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Euro a picco

Terminate definitivamente le festività con la liquidità sul mercato tornata “a regime”, ci troviamo questa mattina di fronte a dei grafici che ancora attestano una situazione di grande volatilità presente sui mercati e di tendenze precise e punti tecnici molto chiari

di Redazione Soldionline 7 gen 2015 ore 10:13

A cura di FXCM

Terminate definitivamente le festività con la liquidità sul mercato tornata “a regime”, ci troviamo questa mattina di fronte a dei grafici che ancora attestano una situazione di grande volatilità presente sui mercati e di tendenze precise e punti tecnici molto chiari. Soprattutto nelle analisi con le quali ci eravamo lasciati nel 2014 avevamo articolato profonde e reiterate riflessioni su due binari principali, ovvero sia la forza del dollaro americano e quella dell’azionario a cui poi si aggiungevano quelli circoscritti ma dalla grande linearità del Bund tedesco e naturalmente del petrolio. Per quanto riguarda il primo, ancora una volta partiamo dal benchmark rappresentato dal FXCM Dollar Index il quale si è riportato sui massimi assoluti nei pressi di area 11.680 punti; confermata dunque la forza del biglietto verde, che è dunque considerabile generalizzata con un’eccezione che può essere rilevata per quello che concerne lo yen che continua a restare ottimamente correlato in maniera inversa con i listini azionari e quindi comprato in fasi come quelle recenti di sell off sulle Borse. A tal proposito continua letteralmente a sprofondare l’euro che ha toccato quota 1,1850 nel cambio contro il dollaro e che perdura nell’essere copiosamente venduto in scia ad una pesante speculazione che lo sta colpendo e che tecnicamente troviamo più che giustificata, al di là delle spiegazioni fin troppo facili che si potrebbero propinare in relazione ai timori sulla questione greca; questione che appare molto mediatica dal punto di vista della collettiva suggestione nel lasciare in qualche modo intendere che vi sia una concreta possibilità per il paese ellenico di uscire dal meccanismo della moneta unica con l’intento (qui siamo un po’ maligni) perfino di poter condizionare il voto delle prossime elezioni con lo spauracchio di una crisi che travolgerebbe il paese ben al di là di quanto si sia osservato finora se ciò effettivamente si realizzasse. Da un punto di vista tecnico la discesa dell’euro è assolutamente giustificata e il segnale importante che era stato lanciato post meeting Fed del 17 dicembre si è manifestato ottimamente da un punto di vista operativo senza mai lasciare intendere che potessero svilupparsi pattern rialzisti. In tal senso siamo ancora dell’idea che ci sia ulteriore spazio per il cambio EurUsd di scendere e nella sezione tecnica sviscereremo i livelli tecnici di attenzione. Due le doverose precisazioni a questo proposito in relazione ai market mover: primo, la pubblicazione dell’Inflazione dell’Eurozona alle 11 che dovrebbe far registrare tecnicamente un dato negativo (-0,1%) a dispetto di conferme su base core del +0,7% e che quindi potrebbe ancora mettere grande pressione alla moneta unica, soprattutto per via dell’inevitabile riconduzione che si farà in termini di aspettative alle decisioni della BCE del prossimo 22 gennaio. In secondo luogo, varrà la pena anche considerare la pubblicazione, proprio da Washington, delle Minute previste per le 20 ponendo attenzione a pochi ma salienti punti quali: il wording legato in particolare al termine “patience” utilizzato proprio nell’ultimo meeting in rapporto alle tempistiche su futuri rialzi dei tassi e  i riferimenti in termini di inflazione e crescita (aspettative) sulla scia della dinamica del prezzo del petrolio. Tornando allo schema logico di principio, il secondo filone attiene all’azionario il quale vive ancora situazioni di forte risk off che ha condotto ad importanti vendite che non possiamo ancora tuttavia considerare decisive. Indubbiamente lo scenario di tenuta e superamento dei massimi, pur presentatosi fino a 20 giorni fa, è ora offuscato dall’avvicinamento a supporti degni di rilievo che, laddove violati, potrebbero ancora sostenere gli ampi sell che ribadiamo non ritenere strutturali non certo per partito preso – sempre pericolosissimo quando si parla di trading – quanto per la semplice valutazione dell’importanza storica dei livelli tecnici. 1.970 punti e 9.200 punti appaiono in tal senso di medio-alta rilevanza tanto per riferirci ai cardini rappresentati da rispettivamente S&P500 e Dax. Nessuna indicazione differente invece sul Bund tedesco del quale ancora rivendichiamo una view bullish, e del petrolio (WTI) che potrebbe tentare allunghi discesisti fino a 46 dollari il barile prima di avvertire importanti supporti in grado nel breve di respingere la quotazione.


