Grecia, vince il NO. Cosa succederà ora?
Un sonoro “no” ha scosso l’Europa ieri sera. Il popolo greco ha deciso con una percentuale superiore al 60% di dire basta alle misure di austerity che i creditori internazionali avrebbero voluto (e vorrebbero ancora) imporre alla Penisola Ellenica
di Redazione Soldionline 6 lug 2015 ore 09:32A cura di FXCM
Un sonoro “no” ha scosso l’Europa ieri sera. Il popolo greco ha deciso con una percentuale superiore al 60% di dire basta alle misure di austerity che i creditori internazionali avrebbero voluto (e vorrebbero ancora) imporre alla Penisola Ellenica. Una vittoria delle democrazia, nelle patria della democrazia. Evitiamo tutti i commenti politici a riguardo, a parte comunicare che l’ex premier Samaras, sostenitore del sì, ieri sera ha rassegnato le dimissioni, e concentriamoci subito sugli scenari che potrebbero nascere. Lo scenario numero uno vede un’ Europa pronta a rinegoziare i termini necessari al fine di concedere nuovi aiuti e a ristrutturare il debito. Tale evenienza non è assoultamente da escludere a nostro parere, nonostante ciò che il viceministro tedesco ha dichiarato, ovvero che risulta difficile pensare che possano riprendere delle discussioni con una Grecia che ha “rotto i ponti” con l’Europa.
Non è da escludere in quanto permetterebbe la continuazione del sistema monetario europeo senza che cominci a circolare una moneta parallela, permettendo in questo modo la continuazione dell’imposizione decisa dai vertici europei di una moneta unica, che ha dimostrato nel tempo di non possedere le basi per continuare ad esistere senza creare ulteriori danni.
Affinchè si proceda verso nuove negoziazioni la BCE deve decidere di continuare a fornire liquidità al sistema bancario greco (tramite le ELA), il FMI deve ricominciare ad annoverare la Grecia all’interno dei partner che possono ricevere del denaro dopo che la stessa ha ripagato la prima tranche, scaduta la scorsa settimana e il Fondo Salva Stati (ESM) deve valutare la proposta di Varoufakis di procedere con un prestito biennale di circa 30 miliardi.
Lo scenario numero due vede invece degli attori europei toccati sull’orgoglio che decidono di non fare nulla di quanto scritto fino ad ora e dunque di costringere la Grecia (che ufficialmente non vuole) ad uscire dall’euro, in quanto essa sarebbe costretta a stampare moneta in quanto non ci sarebbero più a disposizione degli euro. Tsipras e Varoufakis non vogliono tradire il mandato ricevuto dal popolo al momento della vittoria di Syriza, vogliono che la Grecia continui a rimanere all’interno dell’area euro con misure di austerity più sostenibili, misure dettate da un Europa che dovrebbe trasformarsi in “solidale” secondo il ministro delle finanze. O forse è meglio dire ex ministro delle finanze.
Già, perchè il buon Varoufakis, che ieri si è presentato in conferenza stampa post referendum con addosso una magliettina (ognuno dia il proprio significato al messaggio che evidentemente si vuole lanciare…), sembra abbia rassegnato le sue dimissioni in mattinata al fine di permettere a Tsipras di continuare a discutere con la Troika e di ottenere, verosimilmente, dei risultati migliori rispetto a quelli che verosimilmente si potrebbero ottenere con la presenza di Varoufakis che, secondo l’ex ministro (se dovesse essere accettata la sua decisione), non è ben accetto al tavolo delle trattative (lo avrebbero riferito direttamente a lui alcuni membri dell’Eurogruppo).
I mercati hanno reagito come da copione, con dollari comprati contro tutto tranne che contro lo yen, borse in calo e oro che inizialmente ha tentato delle salite, il che ci conferma come i quadri di risk off studiati nel corso delle scorse settimane siano da considerarsi validi.