Crisi Grecia, il ruolo fondamentale della BCE
Francoforte ha deciso di tenere ferma la liquidità di emergenza alle banche elleniche, con la riduzione del livello dei collaterali accettati a garanzia
di Redazione Soldionline 7 lug 2015 ore 10:05A cura di FXCM
Diciamolo con grande franchezza, era difficile anche solo 2 settimane fa immaginare di trovarsi a commentare una situazione nella quale un’economia avanzata appartenente all’Unione Europea e all’area Euro è tecnicamente in default selettivo per il mancato pagamento al Fondo Monetario Internazionale e che ha appena attraversato un referendum nel quale la sua popolazione ha praticamente rigettato a grande maggioranza tutte le politiche di “risanamento economico” finora implementate e ha sostanzialmente bocciato l’impostazione tecnocrate (e distruttiva) di questa Europa unita da nulla se non da una moneta unica.
Certo, il problema si trascina da anni – dal 2010 in particolare – e gli studiosi più attenti perfino preconizzavano una sorte simile anni ed anni fa – ma ritrovarsi a commentare così da vicino fatti di questa entità è ancora qualcosa che emotivamente colpisce non poco. Ad ogni modo, tornando allo sviluppo più recenti dei fatti e cercando il più possibile di mantenere un distacco tecnico nell’affrontare tali tematiche (difficile astenersi dall’ assumere una matrice “politica” nello sviscerare la questione ,ma non è questa la sede), si attendeva ieri il fondamentale comunicato da parte della Banca Centrale Europea in merito alla liquidità da fornire alle banche greche che teoricamente avrebbero dovuto riaprire oggi; va subito precisato che questo non avverrà in quanto il governo Greco ha deciso di estendere fino a tutto domani la chisura degli istituti di credito.
Francoforte ha così deciso di tenere ferma la liquidità di emergenza (Emergency Liquidity Assistance) alle banche elleniche per 89 miliardi di euro, con la riduzione del livello dei collaterali accettati a garanzia; in pratica vi è stata una correzione nella forma di un aumento dello sconto o haircut sul valore dei titoli greci portati a garanzia dalle banche per ottenere appunto la liquidità di emergenza con il risultato che queste ultime dovranno quindi aumentare i titoli da portare come collaterale per ottenere lo stesso ammontare di presititi dall’istituto centrale europeo. In tal senso non sembrano nascere problemi ulteriori in quanto le banche greche detengono ancora collaterale a sufficienza, per quanto il protrarsi del controllo dei capitali sia qualcosa ben lungi dall’essere vagamente rassicurante. Per quanto ora le novità dovranno provenire dalla politica, in quella che si connota come una difficilissima partita a scacchi tra i vertici europei e governo Greco, non v’è dubbio che la BCE ora rivesta il ruolo fondamentale quanto meno di garante dello status quo in attesa appunto di decisioni politiche; non dimentichiamo che l’interruzione delle misure a sostegno della liquidità del paese creerebbe una situazione di non ritorno verso l’uscita dello stesso dalla moneta unica in quanto, per far fronte alle obbligazioni “interne”, si ritroverebbe a dover stampare moneta propria.
Ancora, Francoforte disattenderebbe pienamente il “whatever it takes” dichiarato 3 anni fa nel quale si lanciava al mondo un messaggio chiaro per il quale la BCE sarebbe stata disposta a compiere qualsiasi manovra al fine di preservare il principio dell’irreversibilità dell’euro (quanto meno discutibile da un punto di vista concettuale). Restiamo dell’idea che il problema di fondo attenga all’indipendenza che un istituto centrale dovrebbe conservare, chiamato com’è a fare da prestatore di ultima istanza ed in ogni caso al fine di mantenere un sistema liquido e quindi in vita. Ahinoi, Francoforte è palesemente schierata con una delle parti contraenti e naturalmente con quella dei creditori, mostrando così che gli interessi generali sono ancora una volta subordinate a quelli particolari tantopiù in una situazione che definire drammatica sarebbe usare un eufemismo. Va peraltro precisato che la stessa BCE busserà alla porta della Grecia il 20 luglio quando reclamerà il rimborso di oltre 3 miliardi di euro da parte di Atene, per quella che sarà dunque una tappa cruciale di tutta la vicenda. Ad ogni modo, i negoziati “riprenderanno” oggi in un contesto di preoccupante “calma apparente” e paventare uno scenario verosimile è davvero arduo compito, con quello del “Grexit” che comunque ora appare il caso base.
