seguito alla pubblicazione dei dati c’è sempre stata una correzione ribassista (indipendentemente dal fatto che il dato pubblicato sia stato sopra o sotto le aspettative); tuttavia i prezzi da ottobre ad oggi sono saliti del 22%.
L’analisi porta a due conclusioni: il rialzo dei prezzi è sostenuto dalla differenza fondamentale tra domanda (in crescita, col PIL cinese che si attesta ancora al 9,30%) ed offerta (con i paesi esportatori che non riescono a tenere il passo della domanda); gli investitori osservano il mercato con diffidenza, pronti ad andare al ribasso non appena se ne presenti l’occasione, un segnale che dovrebbe far riflettere chi pensa che la corsa dei metalli possa perdurare nel lungo periodo.
X- Trade Brokers Dom Maklerski non è responsabile di eventuali decisioni di investimento che vengono prese sotto l'influenza delle informazioni ricevuta tramite questa email. Nessuna delle informazioni presenti può essere considerata come una raccomandazione, promessa o garanzia che l'investitore otterrà un profitto o minimizzare i rischi tramite l'utilizzo di informazioni presenti o come un invito ad investire su strumenti finanziari di cui non si ha una conoscenza appropriata.
Le transazioni in CFD sono ad alto rischio e possono causare perdite superiori l'investimento iniziale. Negoziare con le opzioni e contratti a termine richiede conoscenza degli strumenti finanziari e senso di responsabilità.
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Il tasso di inflazione cinese è passato dal 3,6% di Ottobre 2010 al 4,9% odierno (il dato è stato rilasciato nella notte dal governo cinese, il dato atteso era del 5,3%), un dato che, anche se migliore delle attese, continua inevitabilemente ad alimentare le voci speculative su un possibile intervento di politica monetaria restrittiva teso ad aumentare i tassi di interesse per contenere l’inflazione. Un intervento che porterebbe ad una contrazione della produzione e quindi della domanda e delle importazioni di metalli ed altre materie prime con conseguente “sgonfiamento” del rally che vede le commodities protagoniste da ormai due anni.
Uno scenario contrario a quanto previsto dai principali analisti a livello mondiale ma certamente non da escludere.
Abbiamo condotto un’analisi sul grafico daily (figura di seguito) del rame e sul suo comportamento in seguito alla pubblicazione dei dati relativi all’inflazione cinese. In seguito alla pubblicazione dei dati c’è sempre stata una correzione ribassista (indipendentemente dal fatto che il dato pubblicato sia stato sopra o sotto le aspettative); tuttavia i prezzi da ottobre ad oggi sono saliti del 22%.
L’analisi porta a due conclusioni: il rialzo dei prezzi è sostenuto dalla differenza fondamentale tra domanda (in crescita, col PIL cinese che si attesta ancora al 9,30%) ed offerta (con i paesi esportatori che non riescono a tenere il passo della domanda); gli investitori osservano il mercato con diffidenza, pronti ad andare al ribasso non appena se ne presenti l’occasione, un segnale che dovrebbe far riflettere chi pensa che la corsa dei metalli possa perdurare nel lungo periodo.
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