ANALISI TECNICA VALUTE
Euro-Dollaro
euro_17Settimanale e daily sono esemplificativi ed emblematici per chiarezza del quadro ribassista, alla luce anche dei nuovi minimi visti già questa notte. Il supporto di grande rappresentatività è posto infatti tra 1,1790 e 1,18 e nuovi sell off potrebbero condurre proprio quei livell, fermo restando un potenziale quadro tecnico di ritracciamento suggerito dalla divergenza regolare rialzista prezzo/stocastico visibile su un time frame a 4 ore e che potrebbe condurre a ritracciamenti fino ad area 1,1915 prima di decise partenze al ribasso. Il grafico orario raccomanda tuttavia primi punti di vendita già a partire da 1,1890 per la ripresa dei minimi e il raggiungimento dei supporti poco fa citati. Ci sentiamo di escludere indicazioni rialziste se non su clamorosi superamenti di area 1,1965/60 verso 1,20 e 1,2040.

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Dollaro-Yen
Il daily evidenzia il recente fallimento del raggiungimento dei massimi a 122, fornendo così un segnale ribassista in scenario multiday che tuttavia non siamo pronti a sposare in toto se non al cedimento deciso di supporti quali 117,50 e soprattutto 116,00/40. Il 4 ore non ci fornisce grande chiarezza, laddove comunque suggerisce aree di resistenza tra 119,50 e 119,20 per la rivisitazione dei minimi in area 118. La tempistica al momento non appare comunque opportuna considerando la ciclicità dell’oscillatore stocastico. Per i long siamo attendisti e rimandiamo al superamento di 119,50 verso 119,90/120.

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Sterlina-Dollaro
Dopo l’ottimo segnale di vendita di inizio anno restiamo ancora di idea ribassista sul cable. Monitoriamo, venendo all’intraday, il potenziale sviluppo di divergenza regolare rialzista prezzo/stocastico in ottica di ripresa di area pivot daily a 1,5190 in primo luogo, per contemplare inizialmente poi nuovi sell verso area 1,51 che, se violato, ci farebbe guardare addirittura a 1,5020. Attenzione agli strappi di volatilità della congestione notturna  che potrebbero già portare a vendite in area 1,5150. Primo long da contemplare invece sopra 1,52 in direzione 1,5265.

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Dollaro Australiano-Dollaro Usa
Da grafico daily abbiamo ancora tutti i motivi per confidare in prosecuzioni del trend al ribasso. In tal senso potremmo aspettarci rotture sotto 0,8055 in direzione 0,8035 e ancor di più area 0,80. Monitoreremo a tal proposito  le aree a 0,8085 per nuovi sell in pullback. Long invece da rimandare sopra il pivot daily a 0,81, per la riproposizione di 0,8124 e 0,8150. Scenario quest’ultimo al momento ampiamente secondario.

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Dax
Forti dunque i segnali di vendita visti nei giorni scorsi. Cedimenti sotto area 9.430 sarebbero decisivi per la ripresa di area 9.300 e l’idea di lavorare in sell stop appare dunque sensata. Il grafico orario suggerisce prime aree di vendita tra 9.510 e 9.550 punti in caso di operatività in limit. Decisivi invece i superamenti di area 9.620 per long in direzione 9.690 in prima istanza.

Oro
Ancora ben lungi da una vera chiarezza operativa l’oro il cui orientamento long è ora da privilegiare, considerando preferibile una operatività in breakout: 1.220 il primo trigger point utile in tal senso. Contemplabile in alternativa un’operatività long in ritracciamento sul preciso punto tecnico a 1.213, così come suggerito dal grafico H1, da poter girare in reverse verso 1.203 eventualmente.


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