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Continua l’altalena sull’oro

L’oro continua a muoversi a settimane alterne, in un pattern che dura dal maggio scorso

di Redazione Soldionline 6 ago 2012 ore 14:20
Di Ben TraynorBullionVault

L’oro continua a muoversi a settimane alterne, in un pattern che dura dal maggio scorso.
Il fixing pomeridiano di venerdì è stato fissato a $1602 all’oncia, un calo settimanale dell’1%.
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Il fixing dell’argento di venerdì è stato invece $27.25, un calo dell’1,7% rispetto allo stesso dato della settimana scorsa.
Dopo un inizio di settimana tranquillo, l’oro è scivolato mercoledì dopo la pubblicazione dell’ADP Employment Report, che ha indicato un aumento dei posti di lavoro negli Stati Uniti maggiore rispetto alle aspettative. Nella giornata di mercoledì l’oro ha dovuto subire le pressioni causate dalla decisione della Federal Reserve di non implementare nuove misure di stimolo.

Giovedì gli sguardi di tutti erano rivolti alla Banca Centrale Europea e al presidente Mario Draghi. Draghi, però, non ha aggiunto dettagli utili alla promessa fatta la scorsa settimana che la BCE avrebbe “fatto quando necessario” per salvare l’Euro. L’oro è quindi sceso sotto i $1600 dollari all’oncia, mentre anche l’Euro andava in perdita contro il dollaro.
L’oro è caduto nuovamente mercoledì dopo che sono stati resi noti i dati relativi ai nonfarm payroll, rivelatisi migliori delle aspettative. La perdita è stata però ridotta, e di breve durata.

Sono momenti difficili per i responsabili delle politiche monetarie. Il panorama economico continua ad essere desolato, con i dati del settore manifatturiero che indicano ulteriore rallentamento in Cina e contrazione in Europa. La risposta più naturale sarebbe ulteriore stimolo monetario, ma sia la BCE che la FED devono affrontare correnti avverse. Alla BCE, Draghi farà il possibile per convincere la Bundesbank tedesca che politiche quali l’acquisto di bond sono necessarie e fanno parte del mandato della banca. Per quanto riguarda la Fed, Ben Bernanke preferirebbe non mostrarsi di parte annunciando nuove misure durante i due meeting che rimangono prima delle elezioni presidenziali di novembre.
Come sempre accade, dipende tutto dallo stato dell’economia. Alla fine dei conti, riteniamo che sia la BCE che la Fed faranno quanto ritengono necessario per evitare un collasso sistemico, che in Europa sembra al momento una minaccia sempre più reale.
    

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