Come comportarci con i mercati finanziari? Come si scriveva ieri, nella riapertura settimanale i mercati hanno reagito come da copione, con dollari comprati contro tutto tranne che contro lo yen, borse in calo e oro che inizialmente ha tentato delle salite, il che ci conferma come i quadri di risk off studiati nel corso delle scorse settimane siano da considerarsi validi. La giornata di ieri ha praticamente confermato questa impostazione, con Borse pesanti ed un eurodollaro che dopo le chiusure del gap ha di nuovo assunto uno stampo bearish anche se tutt’altro che deciso. Il concetto di fondo è ancora quello per il quale è opportuno mantenere posizioni a leva contenuta e di impostazione di breve termine per gli strumenti più “delicati” quali i cambi euro, yen, Bund e i listini azionari per i quali ieri si è evinto un chiaro disallineamento Europa/Usa che andrà monitorato nella giornata di oggi al fine di comprendere se possa essere un tema ricorrente che vede l’azionario europeo in vendita e quello oltreoceano in acquisto in evidente dinamica risk off “parziale”. Ancora assolutamente opportuno (e diremmo intelligente) potrebbe essere dirigersi nel trading della sterlina, tecnica ed interessata da dati di rilievo questa mattina, e nelle commodities currencies con particolare attenzione verso il dollaro canadese che sta confermano l’ottima correlazione con il petrolio in forte discesa.
ANALISI EURODOLLARO
Gap di riapertura settimanale dunque già chiuso e vendite tecniche che nella giornata di ieri sono ripartite da 1,1090 salvo poi fallire nuovi minimi e dunque accompagnare nuove salite che tuttavia hanno trovato proprio in 1,1090 una resistenza di rilievo. Una mera analisi di price action suggerirebbe che il fallimento di nuovi minimum potrebbe condurre ad un aumento della pressione in acquisto verso le aree di resistenza, con “definitivi” sbocchi rialzisti a rottura di 1,1120 verso 1,1175 e le cui avvisaglie potrebbero provenire da riavvicinamenti proprio a 1,1090. Sotto 1,1010 il panorama bearish tornerebbe a schiarirsi in favore delle cruciali aree di minimo a partire da 1,0970.
ANALISI DOLLARO-YEN
Gap ricoperti anche sullo yen, con le vendite che ancora restano il tema dominante su questo cambio a dimostrazione (in parte) che la divisa nipponica continua a rappresentare la possibile destinataria di flussi di acquisto laddove scattassero ondate di risk off. L’analisi del prezzo su base daily ci conduce a privilegiare un quadro tecnico ribassista che potrà essere smentito con nuovi tentative di risalita sopra area 123,00/25. Decideremo dunque di lavorare in long sopra tale zona così come attenderemo dei breakout sotto 122,30 per tornare venditori verso le aree di minimo a 122 e 121,75. Complesso e non conveniente in ottica RR operare tra queste due zone.
ANALISI DOLLARO-STERLINA
Daily controverso quello del cable che ha esteso le vendite sotto le importanti aree a 12,5600/30, salvo ritrovarsi nuovamente al cospetto di livelli di supporti importanti come dimostrato dal livello dinamico tracciato dai mimimi di metà aprile passante proprio vicino alle attuali quotazioni a 1,5550. Venendo al breve possiamo ritenere più significativa la correzione ribassista vista ieri ad invalidazione delle confluenze grafiche su time frame orario e che dunque potrebbe aprire la strada verso ipotetici long sopra 1,5640 (in maniera più conservative sopra 1,5675) in direzione 1,5770. Attenderemo anche in tal caso per vendere sotto I supporti a 1,5540 verso area 1,5490 con chiaro segnale bearish in multiday che potrebbe fare estendere gli obiettivi verso 1,5420.
ANALISI DOLLARO AMERICANO - DOLLARO AUSTRALIANO
Ritracciamento, anche se non propriamente tecnico, quello dell’australiano dopo le clamorose discese dello scorso venerdì e la violazione di storiche aree di support a 0,7525/50. Interessante notare la correzione che nella notte appariva potesse risolversi al ribasso con il raggiungimento dei mimimi a 0,7450 con primi obiettivi a 0,74 e la possibilità di target a 0,7330 in multiday. Ora, ad una mera analisi di price action, tale scenario va però vagliato a rottura dei minimi stessi prima dei queli diviene difficile lavorare in short, quanto invece può esserci la possibilità di eventuali long sopra 0,7535 in direzione 0,7565; quest’ultimo livello di maggiore rilievo per riprese long degne di nota.